Il Sudafrica chiede alla Corte internazionale di giustizia di ordinare il ritiro di Israele da Rafah

Il caso del Sud Africa contro Israele si è svolto all'Aia. (Immagine Palestine Chronicle)

By Redazione Palestine Chronicle

Martedì l’esercito israeliano ha preso d’assalto, e occupato, il lato palestinese del valico di Rafah, chiudendo l’unica porta dei palestinesi verso l’Egitto e il mondo.

Il Sudafrica ha presentato venerdì una “richiesta urgente” alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) per ulteriori misure nel contesto degli attacchi israeliani contro Gaza, in particolare nella città di Rafah, dove si stanno rifugiando oltre 1,4 milioni di palestinesi.

“Nella sua nuova richiesta, il Sudafrica afferma che le misure provvisorie precedentemente indicate dalla Corte non sono in grado di ‘affrontare pienamente’ le mutate circostanze e i nuovi fatti su cui la sua richiesta si fonda”, ha affermato la Corte Internazionale di Giustizia in una dichiarazione.

Martedì l’esercito israeliano ha preso d’assalto, e occupato, il lato palestinese del valico di Rafah, chiudendo l’unica porta dei palestinesi verso l’Egitto e il mondo.

“Il Sudafrica chiede alla Corte di indicare ulteriori misure provvisorie e di modificare le precedenti”, ha aggiunto.

“La situazione causata dall’assalto israeliano a Rafah, e il rischio estremo che rappresenta per le forniture umanitarie e i servizi di base a Gaza, per la sopravvivenza del sistema medico palestinese e per la sopravvivenza stessa dei palestinesi come gruppo , non è solo un inasprimento della situazione attuale, ma origina nuove circostanze che stanno causando un danno irreparabile ai diritti del popolo palestinese a Gaza”, ha affermato il Sudafrica nella sua richiesta, secondo l’ICJ.

Costole rotte: Cosa succede davvero durante gli airdrop umanitari a Gaza

Il Sudafrica ha portato Israele davanti alla Corte Internazionale di Giustizia alla fine del 2023, con l’accusa di genocidio.

Una sentenza provvisoria, a gennaio, riteneva “plausibile” che Tel Aviv stesse commettendo un genocidio nell’enclave costiera, e aveva ordinato a Tel Aviv di fermare tali atti, adottando misure per garantire la fornitura di assistenza umanitaria ai civili.

Il 6 marzo, il Sudafrica ha presentato ancora una volta una richiesta urgente alla ICJ, affinché le misure provvisorie ordinate dalla Corte il 26 gennaio venissero rafforzate per prevenire una catastrofica carestia nella Striscia assediata.

L’applicazione urgente è stata resa necessaria dalla fame diffusa a Gaza, che ha causato la morte di almeno 15 bambini solo nella scorsa settimana, anche se i numeri reali sono ritenuti molto più alti”, ha affermato la presidenza sudafricana in una nota.

Gli esperti delle Nazioni Unite avvertono che “il numero di morti aumenterà in modo esponenziale a meno che le attività militari non vengano interrotte e il blocco non venga revocato”.

Nella sua nuova richiesta, ha affermato l’ICJ, il Sud Africa ha affermato di essere “costretto a ritornare davanti alla Corte alla luce dei nuovi fatti e cambiamenti della situazione a Gaza – in particolare la di fame diffusa – causati dalle continue e vergognose violazioni della Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Crimine di Genocidio, da parte dello Stato di Israele, e il perdurare delle manifeste violazioni dei provvedimenti cautelari indicati da questa Corte in data 26 gennaio 2024”.

Ha chiesto alla Corte di indicare ulteriori misure provvisorie e/o di modificare le misure provvisorie indicate nell’ordinanza del 26 gennaio 202 “al fine di garantire urgentemente la sicurezza e l’incolumità di 2,3 milioni di palestinesi a Gaza, tra cui oltre un milione di bambini”, ha affermato la Corte.

Caso di genocidio

Il 29 dicembre 2023, il Sudafrica si è rivolto alla ICJ chiedendo un ordine per impedire a Israele di commettere un genocidio contro il popolo palestinese.

Il 26 gennaio 2024, la Corte ha stabilito che la richiesta del Sud Africa soddisfaceva gli standard di plausibilità e, su richiesta del Sud Africa, aveva ordinato a Israele, tra l’altro, di intraprendere azioni per prevenire e punire il genocidio, l’incitamento al genocidio e per consentire l’immediata fornitura di servizi di base e di assistenza umanitaria alla Striscia assediata.

Queste “misure provvisorie” sono state emesse dalla Corte per prevenire danni irreparabili e irreversibili ai diritti dei palestinesi, in attesa della decisione finale della Corte sul caso.

“Israele non ha rispettato l’ordine vincolante della Corte, ma ha invece intensificato i suoi atti genocidi contro il popolo palestinese”, ha affermato la Presidenza.

Genocidio di Gaza

Attualmente sotto processo davanti alla Corte Internazionale di Giustizia per genocidio contro i palestinesi, Israele sta conducendo un massacro devastante contro Gaza dal 7 ottobre.

Genocidio di Gaza: l’abissale fallimento morale dell’Occidente.

Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, 34.971 palestinesi sono stati uccisi e 78.641 feriti nel genocidio in corso a Gaza.

Inoltre, almeno 7.000 persone risultano disperse, presumibilmente morte sotto le macerie delle loro case in tutta la Striscia. Organizzazioni palestinesi e internazionali affermano che la maggior parte delle persone uccise e ferite sono donne e bambini.

La guerra israeliana ha provocato una grave carestia, soprattutto nel nord di Gaza, e la morte di molti palestinesi, soprattutto bambini.

L’aggressione israeliana ha provocato lo sfollamento forzato di quasi due milioni di persone, provenienti da tutta la Striscia di Gaza, la stragrande maggioranza degli sfollati sono stati costretti a rifugiarsi nella città meridionale di Rafah, vicino al confine con l’Egitto, causando il più grande esodo di massa dalla Nakba del 1948.

Israele afferma che 1.200 soldati e civili sono stati uccisi durante l’operazione Al-Aqsa del 7 ottobre. I media israeliani hanno pubblicato, tuttavia, diversi rapporti i quali suggeriscono che molti israeliani sono stati uccisi quel giorno dal “fuoco amico”.

 

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

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