Complicità nel genocidio: chi ha fornito a Israele l’arma del delitto?

Gli Stati Uniti continuano a fornire armi a Israele. (Immagine: Palestine Chronicle)

By Ramzy Baroud

Sebbene molti dei tradizionali alleati di Israele in Occidente stiano apertamente ripudiando quanto accade a Gaza, le armi provenienti da vari paesi occidentali, e non occidentali, continuano a fluire.

Dall’inizio dell’attacco israeliano contro la Striscia di Gaza sono state uccise oltre 9.000 donne palestinesi. Le madri rappresentano la quota maggiore tra gli omicidi israeliani, con una media di 37 madri al giorno dal 7 ottobre.

I numeri sopra riportati, dal Ministero della Sanità a Gaza e dalla Mezzaluna Rossa, raccontano solo una parte della sofferenza vissuta da 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia.

Non esiste un singolo segmento della società palestinese che non abbia pagato un prezzo altissimo in questa guerra, anche se le donne e i bambini sono quelli che hanno sofferto di più, poiché costituiscono oltre il 70% di tutte le vittime del genocidio israeliano in corso.

È vero che queste donne, e i loro figli, vengono uccisi per mano dei soldati israeliani, ma sono assassinati tramite le armi fornite dagli Stati Uniti.

Ora, però, ci viene detto che il mondo si sta finalmente rivoltando contro Israele, e che l’approvazione dell’Occidente a Tel Aviv affinché continui i suoi massacri quotidiani, potrebbe presto trasformarsi in un distanziamento collettivo.

Questa considerazione è stata espressa il 23 marzo della rivista Economist. La copertina mostrava una bandiera israeliana sbrindellata, appesa a un bastone, piantata in una terra arida e polverosa. L’immagine era accompagnata dal titolo “Israel Alone”.

L’immagine, indubbiamente espressiva, è un segno dei tempi. La profondità diventa ancora più evidente se paragonata a un’altra copertina, della stessa rivista, pubblicata subito dopo che l’esercito israeliano aveva conquistato immensi territori arabi nella guerra del giugno 1967. 

“Ce l’hanno fatta”, recitava allora il titolo. Sullo sfondo era raffigurato un carro armato militare israeliano, a illustrare il trionfo finanziato dall’Occidente. Tra i due titoli molto è cambiato, nel mondo e in Medio Oriente. Ma dichiarare che Israele ormai è solo non è del tutto esatto, almeno non ancora.

Sebbene molti dei tradizionali alleati di Israele in Occidente stiano apertamente ripudiando quanto accade a Gaza, le armi provenienti da vari paesi occidentali, e non occidentali, continuano a fluire, alimentando la macchina da guerra che, a sua volta, continua a mietere sempre più vite palestinesi.

Questo ci porta alla domanda: Israele è davvero solo quando i suoi aeroporti e porti marittimi sono più indaffarati che mai a ricevere massicce spedizioni di armi, provenienti da tutte le direzioni? Niente affatto.

Quasi ogni volta che un paese occidentale annuncia di aver sospeso le esportazioni di armi verso Israele, poco dopo appare un titolo di giornale che dichiara il contrario. E’ successo ripetutamente.

L’anno scorso Roma aveva dichiarato che avrebbe bloccato tutte le vendite di armi a Israele, dando la falsa speranza che alcuni paesi occidentali stessero finalmente sperimentando una sorta di risveglio morale.

Invece, il 14 marzo, Reuters aveva citato il Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto: aveva affermato che le spedizioni di armi a Israele stavano continuando, basandosi su una logica inconsistente, secondo la quale gli accordi precedentemente firmati dovevano essere “onorati”.

Un altro paese che sta “onorando” impegni precedenti è il Canada, che il 19 maggio, a seguito di una mozione parlamentare, aveva annunciato la sospensione di esportazioni di armi.

I festeggiamenti, tra coloro che invocavano la fine del genocidio a Gaza, erano appena iniziati quando, il giorno dopo, Ottawa ha ribaltato la decisione, annunciando che anche loro avrebbero onorato gli impegni precedenti.

Questo dimostra che alcuni paesi occidentali, che continuano a impartire al resto del mondo la loro saggezza non richiesta sui diritti umani, i diritti delle donne e la democrazia, non hanno un genuino rispetto per nessuno dei suddetti valori.

Il Canada e l’Italia non sono i maggiori sostenitori militari di Israele. Gli Stati Uniti e la Germania lo sono. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, nel decennio tra il 2013 e il 2022, Israele ha ricevuto il 68% delle sue armi dagli Stati Uniti e il 28% dalla Germania.

I tedeschi rimangono imperturbabili, anche se il 5% della popolazione totale di Gaza è stata uccisa, ferita o dispersa a causa di Israele.

Il sostegno americano a Israele è decisamente maggiore, sebbene l’amministrazione Biden stia ancora dicendo al suo elettorato, nel quale la maggioranza vuole che la guerra finisca, che il Presidente sta facendo del suo meglio per spingere Israele a porre fine all’attacco.

Sebbene dal 7 ottobre siano state annunciate pubblicamente solo due vendite militari, approvate per Israele, entrambe le spedizioni rappresentano soltanto il 2% del totale di armi statunitensi inviate a Israele.

La notizia è stata rivelata dal Washington Post il 6 marzo. È stata pubblicata in un momento in cui i media statunitensi riportavano la crescente spaccatura tra il Presidente americano Joe Biden, e il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

“Si tratta di un numero straordinario di vendite, nell’arco di un periodo di tempo piuttosto breve”, ha detto al Post un ex funzionario senior dell’amministrazione Biden.  Jeremy Konyndyk è giunto all’ovvia conclusione che “la campagna israeliana non sarebbe sostenibile senza questo livello di aiuto da parte degli Stati Uniti”.

Per decenni, il sostegno militare degli Stati Uniti a Israele è stato il più alto al mondo. A partire dal 2016, il sostegno incondizionato è aumentato esponenzialmente durante l’amministrazione Obama, fino a raggiungere i 3,8 miliardi di dollari all’anno.

Subito dopo il 7 ottobre, le spedizioni di armi verso Israele hanno raggiunto livelli senza precedenti. Includevano una bomba da 2.000 libbre, nota come 5.000 munizioni MK-84. Israele ha utilizzato questa bomba per uccidere centinaia di palestinesi innocenti.

Sebbene Washington spesso affermi di indagare sull’uso delle sue armi da parte di Israele, si è scoperto, secondo il Washington Post, che Biden sapeva fin troppo bene che “Israele sta bombardando regolarmente edifici, senza informazioni solide in grado di dimostrare che siano obiettivi militari legittimi”.

In un certo senso, Israele “si isola da solo”, perché il suo comportamento è rifiutato dalla maggior parte dei paesi e dei popoli del mondo. Ma non è certo solo quando i suoi crimini di guerra vengono eseguiti con il sostegno e le armi occidentali.

Per fare in modo che il genocidio israeliano a Gaza termini, anche tutti coloro che continuano a supportare il massacro devono essere ritenuti  responsabili.

 

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

- Ramzy Baroud is a journalist and the Editor of The Palestine Chronicle. He is the author of six books. His latest book, co-edited with Ilan Pappé, is “Our Vision for Liberation: Engaged Palestinian Leaders and Intellectuals Speak out”. Dr. Baroud is a Non-resident Senior Research Fellow at the Center for Islam and Global Affairs (CIGA). His website is www.ramzybaroud.net

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