La paralisi della ICC: Perché Karim Khan volta le spalle alla Palestina?

(Image: Palestine Chronicle)

By Nurah Tape

Durante la sessione annuale dell’Assemblea degli Stati della Corte Penale Internazionale, in corso a New York, un caso chiave per il Procuratore Capo Karim Khan, è quello della Palestina occupata.

Il 17 novembre, l’ufficio di Khan ha ricevuto una segnalazione riguardo la situazione in Palestina da cinque paesi membri della Corte penale internazionale, tra cui Sud Africa, Bolivia e Gibuti.

È stato chiamato a indagare sull’assalto israeliano contro la Striscia di Gaza attraverso il meccanismo di referral. Il presidente del Sud Africa Cyril Ramaphosa, ha affermato “Riteniamo che lì si stiano commettendo crimini di guerra”.

Prima visita ufficiale

Khan ha recentemente visitato Israele su richiesta di famiglie e amici dei cittadini israeliani che sono rimasti uccisi, o fatti prigionieri, dal movimento di resistenza Hamas il 7 ottobre. Li ha incontrati durante la visita.

Alcuni attivisti palestinesi, tuttavia, si sono rifiutati di incontrarlo, e Ammar Al-Dwaik, direttore generale della Commissione indipendente per i diritti umani (ICHR), avrebbe detto che “Come organizzazioni palestinesi per i diritti umani, abbiamo deciso di non incontrarlo”, citando quel che consideravano un trattamento impari tra casi israeliani e palestinesi.

“Penso che il procedimento con cui è stata gestita questa visita, dimostra che il signor Khan non sta conducendo il suo lavoro in modo indipendente e professionale.”

Sebbene l’indagine della Corte penale internazionale sulla situazione nella Palestina occupata sia iniziata nel 2021, questa è stata la prima visita ufficiale di Khan nella Cisgiordania occupata e in Israele.

Ha incontrato funzionari palestinesi a Ramallah, tra cui il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, nonché famiglie palestinesi vittime dell’occupazione israeliana.

Eman Nafi,  moglie del prigioniero palestinese che ha scontato più tempo nelle carceri israeliane, ha espresso frustrazione dopo la sua visita. 

Secondo quanto riferito, ha raccontato ad Al Jazeera che “La gente si è arrabbiata, dicendogli chiaramente: “Vieni ad ascoltarci per dieci minuti?” Come possiamo raccontare le nostre storie in dieci minuti?”

Inoltre, pare che Nafi abbia anche dichiarato: “Una delle donne insieme a noi era di Gaza. Ha perso 30 membri della sua famiglia nell’attacco in corso. E’ stata lei a gridare: ‘Come possiamo spiegarlo in dieci minuti?’”

Doppi standard

Il rapporto di Al Jazeera afferma “I palestinesi temono che stia applicando un doppio standard, concentrando l’attenzione esclusivamente su Hamas e ignorando i gravi crimini che Israele ha perpetrato in questi due mesi di attacco mortale”.

Secondo quanto riferito, in molti sono rimasti delusi dal fatto che Khan abbia accettato l’invito a visitare comunità e aree israeliane prese di mira da Hamas il 7 ottobre, “mentre ha rifiutato l’offerta, da parte dei palestinesi, di visitare le centinaia di insediamenti israeliani illegali, checkpoints e campi profughi nella Cisgiordania occupata”.

Durante la sua visita, durata tre giorni, pare che Israele non abbia dato il permesso a Khan di entrare a Gaza, dove più di 18.000 palestinesi sono stati uccisi dall’attacco israeliano dal 7 ottobre a oggi, secondo i dati forniti dal Ministero della Sanità di Gaza.

Khan, in una dichiarazione scritta rilasciata dopo la sua visita, ha affermato di aver assistito a “scene di calcolata crudeltà” nei luoghi dell’operazione di Hamas del 7 ottobre.

“Gli attacchi contro civili israeliani innocenti del 7 ottobre rappresentano alcuni dei crimini internazionali più gravi, sconvolgono la coscienza dell’umanità, sono crimini per i quali la Corte penale internazionale è stata istituita e che deve affrontare”, ha affermato.

Khan ha anche detto di “aver parlato con le famiglie delle vittime palestinesi. Sono grato di aver potuto ascoltare resoconti personali delle loro esperienze a Gaza, e in Cisgiordania. Non dobbiamo diventare insensibili di fronte a una tale sofferenza”.

Ma la dichiarazione di Khan ha fatto infuriare i palestinesi incontrati velocemente a Ramallah.

Nafi ha dichiarato ad Al Jazeera  “Ci ha reso davvero infelici quel che ha scritto dopo la visita.

Non dovrebbe tracciare un’equivalenza tra la vittima e i suoi assassini. Volevamo che dicesse agli israeliani di fermare quel che stanno facendo ai detenuti, e di (fermare) quel che stanno facendo a Gaza”.

Il solido sistema israeliano

In relazione a Gaza, Khan ha detto: “Nonostante le continue violazioni del diritto umanitario internazionale da parte di Hamas, e di altri gruppi armati nella Striscia di Gaza, il modo in cui Israele risponde agli attacchi è soggetto a parametri legali che governano i conflitti armati”.

Aggiungendo poi: “Il diritto internazionale umanitario deve ancora essere applicato, l’esercito israeliano conosce la legge che deve essere imposta”.

Khan ha inoltre affermato che “Israele ha formato avvocati che consigliano i comandanti, e ha un solido sistema inteso a garantire il rispetto del diritto umanitario internazionale”.

Riguardo la situazione umanitaria a Gaza, ha dichiarato “I civili devono avere accesso al cibo, all’acqua e alle forniture mediche di cui hanno disperatamente bisogno, senza indugio”

Ha espresso “profonda preoccupazione” anche per l’aumento degli attacchi contro i palestinesi da parte dei coloni in Cisgiordania, dichirando:

“Ritengo che nessun israeliano armato di un’ideologia estrema e di una pistola, può sentirsi libero di agire impunemente contro i civili palestinesi”.

La “visione selettiva” di Khan

L’Euro-Med Human Rights Monitor, con sede a Ginevra, ha espresso sgomento per la “incapacità di Khan di intraprendere qualsiasi azione pratica riguardo alla situazione nei territori palestinesi occupati, in particolare nella Striscia di Gaza. Sembra essere un caso di chiari doppi standard e possibile subordinazione politica”.

Euro-Med Monitor ha inoltre affermato che “alla luce del livello straordinariamente alto di documentazione, senza precedenti nella storia, delle guerre israeliane contro Gaza, e che corrisponde alla definizione di genocidio in corso secondo il diritto internazionale, la visione selettiva di Khan è un vergognoso affronto alla giustizia”.

Human Rights Watch, nel frattempo, ha detto,

 “Solo pochi paesi membri della Corte Penale Internazionale hanno assunto il loro ruolo di responsabilità nei riguardi della situazione palestinese”.

Questo, ha affermato l’organizzazione, è in contrasto con le risposte di molti governi all’invasione su vasta scala dell’Ucraina, da parte della Russia, nel febbraio 2022.

“Ciò porta alla percezione di doppi standard riguardo il sostegno governativo alla giustizia internazionale, mettendo a rischio la legittimità della Corte penale internazionale”, ha aggiunto in una dichiarazione sul sito web di HRW.

A novembre, il governo sudafricano ha chiesto alla Corte Penale Internazionale di emettere un mandato di arresto nei confronti del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, affermando che in caso contrario si sarebbe evidenziato un “fallimento totale” dell’esercizio di autorità globale.

Secondo quanto riferito, l’esperta di legge e studiosa palestinese Diana Battu ha dichiarato ad Al Jazeera che “La Corte Penale Internazionale è diventata un tribunale politico che è riuscito a formulare atti di accusa contro (Vladimir) Putin”.

Ma dopo settimane di “quel che è presumibilmente il peggior disastro causato dall’uomo (a Gaza) il procuratore capo è rimasto in silenzio, e va in visita solo su richiesta di Israele”.

Ha citato la decisione di Khan di incriminare il presidente russo per crimini di guerra, commessi durante l’invasione dell’Ucraina, aggiunge il rapporto.

Khan ha espresso la “speranza” che la sua visita “rappresenti la prima, ma non l’ultima, sia in Israele che in Palestina”.

“In questo momento di significativa turbolenza, la legge è necessaria, più che mai. Desidero sottolineare che stiamo lavorando intensamente per garantire che la legge venga rispettata da tutti”, ha concluso.

L’Assemblea degli Stati parti dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, terrà la ventiduesima sessione presso la sede delle Nazioni Unite a New York, dal 4 al 14 dicembre 2023.

Durante l’incontro l’Assemblea eleggerà, tra l’altro, il nuovo Presidente dell’Assemblea per le sessioni dalla ventitreesima alla venticinquesima, sei nuovi giudici e sei membri della Commissione Bilancio e Finanze.

 Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

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