The Palestine Chronicle ha parlato con tre superstiti di quel che è stato definito il “massacro della farina”, che ha provocato l’uccisione e il ferimento di quasi 1.000 palestinesi in attesa di aiuti umanitari.
“Siamo rimasti scioccati dagli spari dell’occupazione e dall’esecuzione di decine di persone, mentre eravamo in attesa degli aiuti alimentari”. Questo è ciò che ha riferito a The Palestine Chronicle Jihad Rajab, un sopravvissuto al “massacro della farina”.
Almeno 112 palestinesi sono stati uccisi e più di 750 feriti, giovedì 29 febbraio, quando le truppe israeliane hanno aperto il fuoco su centinaia di palestinesi in attesa di aiuti alimentari alla rotatoria di Nabulsi, nel distretto di Sheikh Ajleen, a sud-ovest di Gaza City.
“Aspettavamo i camion”
Rajab, insieme a suo cugino, si è recato alla rotatoria per aspettare i camion umanitari, nella speranza di riuscire finalmente a procurarsi un po’ di farina.
“Da oltre due mesi la mia famiglia non assaggia il pane”, ci racconta Rajab, “per questo abbiamo deciso di andare”.
Ahmed Hijazi, è morto per malnutrizione a causa della carestia nel nord della Striscia di Gaza, dove le organizzazioni internazionali non sono state in grado di fornire aiuti per oltre una settimana.#GazaFamine #Genocidio #ahmedhijazi #northgaza @CIJ_ICJ pic.twitter.com/CUveaPzL3q
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“I camion sarebbero dovuti arrivare mercoledì. Abbiamo aspettato tutto il giorno, ma non è arrivato nulla. Quindi abbiamo deciso tutti di dormire lì, e di continuare ad aspettare i camion”.
“Eravamo seduti sulla spiaggia, faceva molto freddo. Ma la fame è più forte di ogni altra cosa, migliaia di persone si sono radunate lì per procurarsi del cibo. Non c’è niente da mangiare a Gaza City, viviamo in condizioni davvero difficili”
“Non appena i camion sono entrati nell’area, le forze israeliane hanno iniziato a sparare con ferocia, provocando l’uccisione e il ferimento di decine di persone”, ha detto Rajab.
“L’occupazione non ci ha risparmiato, ci hanno sparato deliberatamente mentre aspettavamo il convoglio di aiuti”, ha aggiunto.
“L’occupazione ci ha ucciso due volte”
“Nonostante la vecchiaia, ero in fila dopo una notte molto fredda, come tutti i residenti di Gaza City”, ha detto Hajj Mahmoud Daghmash a The Palestine Chronicle.
“Aspettavamo da ore quando finalmente abbiamo avvistato i camion. Proprio in quel momento, l’occupazione israeliana ha aperto il fuoco contro di noi, colpi di arma da fuoco e colpi di artiglieria”, ha continuato Daghmash.
“La paura ha invaso i nostri cuori, la gente ha iniziato a correre ovunque. Non sapevamo dove nasconderci. Le urla dei feriti, delle donne e dei bambini si sentivano ovunque”.
“L’occupazione ci ha ucciso due volte”, spiega Daghmas: “La prima volta quando ha bombardato le nostre case, e poi facendoci morire di fame”.
“Sogniamo il pane” – Un appello urgente da Gaza Secondo OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari ,Gaza sta vivendo la peggiore crisi alimentare nel mondo.@UNOCHA_DRC @ocharomena @CIJ_ICJ #GazaCeasefireNow #GazaFamine #Genocidio pic.twitter.com/96mrgmOnEl
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“Posso sopportare la fame, ma i miei figli e la mia famiglia no, ed è estremamente doloroso non poter provvedere ai miei figli e alla mia famiglia. Tutte le persone presenti in quella fila speravano solo di tornare dalle loro famiglie con un sacco di farina. Invece, oltre 100 persone sono tornate come martiri e più di 800 ferite”.
Daghmas ha spiegato che dopo oltre un mese l’occupazione ha consentito l’ingresso dei camion, e ha classificato la zona di Sheikh Ajleen come unico corridoio per gli aiuti.
“Questo è un altro crimine di guerra commesso dall’occupazione contro civili innocenti nella Striscia di Gaza”, ha concluso.
“I bambini piangono per la fame”
Anche Yahya Salamia era tra i palestinesi in attesa dei camion umanitari a Gaza City. È particolarmente indignato per come Israele ha cercato di distorcere i fatti, dichiarando che i palestinesi rappresentavano una minaccia per i veicoli militari.
Nel nord di Gaza, i carri armati israeliani hanno sparato contro migliaia di palestinesi affamati che aspettavano l'arrivo degli aiuti alimentari. Il massacro, in Al-Rashid Street, ha causato l'uccisione di 104 persone e lasciato centinaia di persone gravemente ferite. pic.twitter.com/4WAGW5jGCa
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“Eravamo tutti civili, disarmati. Volevamo solo tornare dalle nostre famiglie con un sacco di farina e del cibo”,ha detto.
“Ben Gvir si è vantato del massacro e ha ringraziato i soldati. Questa è una prova più che evidente: l’occupazione continua a commettere un genocidio contro il popolo di Gaza”, ha continuato Salamia.
“L’occupazione cerca di negare l’accusa di genocidio davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, ma ogni giorno commette dozzine di crimini, si impegna con tutte le sue forze per sterminare la popolazione di Gaza e sfollarla dalle sue terre”.
Salamia ha anche detto che le telecamere hanno documentato parte del massacro, e che il filmato conferma che Israele abbia deliberatamente ucciso dei civili mentre cercavano di prendere farina dai camion.
“Sì, sono tornato sano e salvo dalla mia famiglia e sono scampato alla morte, ma non sono riuscito a tornare con del cibo per loro”.
“Nel mio cuore soffro per tutti coloro che sono stati martirizzati e feriti in questo massacro, ma sono anche profondamente addolorato per non aver potuto fornire cibo alla mia famiglia”.
Salamia ha chiesto al mondo di intervenire per fermare i crimini israeliani, e portare cibo alla popolazione di Gaza, soprattutto nel nord.
“La gente muore di fame ogni giorno, e la morte per fame è molto più dolorosa della morte per bombardamenti. Il pianto dei bambini che hanno fame non si ferma, e non abbiamo nulla da dargli. Salvate i nostri figli e fermate i crimini dell’occupazione contro di noi”.
Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.
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