Orrore sulla strada per Gaza – Perché i coloni ebrei attaccano i camion palestinesi

L'autista 35enne Ibrahim Al-Razem è riuscito a sfuggire alla morte nonostante l'aggressione di oltre un centinaio di coloni israeliani. (Foto: supplied)

By Fayha Shalash

Hanno rubato la merce, aggredito l’autista e poi bruciato il camion,  sotto lo sguardo vigile e sotto la protezione dell’esercito israeliano.

Coloni ebrei hanno ripetutamente bloccato i camion degli aiuti umanitari mentre viaggiavano dalla Cisgiordania occupata  verso la Striscia di Gaza,  assediata e devastata dal genocidio. 

I video circolati sui social media mostrano camion in fiamme vicino ai posti di blocco militari israeliani, i coloni che bloccano i camion degli aiuti e aggrediscono gli autisti palestinesi, oltre a lanciare le scatole dei rifornimenti a terra. 

I coloni non prendono di mira soltanto i camion degli aiuti umanitari diretti a Gaza, ma ogni veicolo palestinese in Cisgiordania, indipendentemente dalla sua destinazione.

Il Palestine Chronicle ha parlato con l’autista 35enne Ibrahim Al-Razem, che è riuscito a sfuggire alla morte: oltre un centinaio di coloni israeliani lo hanno attaccato mentre guidava il suo camion nella Cisgiordania settentrionale occupata.

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Hanno cercato di uccidermi

Al-Razem lavora nel trasporto merci  da sette anni, e giovedì scorso stava trasportando un carico di bevande analcoliche dalla città di Nablus alla città di Kafr Aqab, vicino Gerusalemme.

All’altezza dell’insediamento illegale di Kochav Hashahar, che si trova a est di Nablus, al-Razem è stato sorpreso da un gruppo di coloni che stava bloccando il percorso dei veicoli palestinesi lanciando contro di loro pietre.

“Ho provato a cambiare percorso, ma mi hanno subito circondato, e mi hanno interrogato sul carico”, ha detto Al-Razem. 

“Ho mostrato loro i documenti, i quali provano che si trattava di un carico interno per negozi della Cisgiordania. Sapevano che non stavo portando aiuti a Gaza, ma mi hanno chiesto se fossi palestinese e quindi hanno iniziato ad attaccarmi”.

L’attacco è avvenuto in presenza e sotto protezione dell’esercito israeliano che, secondo la testimonianza di Al-Razem, ha fatto finta di non essere in grado di fermare i coloni.

Al-Razem è riuscito a scappare allontanandosi ad alta velocità. I coloni lo hanno inseguito con i loro veicoli per più di sei chilometri.

“Quando sono arrivato nella zona di Mikhmas, a est di Ramallah, i coloni sono riusciti a intercettare il mio camion e costretto a fermarmi”, ha spiegato l’autista. 

“Il loro numero è aumentato, inizialmente erano in sei e poi  più di 120. Prima di inseguirmi avevano chiesto rinforzi all’insediamento di Kochav Hashahar”, ha spiegato.

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Aggressione brutale

L’aggressione è stata brutale, ha raccontato Al-Razem. 

“Volevano uccidermi. Milizie armate e organizzate che cercavano di uccidermi. Questo è quello che posso dire.”

Ha descritto come lo hanno aggredito con mani, piedi e manganelli di ferro sulla testa e sulla schiena, lanciandogli insulti osceni. Poi, i coloni hanno bruciato il camion di Al-Razem, dopo aver saccheggiato l’intero carico.

Quando l’attacco si è calmato, i soldati israeliani hanno invitato i coloni ad abbandonare la zona, senza nemmeno interrogarli.

Al-Razem è stato portato in ospedale, dove gli sono state diagnosticate due fratture al cranio, tre alla schiena, una frattura alla spalla e due alle costole, oltre a tagli profondi e contusioni.

Essendo un capofamiglia, deve  provvedere ai suoi quattro figli, ma il camionista avrà bisogno di diversi mesi per riprendersi prima di tornare al lavoro.

“Con tutto quello che mi è successo, ringrazio Dio di poter tornare vivo dai miei figli e dalla mia famiglia”, ha detto Al-Razem.

Non intende sporgere denuncia contro i coloni. I palestinesi sanno molto bene che sarebbe uno spreco di tempo e denaro perché i giudici israeliani non sanzionano i crimini dei coloni ebrei.

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Non si tratta di aiuti

L’esperto in questioni di insediamenti Jamal Jumaa ha spiegato al Palestine Chronicle che i coloni stanno usando il pretesto di bloccare gli aiuti a Gaza per colpire qualcosa di molto più profondo.

Secondo Jumaa, i coloni ebrei sanno benissimo che gli aiuti diretti alla Striscia di Gaza non passano per le strade della Cisgiordania, ma attraverso la Giordania.

​Ritiene che questi attacchi mirino a creare un nuovo paradigma, isolando ulteriormente i palestinesi tra aggressioni e intimidazioni.

“I coloni ebrei hanno sfollato con la forza 26 comunità beduine in Cisgiordania e hanno praticato regolarmente il terrorismo in tutte le sue forme senza supervisione e senza responsabilità”, ha sottolineato Jumaa. 

“Queste bande sono pienamente sostenute dal governo israeliano,  il Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich le ha finanziate dal punto di vista logistico, mentre il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir le ha armate di mitragliatrici”.

Jumaa descrive i coloni come bande organizzate che hanno fatto di tutto per terrorizzare i palestinesi pur di sfollarli. 

Ritiene che le milizie dei coloni vengano utilizzate per attuare il piano di annessione sul quale sta lavorando il governo israeliano, continuando a imporre un sistema di apartheid, che assedia la popolazione palestinese entro i confini dei suoi villaggi e città.

“Costringere i palestinesi a utilizzare strade secondarie strette e accidentate è una parte significativa di questo piano”, ha affermato. 

Le strade principali diventeranno troppo pericolose e i palestinesi non avranno alcuna protezione dagli attacchi dei coloni, quindi nessuno oserà usarle.

“Questo fa parte di un sistema chiaro, pianificato e strategico che mira a trasformare tutto in Cisgiordania in proprietà dei coloni”, ha sottolineato Jumaa.

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

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