“Partigiani” palestinesi – L’Italia arresta attivisti accusandoli di “terrorismo”

L'attivista palestinese Anan Yaeesh. (Foto: via social media)

By Dalia Ismail

Tre cittadini palestinesi sono stati arrestati nella città italiana dell’Aquila, con l’accusa di terrorismo.

L’11 marzo, due cittadini palestinesi, Ali Saji Ribhi Irar e Mansour Doghmosh, sono stati arrestati nella città italiana dell’Aquila, come riferito lunedì dai media italiani.

Gli arresti sono avvenuti il ​​giorno prima dell’udienza presso il tribunale dell’Aquila riguardo l’estradizione di Anan Yaeesh, un altro cittadino palestinese, anch’egli arrestato nella stessa città lo scorso gennaio.

Il caso di Anan Yaeesh

Il 29 gennaio, Yaeesh, originario della città palestinese di Tulkarem, nella Cisgiordania occupata, è stato arrestato con l’accusa di “terrorismo”, in seguito a una richiesta di estradizione da parte delle autorità israeliane, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa italiana ANSA.

Poche settimane dopo il suo arresto, l’11 marzo, Yaeesh, insieme agli altri due palestinesi detenuti, sono stati accusati di terrorismo, e di far parte di una cellula che avrebbe pianificato attacchi contro obiettivi militari e civili israeliani.

“24 ore dopo la decisione di estradizione in Israele, Anan Yaeesh si ritrova coinvolto in un’indagine per terrorismo della DDA dell’Aquila (Direzione Distrettuale Antimafia italiana) costruita grazie ad elementi forniti dagli investigatori di Tel Aviv”, ha scritto il quotidiano italiano ‘Il Manifesto’, aggiungendo che a lui “si sono uniti altri due palestinesi: Ali Saji Rabhi Irar e Mansour Doghmosh”.

Un partigiano palestinese

Yaeesh è arrivato in Italia nel 2017, dove ha ottenuto dopo due anni un regolare permesso di soggiorno per protezione speciale, come riferito dal suo avvocato, Flavio Rossi Albertini.

Albertini ha spiegato che, durante la Seconda Intifada palestinese, nel 2006, Yaeesh, all’epoca solo un adolescente, ha scontato una pena di quattro anni nelle carceri israeliane come detenuto politico.

Inoltre, è stato arrestato dalle autorità giordane durante una visita nel paese nel 2023, e presumibilmente minacciato di estradizione in Israele. Dopo diversi mesi di detenzione in Giordania, Yaeesh è stato rilasciato, ed è riuscito a tornare in Italia lo scorso novembre.

Le accuse specifiche contro Yaeesh rimangono poco chiare. Tuttavia, il suo avvocato ha sottolineato che sia il diritto penale internazionale che quello italiano, prevedono disposizioni per impedire l’estradizione di individui in paesi dove viene praticata la tortura, o dove i diritti dei detenuti non sono rispettati, una circostanza sempre stata pertinente riguardo Israele.

In una conferenza stampa del 16 febbraio, Rossi Albertini ha inoltre spiegato che Yaeesh è rimasto ferito dalle forze di occupazione israeliane nel 2006, mentre prendeva parte alla difesa del suo campo profughi a Tulkarem. L’avvocato italiano ha paragonato le azioni di Yaeesh durante l’Intifada a quelle dei partigiani italiani, combattenti contro nazisti e fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il 27 febbraio la difesa di Yaeesh ha presentato alla Corte d’Appello dell’Aquila una richiesta di revoca della “misura cautelare” al fine di scongiurare il rischio di sottoporre il detenuto a trattamenti inumani.

Anche il gruppo internazionale per i diritti umani Amnesty International supporta il caso di Yaeesh. In una lettera, inviata lunedì al Ministro della Giustizia italiano Carlo Nordio, il gruppo per i diritti umani ha affermato:

“Amnesty International ritiene che, a causa della sistematica tortura e altri maltrattamenti nei confronti dei palestinesi, condannati o in attesa di processo, nelle carceri israeliane, Anan Yaeesh rischia di essere torturato o sottoposto ad altri maltrattamenti se venisse estradato”.

Nuovi arresti

Gli altri due palestinesi, Irar e Doghmosh, arrestati l’11 marzo, sono stati accusati dal giudice distrettuale dell’Aquila di collaborare con il “Gruppo delle Brigate Tulkarem”, facenti parte delle “Brigate dei Martiri di Al-Aqsa”, ala militare del movimento palestinese Al Fatah.

Le Brigate sono classificate come “organizzazione terroristica” dall’Unione Europea (UE).

Riporta il quotidiano ‘Il Manifesto’: “Hanno obiettivi terroristici volti ad organizzare attentati suicidi, anche mediante l’uso di autobombe, nel territorio israelo-palestinese, in Cisgiordania, della città di Tulkarem, a danno di obiettivi civili e militari israeliani”, come scritto dal gip.

Secondo quanto affermato dal giudice dell’Aquila, Yaeesh avrebbe un ruolo centrale e organizzativo all’interno di questo gruppo, indicato da alcune chat su Telegram. Secondo quanto riferito, l’ordinanza del giudice ha evidenziato i legami di Yaeesh con Mounir Al-Maqdah, ritenuto un leader delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, e si sostiene ricopra un alto rango all’interno del movimento Fatah.

Il giudice ha, inoltre, affermato che Yaeesh e i suoi associati avrebbero meticolosamente pianificato materiale di propaganda, inclusi video, ampiamente diffusi sui social media, con combattenti palestinesi impegnati in esercitazioni di addestramento militare, e che dimostrerebbero l’utilizzo di armi da fuoco. 

Gli attivisti filopalestinesi si sono riuniti in diverse città italiane per protestare contro l’estradizione di Yaeehs. Si teme che tale azione, portata avanti dal governo italiano per conto dello Stato di Israele, possa costituire un precedente non solo per l’Italia, ma anche per gli altri paesi membri dell’UE.

La Corte di Appello di L’Aquila, riunitasi in udienza ieri, ha emesso oggi una decisione cruciale, dichiarando Anan Yaeesh inestradabile. I magistrati hanno indicato come motivo principale il rischio che Yaeesh, se estradato in Israele, possa subire trattamenti disumani o crudeli, violando così i suoi diritti umani. Questa decisione, sebbene positiva per il ragazzo, non porta però alla sua immediata liberazione: Yaeesh rimane in custodia a causa di un’altra ordinanza legata a un’indagine delle autorità italiane che coinvolge anche Ali Saji Ribhi Irar e Mansour Doghmosh.

“Le istanze si spostano dalla scongiurata estradizione verso un livello più nettamente politico, pertanto sarà indispensabile mantenere alta l’attenzione sul caso. Andremo avanti senza accontentarci di questa prima vittoria”, scrive il comitato “FreeAnan”, composto dalle realtà italiane che si sono unite per fare pressione e chiedere la liberazione del ragazzo palestinese, sulla sua pagina Instagram.

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

- Dalia Ismail è laureata in scienze politiche e relazioni internazionali. Da anni si occupa di sensibilizzare su alcune tematiche politiche e sociali. Ha contribuito questo articolo al Palestine Chronicle Italia.

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