Hatem al-Ghamri, il sindaco del campo profughi di Al Maghazi, nel centro di Gaza, è stato ucciso da un attacco aereo israeliano il 9 aprile. Era un ingegnere, amato da tutti.
L’ufficio stampa del Governo di Gaza ha denunciato “un crimine di guerra che contravviene alle leggi internazionali, le quali garantiscono immunità e protezione a figure civili”. Secondo l’ufficio, Al-Ghamri era a capo di un comitato di emergenza dedicato al mantenimento dell’ordine pubblico, e del controllo civile a Gaza.
Al-Ghamri è uno dei tanti ufficiali civili uccisi nel genocidio condotto da Israele contro la Striscia di Gaza assediata.
Il Palestine Chronicle ha parlato con i residenti del campo e con gli sfollati che attualmente vivono a Maghazi, per comprendere meglio le implicazioni delle azioni israeliane e le reazioni della popolazione civile.
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‘Aiutava tutti’
“Il Sindaco di Maghazi, l’ingegnere Hatem Al-Ghamri, è stato ucciso quando le forze di occupazione israeliane hanno bombardato un edificio civile, appartenente al comune”, spiega Mohammed Al-Ayedi al Palestine Chronicle.
“Fin dal primo giorno di guerra, il Sindaco ha lavorato per fornire servizi di soccorso a decine di migliaia di sfollati che cercavano rifugio al campo”, continua Al-Ayedi.
“Ha supervisionato direttamente il comitato centrale di emergenza del campo, e non ha mai smesso di lavorare diligentemente fino al giorno del suo martirio. Infatti, è stato ucciso mentre svolgeva la sua missione: fornire soccorso agli sfollati”. Secondo Al-Ayedi, Al-Ghamri era una delle persone più amate del campo.
“È stato scelto all’unanimità dai residenti alla guida del comune. Era sempre disponibile per tutti”, racconta.
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‘Lavorava senza sosta’
Il campo di Maghazi, insieme all’area a sud di Gaza, è stato dichiarato “zona sicura” dall’occupazione. Pertanto, migliaia di persone vi si sono riversate cercando rifugio dal mortale attacco israeliano.
“La nostra casa è stata bombardata durante i primi giorni di guerra, ma il Comune di Al-Maghazi, sotto la diretta supervisione del sindaco, ha lavorato per ospitarci in rifugi e ha fornito diversi servizi di soccorso”, riferisce Mohammed Abu Nasr al Palestine Chronicle.
“Al-Ghamri ha lavorato senza sosta per aiutare le persone durante questo massacro”.
“L’ho visto nelle zone bombardate, nei rifugi, l’ho visto supervisionare le riparazioni stradali, la manutenzione del sistema fognario e garantire l’approvvigionamento idrico ai cittadini con tutti i mezzi disponibili. Era un uomo rispettabile, e mancherà alla comunità”.
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‘Mancherà a tutti’
Um Ashraf Abu Awad è un residente del campo. Quando le forze di occupazione israeliane hanno invaso la regione centrale della Striscia, lei se ne è andata con la sua famiglia, diretta in un campo per sfollati a Rafah. Sono tornati un mese dopo, ma solo per scoprire che il campo di Al Maghazi era stato ormai devastato dalle forze israeliane.
“Siamo tornati in un’area che non riconoscevamo più”, spiega Abu Awad.
“Queste non sono le case in cui vivevamo, non sono queste le strade familiari che conoscevamo. L’occupazione ha completamente demolito intere strade. Il grado di distruzione del campo è indescrivibile”.
In mezzo quel caos e alla distruzione, tuttavia, una persona ha dato loro un barlume di speranza.
“Il sindaco era ovunque, in tutti i luoghi designati per aiutare gli sfollati nel campo di Al-Maghazi”, continua Abu Awad.
“Era un faro, un esempio di attività e vitalità, supervisionava i soccorsi giorno e notte. Stava vicino alle persone, le ascoltava, cercando di risolvere i loro problemi e tentando di provvedere alle loro necessità di base per vivere”.
Secondo Abu Awad, all’occupazione israeliana non piaceva l’affetto della gente verso il Sindaco di Al-Maghazi, come non piaceva che non avesse rinunciato alla sua missione di servire il popolo.
“Lo hanno bombardato mentre prestava aiuto agli sfollati nel campo. È un’altra vittima dell’attacco di Israele contro tutti gli operatori umanitari nella Striscia di Gaza”.
“Abbiamo perso più della metà delle case e delle infrastrutture nel campo di Al-Maghazi, ma un giorno le ricostruiremo. Invece, non possiamo compensare la perdita del nostro sindaco”.
“Mancherà moltissimo, tutti gli sfollati e i palestinesi nel campo sono in lutto”.
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Israele ha ucciso molti medici, infermieri, operatori della protezione civile, agenti di polizia, volontari per la distribuzione degli aiuti, con l’obiettivo di distruggere ogni aspetto della vita quotidiana e della ripresa a Gaza.
Secondo le Nazioni Unite, prima dell’omicidio dei sei internazionali, Israele aveva già ucciso 196 operatori umanitari.
Secondo un rapporto del 4 aprile di Euro-Med Human Rights Monitor, Israele ha ucciso 41 agenti di polizia mentre lavoravano con volontari dei vari clan di Gaza per aiutare l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, UNRWA, a distribuire aiuti umanitari. Anche gli stessi membri dei clan sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani.
Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.
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