
By Ramzy Baroud
Il fatto che gli autoproclamati custodi dell’ordine post-Seconda Guerra Mondiale siano le stesse entità che stanno violando in modo violento e sfrontato ogni legge internazionale e umanitaria è sufficiente per alterare in modo fondamentale il nostro rapporto con il “nuovo ordine basato su regole” promosso dall’Occidente.
Le conseguenze del genocidio israeliano a Gaza saranno disastrose. Un evento di questo grado di barbarie, sostenuto da un complotto internazionale fatto di inerzia morale e silenzio, non sarà relegato alla storia come un semplice “conflitto” o una mera tragedia.
Il genocidio di Gaza è un catalizzatore per importanti eventi a venire. Israele e i suoi benefattori sono pienamente consapevoli di questa realtà storica. È proprio per questo che il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sta correndo contro il tempo, cercando disperatamente di garantire che il suo paese rimanga rilevante, se non in piedi, nell’era che verrà. Persegue questo obiettivo attraverso l’espansione territoriale in Siria, una aggressione implacabile contro il Libano e, naturalmente, il desiderio di annettere tutti i territori palestinesi occupati.
Ma la storia non può essere controllata con tale precisione. Per quanto possa credersi astuto, Netanyahu ha già perso la capacità di influenzare l’esito. Non è stato in grado di stabilire un’agenda chiara a Gaza, né tanto meno di raggiungere obiettivi strategici in un’area di 365 chilometri quadrati fatta di cemento e ceneri. I Gazawi hanno dimostrato che la collettiva sumud (resilienza) può sconfiggere uno degli eserciti moderni meglio equipaggiati.
In effetti, la storia stessa ci ha insegnato che i cambiamenti di grande portata sono inevitabili. La vera tristezza è che questo cambiamento non sta avvenendo abbastanza rapidamente da salvare una popolazione affamata, e il crescente sentimento pro-palestinese non si sta espandendo al ritmo necessario per ottenere un esito politico decisivo.
La nostra fiducia in questo inevitabile cambiamento è radicata nella storia. La Prima Guerra Mondiale non fu solo una “Grande Guerra”, ma un evento catastrofico che frantumò completamente l’ordine geopolitico del suo tempo. Quattro imperi furono fondamentalmente rimescolati; alcuni, come l’Austro-Ungarico e l’Ottomano, furono cancellati dall’esistenza.
Il nuovo ordine mondiale risultante dalla Prima Guerra Mondiale fu di breve durata. Il sistema internazionale moderno che abbiamo oggi è un diretto risultato della Seconda Guerra Mondiale. Questo include le Nazioni Unite e tutte le nuove istituzioni economiche, legali e politiche centrate sull’Occidente che furono forgiate dall’Accordo di Bretton Woods nel 1944. Questo include la Banca Mondiale, il FMI e, infine, la NATO, seminando così i semi di ulteriori conflitti globali.
La caduta del Muro di Berlino fu annunciata come l’evento unico e determinante che avrebbe risolto i conflitti persistenti della lotta geopolitica post-Seconda Guerra Mondiale, inaugurando, presumibilmente, un nuovo e permanente riallineamento globale, o, per alcuni, la “fine della storia”.
La storia, tuttavia, aveva altri piani. Neppure gli orribili attacchi dell’11 settembre e le successive guerre guidate dagli Stati Uniti riuscirono a reinventare l’ordine globale in un modo che fosse coerente con gli interessi e le priorità degli Stati Uniti e dell’Occidente.
Gaza è infinitamente piccola se giudicata dalla sua geografia, dal suo valore economico o dalla sua importanza politica. Eppure, si è dimostrata l’evento globale più significativo nel definire la coscienza politica di questa generazione.
Il fatto che gli autoproclamati custodi dell’ordine post-Seconda Guerra Mondiale siano le stesse entità che stanno violando in modo violento e sfrontato ogni legge internazionale e umanitaria è sufficiente per alterare in modo fondamentale il nostro rapporto con il “nuovo ordine basato su regole” promosso dall’Occidente.
Ciò potrebbe non sembrare significativo ora, ma avrà profonde conseguenze a lungo termine. Ha in gran parte compromesso e, di fatto, delegittimato l’autorità morale imposta, spesso con la violenza, dall’Occidente sul resto del mondo per decenni, specialmente nel Sud del mondo.
Questa auto-delegittimazione avrà un impatto anche sull’idea stessa di democrazia, che è stata sotto assedio in molti paesi, incluse le democrazie occidentali. Ciò è del tutto naturale, considerando che la maggior parte del pianeta ritiene fermamente che Israele debba porre fine al suo genocidio e che i suoi leader debbano essere ritenuti responsabili. Eppure, seguono poche o nessuna azione concreta.
Il cambiamento nell’opinione pubblica occidentale a favore dei Palestinesi è sorprendente se considerato sullo sfondo della totale disumanizzazione del popolo palestinese da parte dei media occidentali e della cieca fedeltà dei governi occidentali a Israele. Ancora più scioccante è che questo cambiamento è in gran parte il risultato del lavoro di persone comuni sui social media, di attivisti che si mobilitano nelle strade e di giornalisti indipendenti, per lo più a Gaza, che lavorano sotto estrema pressione e con risorse minime.
Una conclusione centrale è il fallimento delle nazioni arabe e musulmane nel tenere conto di questa tragedia che si sta abbattendo sui loro stessi fratelli in Palestina. Mentre alcune si impegnano in una retorica vuota o nell’autoflagellazione, altre si mantengono in uno stato di inerzia, come se il genocidio a Gaza fosse un argomento estraneo, come le guerre in Ucraina o in Congo.
Questo solo fatto metterà in discussione la nostra stessa autodefinizione collettiva: cosa significa essere un arabo o un musulmano, e se tali definizioni portano identità sovra-politiche. Solo il tempo lo dirà.
Anche la sinistra è problematica a suo modo. Sebbene non sia un monolite, e mentre molti a sinistra hanno sostenuto le proteste globali contro il genocidio, altri rimangono frammentati e incapaci di formare un fronte unificato, anche temporaneamente.
Alcuni a sinistra continuano a rincorrere le proprie code, paralizzati dalla preoccupazione che essere anti-sionisti possa far guadagnare loro l’etichetta di antisemiti. Per questo gruppo, l’autocontrollo e l’autocensura impediscono loro di intraprendere azioni decisive.
La storia non prende spunto da Israele o dalle potenze occidentali. Gaza porterà davvero a quel tipo di cambiamenti globali che influenzeranno tutti noi, ben oltre il Medio Oriente. Per ora, tuttavia, è urgentissimo che usiamo la nostra volontà e azione collettiva per influenzare un unico evento storico: porre fine al genocidio e alla carestia a Gaza.
Il resto sarà lasciato alla storia e a coloro che desiderano essere rilevanti quando il mondo cambierà di nuovo.

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