“Amiamo Hanan e odiamo la guerra” – La promettente calciatrice di Gaza uccisa insieme alla sua famiglia.

La promettente calciatrice di Gaza Hanan Wael Al-Hawajri è stata uccisa da Israele a Gaza. (Foto: supplied)

By Abdallah Aljamal

Hanan Wael Al-Hawajri, una giovane calciatrice, è stata uccisa insieme alla sua famiglia durante uno dei bombardamenti israeliani contro il campo profughi di Al Nuseirat.

L’obiettivo principale del genocidio israeliano contro Gaza è la distruzione di qualsiasi aspetto della vita nella Striscia assediata.

Uno dei settori più colpiti è quello sportivo. Almeno 265 atleti palestinesi sono stati uccisi durante il genocidio condotto da Israele contro Gaza dal 7 ottobre, come riferito giovedì dalla Federcalcio palestinese.

Questo numero, però, non include gli atleti molto giovani che erano impegnati in diverse attività sportive, anche se non in veste ufficiale.

Inoltre, secondo dati palestinesi, oltre 55 impianti sportivi sono stati distrutti durante gli attacchi israeliani. Un impianto sportivo non è una semplice infrastruttura, ma un luogo dove si plasma il futuro, si sviluppano relazioni umane e si responsabilizzano i giovani.

Questo è il caso dell’Ahli Club, nel campo profughi di Al Nuseirat, nel centro di Gaza, che circa un anno prima della guerra era riuscito a fondare una squadra di calcio femminile.

“Questa squadra è stata la prima femminile nel governatorato centrale, e la terza nella Striscia di Gaza”, ha spiegato al Palestine Chronicle Adel Al-Ghossein, l’allenatore della squadra femminile Ahli Nuseirat.

“Venti ragazze, di età compresa tra i 10 e i 14 anni, si sono unite alla squadra, abbiamo fornito loro delle divise sportive. Abbiamo iniziato la fase di allenamento, e preparato le ragazze per la competizione con altre squadre a Gaza”, ha continuato.

Ma la tragedia che ha colpito Gaza, ha coinvolto anche Al-Ahli.

Hanan Wael Al-Hawajri, una giovane calciatrice, è stata uccisa insieme alla sua famiglia durante uno dei bombardamenti israeliani contro il campo profughi di Nuseirat.

“Quando è iniziata la guerra, le ragazze erano disperse nei vari governatorati di Gaza. Molte di loro sono evacuate con le famiglie a Khan Younis e poi a Rafah”, ci ha raccontato al-Ghossein.

“Abbiamo provato a comunicare con i loro parenti, e a tenerli sotto controllo, ma non è stato facile. Siamo rimasti tutti scioccati quando abbiamo appreso una notizia devastante, che ci riempie il cuore di tristezza”.

Sempre sorridente

“La direzione del club ci ha informato che la casa della famiglia di Hanan era stata bombardata. Ci siamo sentiti totalmente devastati. Hanan era un’atleta che si distingueva, impegnata nell’allenamento. Ma l’occupazione ha completamente distrutto il suo sogno”, ha proseguito Al-Ghossein.

Leilas Al-Hawajri è la cugina di Hanan. Ha detto al Palestine Chronicle che è stata Hanan ad incoraggiarla incoraggiarla ad unirsi alla squadra di calcio femminile.

“Non sapevo molto di calcio, ma Hanan mi ha fatto entrare nella squadra”, ci ha detto Leilas.

“Andavamo ad allenarci insieme due volte a settimana. Amava giocare a calcio. Ma l’occupazione l’ha uccisa, e non so come continueremo a giocare senza di lei”.

Aya Al-Haj era un’altra amica intima di Hanan, che giocava nella squadra femminile dell’Ahli Club.

“Amava divertirsi e giocare, e sorrideva sempre”, ci ha detto Aya.

“Ricordo quando ci siamo incontrate per la prima volta al club; era molto felice, e orgogliosa di essersi unita a una squadra di calcio femminile”, ha continuato.

“È stata martirizzata, ma noi continueremo il suo percorso. Lavoreremo per dedicarle il primo scudetto che vinceremo nel dopoguerra, perché se lo merita”.

Alaa Nawfal è inconsolabile per la perdita di Hanan.

“La mia amica Hanan se n’è andata, e non so come continueremo a giocare senza di lei. È stata una delle prime ad unirsi alla squadra, amava moltissimo il calcio”, ci ha detto.

“Sognava di vincere un campionato per il club. L’occupazione l’ha uccisa. Amiamo Hanan e odiamo la guerra. Vogliamo che la guerra finisca e si torni a giocare a calcio”.

 

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

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