La giornalista più giovane di Gaza: chi è Lama Abu Jamous

(Image: Palestine Chronicle)

By Nurah Tape

Sola con un telefono in mano, così Lama Abu Jamous, 9 anni, segue le orme di giornalisti famosi come Wael Al-Dahdouh, raccontando la storia di Gaza devastata dal massacro in corso, e della resilienza del suo popolo.

“Amo questa professione, mi permette di amplificare la voce dei bambini palestinesi nel mondo”, afferma con sicurezza Lama, mentre documenta le difficoltà quotidiane che lei con la sua famiglia, e innumerevoli altre persone, stanno vivendo sotto ai continui bombardamenti israeliani.

La famiglia di Lama è stata costretta a fuggire dalla propria casa a Gaza City verso Khan Yunis, e poi è stata ancora sfollata verso Rafah, nel sud.

Suo zio, Ahmad Abu Jamous, dice che Lama è una “persona socievole” e che “da quando era molto piccola, ha sempre posseduto l’adorabile talento di impegnarsi nelle discussioni”.

“Da quando è iniziata la guerra, abbiamo notato che voleva parlare. Ha preso il telefono e ha cominciato a realizzare vlog per raccontare la situazione a Gaza, i bombardamenti e lo sfollamento delle persone”, ha spiegato Ahmad in un’intervista.

Lama, il cui padre è anche lui giornalista, ha iniziato a documentare ciò a cui stava assistendo, con il telefono di sua madre, e a caricarlo sulla sua pagina Instagram, che ormai ha più di 750.000 followers.

“Adoro usare la macchina fotografica e fotografare le persone, mostrare le foto che ritraggono la gente intorno a me a tutto il mondo”, ha dichiarato Lama in un’intervista, aggiungendo che “mi piace pubblicare video relativi alla guerra contro Gaza su Instagram, perché voglio che il mondo ascolti la voce dei bambini della Palestina”.

“Stiamo sperimentando torture, fame e sfollamenti forzati, e vogliamo che il mondo ci ascolti”.

L’UNICEF  ha dichiarato che Gaza è “il posto più pericoloso al mondo per essere un bambino”, e nelle prime dieci settimane di attacco militare israeliano sono stati uccisi più giornalisti di quanti ne siano mai stati uccisi in un singolo paese nell’arco di un intero anno. La voce di Lama è una voce coraggiosa e piena di speranza.

Di recente Lama ha documentato la vita degli sfollati nei campi di Rafah, con accesso minimo all’acqua e al cibo, intervistando bambini e adulti. In un video la si sente parlare senza molta enfasi, mentre un aereo militare israeliano vola a bassa quota coprendole la voce.

“Il mio messaggio al mondo è: fermate i bombardamenti. Ovunque andiamo, ci sono bombardamenti. Abbiamo bisogno di una zona sicura. Noi non vogliamo la guerra”.

A dicembre, Lama ha intervistato Wael Al Dahdouh di Al Jazeera, chiedendogli: “Qual è il tuo messaggio, zio Wael?”

Al Dahdouh, in risposta, ha parlato del dolore e del “caro prezzo” che il popolo palestinese sta pagando.

Ma allo stesso tempo, rivolgendosi a lei, ha detto “Finché avremo persone come te con un bel sorriso, a Dio piacendo, supereremo questa prova con merito e tolleranza”.

Lama, la giovane giornalista, sta sollevando la bandiera della Palestina occupata, e risponde all’appello del dottor Refaat Alareer che aveva scritto, poco prima di essere ucciso:

“Se devo morire, devi vivere per raccontare la mia storia. Se devo morire, lascia che porti speranza, lascia che sia una storia”.

Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, 25.105 palestinesi sono stati uccisi e 62.681 feriti, durante il genocidio israeliano ancora in corso a Gaza dal 7 ottobre.

Stime palestinesi e internazionali dichiarano che la maggior parte delle persone uccise e ferite, sono donne e bambini.

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

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