By Jeremy Salt
La codardia morale occidentale alimenta questa guerra, tanto quanto le armi trasportate o spedite in Israele dagli Stati Uniti a ciclo continuo.
Tutto quello che c’era da dire è ormai stato detto. Dal 1945 vengono commessi i peggiori crimini contro Gaza, da soldati che seguono gli ordini di un governo militare genocida.
I dettagli sono disumani, disgustosi e ripugnanti all’estremo. Non c’è alcun danno collaterale, solo la deliberata distruzione di Gaza, delle sue case, negozi, ospedali, scuole, università, uffici governativi, moschee, chiese, cibo, acqua, forniture mediche e, finora, di circa 100.000 abitanti massacrati o mutilati per lo più dal lancio di missili.
Le persone eleggono politici che governano in base ai loro umori. Ottengono il potere, il prestigio, gli stipendi, la libertà di viaggiare, il generoso fondo pensione e macchine nere. In cambio, ci si aspetta che prendano decisioni giuste per conto del popolo, giuste a livello nazionale e nella politica estera, giuste moralmente.
Ciò a cui stiamo assistendo oggi, nell’Occidente globale, mentre la popolazione di Gaza viene massacrata, è il totale abbandono di ogni responsabilità morale. Nessun governo si è fatto avanti per condannare inequivocabilmente Israele e i suoi crimini.
Le persone di tutto il mondo occidentali sono inorridite dalle immagini di assoluta disumanità che provengono da Gaza, ma il divario tra loro e i loro governi si allarga ogni giorno di più.
Solo le vittime storiche dei crimini commessi in passato da questi stessi governi hanno difeso i palestinesi. Il Sudafrica ha avviato la causa di genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia, e presto sono seguiti altri governi del sud del mondo.
DNA genocida
Non può essere una coincidenza. È come se ci fosse qualcosa nel DNA delle società coloniali genocide, passate e presenti, che crea un legame tra loro. Dopotutto, Israele sta facendo quello che hanno fatto tutti.
Da questi governi ascoltiamo richieste nei confronti di Israele, per il rispetto del diritto internazionale, ma solo per il suo stesso interesse, come se questa fosse la priorità, e non la vita del popolo palestinese che viene massacrato giorno dopo giorno.
Continuano a richiedere il rispetto delle leggi che proteggono i palestinesi e i loro diritti, come se i politici fossero ciechi e incapaci di vedere una montagna di prove riguardo Israele, che non ha mai rispettato nulla e che non ha intenzione di farlo ora.
I crimini vengono celebrati e derisi dai soldati che li commettono. Si tratta per lo più di ragazzi giovani, che fanno saltare in aria condomini, scuole e università, lanciano missili nei complessi ospedalieri, sparano sulle ambulanze, uccidono infermieri e paramedici, fanno saltare braccia e gambe ai bambini e sparano contro i civili mentre cercano di nascondersi, o mentre sono in strada cercando di scappare.
A tutto ciò si aggiunge il sadismo dei singoli soldati che maltrattano, torturano e umiliano i loro prigionieri. Quale tipo di terribile veleno è stato iniettato nelle loro menti, come possono comportarsi in questo modo?
Chiudere gli occhi
Verso la metà di febbraio erano stati assassinati quasi 30.000 uomini, donne e bambini palestinesi. Non è la cifra reale, perché migliaia di altre persone giacciono morte sotto le macerie. Quasi la metà dei 30.000 sono bambini. Altre decine di migliaia sono rimaste mutilate a vita, e 17.000, secondo l’ultimo conteggio, non hanno famiglie che possano prendersi cura di loro perché tutti sono stati uccisi.
Prova a immaginare che questo accada nel tuo paese. Fa qualche differenza il fatto che questi bambini vengano massacrati altrove?
È difficile immaginare che qualcuno possa chiudere gli occhi di fronte all’uccisione di massa dei bambini, eppure è esattamente ciò che stanno facendo i governi occidentali. Sono seriamente preoccupati, così dicono, ma non così gravemente preoccupati da agire per fermare quel che vedono, un genocidio trasmesso in diretta ogni giorno.
Parlano con voci misurate e calme. I Primi Ministri di Australia, Nuova Zelanda e Canada hanno appena rilasciato una dichiarazione congiunta in cui affermano di essere “allarmati per la diminuzione dello spazio sicuro per i civili” senza menzionare chi sta deliberatamente riducendo quello “spazio” completamente insicuro.
Non esistono prove contro Hamas, accusato di utilizzare i palestinesi come scudi umani. Ci sono invece molte prove contro Israele riguardo a questo.
I tre “leader mondiali” fanno riferimento solo agli “atti atroci” del 7 ottobre, e non agli atti infinitamente più atroci dell’esercito occupante, se atroce è la parola che vogliono usare.
Non c’è un briciolo di indignazione in nessuna delle dichiarazioni rilasciate dai governi occidentali. Potrebbero fare tanto per fermare il massacro. Potrebbero tagliare i rapporti con Israele. Potrebbero boicottarlo a tutti i livelli. Potrebbero smettere di mandargli armi, come stanno facendo almeno uno o due. Potrebbero avviare iniziative per espellerlo dall’ONU. Potrebbero chiedere l’invio di una forza multinazionale a Gaza per proteggere i palestinesi, ma non fanno nulla.
Una lezione fondamentale
Dietro la sottile copertura ipocrita della loro preoccupazione per i palestinesi, la dichiarazione dei tre Primi Ministri non è altro che un segnale lanciato a Israele e ai suoi lobbisti: “siamo con voi”.
Più a lungo dura il massacro e più rapidamente svanisce dall’agenda del ciclo di notizie, al punto che ormai viene già normalizzato. Solo persone eccezionalmente depravate fanno notizia, non persone normalmente depravate, e intanto il mondo si sveglia dopo un’altra notte di caos e omicidi nella Striscia di Gaza.
La codardia morale occidentale alimenta questa guerra tanto quanto le armi trasportate o spedite in Israele dagli Stati Uniti a ciclo continuo. I politici non possono dire di non sapere, perché lo sanno. Rifiutando di condannare il male, ne sono complici e si troveranno condannati agli occhi della storia.
La lezione fondamentale degli ultimi 75 anni dovrebbe essere chiara: Israele non si fermerà finché non verrà fermato. Non ha più senso chiedere, supplicare Israele di smetterla di uccidere persone e di allontanarsi dalle terre occupate, perché Israele sente, ma non ascolta. Fa esattamente quel che vuole fare.
Di conseguenza, se può esistere un qualche tipo di pace, un concetto ridicolo attualmente, non si può più chiedere: bisogna ordinare a Israele cosa fare, e affrontarne le conseguenze.
Si tratta di una minaccia permanente alla pace regionale e mondiale, e se non verrà fermata anche l’Occidente, da qualche parte in futuro, ne dovrà affrontare le conseguenze.
Israele ha avuto molte possibilità di costruire la pace nel corso dei decenni, e le ha sprecate tutte. Non è rimasto più nulla adesso, non ci sono due stati o uno stato condiviso, solo il punto zero: “loro o noi”.
Netanyahu si muove per cacciare i palestinesi da Gaza, portando la Nakba degli ultimi 75 anni a un livello disumano, e l’Occidente rimane supino, accettando le sue bugie sull’ “evacuazione” da Rafah.
Il fatto che il governo egiziano stia costruendo un complesso murato nel Sinai, in grado di contenere 100.000 persone, che senza dubbio ne conterrà molte di più, è la prova lampante della complicità in quella che è sempre stata la soluzione finale di Israele al “problema Palestina”.
Se i palestinesi venissero spinti nel Sinai, l’indicatore punterebbe in direzione dell’asse della resistenza, qualsiasi tentativo di cacciare i palestinesi da Gaza è una linea rossa.
Costantemente attaccati, o minacciati di attacco da parte di Israele e Stati Uniti, si preparano da tempo a una guerra inevitabile. Dato che i loro nemici condividono lo stesso punto di vista, una guerra allargata sembra essere solo una questione di tempo.
Israele già bombarda la Siria a giorni alterni, ha ripetutamente minacciato di attaccare l’Iran, è attualmente impegnato in una guerra di confine con Hezbollah, e ha minacciato di fare un “copia e incolla” di Gaza a Beirut.
Sarebbe una guerra enormemente più feroce e distruttiva di quelle combattute finora con Israele. L’esito di una simile collisione determinerebbe il futuro del Medio Oriente per il prossimo secolo.
Traduzione di Cecilia parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.
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