Sono sbarcati al Porto di La Spezia diciotto bambini, altri dieci erano giunti all’aeroporto militare di Ciampino il 30 gennaio. Fanno parte di una lunga lista di minori in attesa di espatrio, tutti feriti gravissimi.
L’operazione è stata resa possibile dal lavoro di un team internazionale, e dai volontari del Gaza Kinder Relief, che hanno seguito tutte le pratiche per permettere l’evacuazione e la cura delle vittime.
The Palestine Chronicle segue la vicenda da tempo, la lista dei bambini non è condivisibile poiché contiene informazioni che riguardano minori. Si tratta di bambini in condizioni critiche, che hanno riportato gravi ferite e amputazioni degli arti a seguito dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza, al momento ancora sotto attacco delle forze israeliane.
Lo sbarco dei venti minori dalla nave Vulcano, è avvenuto la mattina del 5 febbraio. La maggior parte di loro sono accompagnati dalle madri, l’accoglienza è stata coordinata dalla Prefettura insieme a vari enti e associazioni. I bambini sono poi stati trasportati in ambulanza verso gli ospedali Gaslini di Genova, Meyer di Firenze, Buzzi e Pini di Milano. Riferisce al The Palestine Chronicle una dottoressa italo palestinese, messa in contatto con alcune mamme dai volontari, che una donna appena sbarcata le avrebbe scritto: “Non dimenticarci, restiamo in contatto”.
Il Ministro Tajani, vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha commentato l’arrivo dei feriti dichiarando:
“Diamo il benvenuto in Italia ai 18 bambini palestinesi e ai loro familiari, arrivati oggi a La Spezia, a bordo di Nave Vulcano della Marina Militare. Colgo l’occasione per salutare e ringraziare, a nome della Difesa, il personale medico del Qatar giunto oggi in Italia con Nave Vulcano, che ha collaborato con noi in questi mesi fornendo un prezioso supporto a bordo.”
“L’instancabile lavoro della Difesa a favore di chi ha bisogno però non finisce qui. Nei prossimi giorni, infatti, con un volo speciale dell’Aeronautica Militare, verranno trasferiti in Italia altri bambini palestinesi dall’Egitto. Abbiamo inoltre dato disponibilità a costruire un ospedale da campo dell’Esercito per aiutare la popolazione civile, che non è certo responsabile della guerra,” ha aggiunto Tajani.
Chi fornisce supporto?
Poche le informazioni circa la gestione degli aiuti da parte di associazioni, ONG e cittadini, che si sono immediatamente resi disponibili per una rete di supporto morale, materiale ed economico.
“La gestione dei pazienti e degli accompagnatori sul territorio italiano è seguita dalla Farnesina,” riferisce la Fondazione Rava, che ha coordinato il soccorso sanitario sulla nave Vulcano in collaborazione con il Ministero della Difesa e la Marina Militare.
Per quanto riguarda la presenza degli accompagnatori maggiorenni, molti dei piccoli pazienti giungeranno in Italia insieme alle madri, ma è plausibile immaginare che tra loro ci siano anche degli orfani.
La lista degli adulti non è stata resa nota, e secondo fonti informate, è consentito l’espatrio alle sole donne.
“L’Italia non consente l’espatrio per accompagnatori di sesso maschile. A volte l’Egitto lo permette, ma ad esempio la Turchia no, posso dire che ormai la maggioranza dei Paesi permette l’ingresso solo alle donne,” ci ha riferito una volontaria del Gaza Kinder Relief.
Le contraddizioni dell’Italia
Il Ministro Tajani, all’arrivo del primo volo a Ciampino, secondo quanto riportato da Ansa aveva dichiarato: “Voglio ringraziare l’Unità di crisi della Farnesina, il nostro fiore all’occhiello; le forze armate per la loro efficienza e coraggio. Sono fiero di tutte le persone che si sono impegnate in questa operazione. Festeggiamo questo arrivo oggi. Una bimba alla Vigilia di Natale è nata sulla nave Vulcano, e la mamma l’ha chiamata Italia”.
Nonostante queste dichiarazioni, l’atteggiamento del governo italiano nei confronti della popolazione civile di Gaza non è dissimile da quello espresso da altre potenze occidentali.
Infatti, tra i nove paesi che hanno sospeso i finanziamenti all’UNRWA, l’agenzia che si occupa della cura dei rifugiati palestinesi, figura anche l’Italia. L’UNRWA rappresenta, al momento, l’unica istituzione in grado di sopperire, seppure limitatamente, ai bisogni di una popolazione ridotta allo stremo dalla campagna genocidaria intrapresa da Israele dal 7 ottobre.
Il governo ha imposto severi controlli sull’utilizzo delle risorse economiche di enti ed associazioni, da anni impegnate nel supporto alla popolazione civile di Gaza.
Le verifiche anti terrorismo e anti riciclaggio sono sempre state molto restrittive, in particolare per alcuni paesi come la Palestina, ma alcuni cooperanti, che desiderano restare anonimi, hanno riferito al The Palestine Chronicle:
“I fondi di emergenza, approvati prima del 7 ottobre dal Governo italiano, sia per Gaza che per la West Bank, sono stati congelati dal Ministero degli Esteri, insieme a tutti i progetti. Riusciamo a mandare degli aiuti economici, con difficoltà, attraverso volontari e campagne di crowdfunding, ma i fondi di emergenza non si riescono a sbloccare”.
Il ruolo dell’Italia, poi, è controverso anche quando si analizza la questione dello scambio di armi.
Infatti, in testa alla lista delle maggiori aziende produttrici ed esportatrici di armi spicca la Leonardo Spa, azienda italiana, con il Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano che ne detiene il 30,2%, legata a sedi di produzione anche nel Regno Unito e negli Stati Uniti; nona azienda al mondo nel settore della difesa in termini di ricavi nel 2022, pari a 14,7 miliardi di euro, l’80% dei quali generati da contratti di difesa e governativi.
Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, 27,840 palestinesi sono rimasti uccisi, mentre 67,317 sono feriti.
Stime palestinesi, e internazionali, affermano che la maggior parte delle persone uccise e ferite sono donne e bambini.
(The Palestine Chronicle)
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