I numeri di Al-Qassam dovrebbero terrorizzare Israele: la Resistenza è sempre più forte

L'esercito israeliano si deve scontrare con la dura Resistenza di Gaza. (Image: Palestine Chronicle)

By Redazione Palestine Chronicle

La Resistenza ha imparato molto dall’esperienza di due mesi di guerra contro Israele, inclusi oltre 40 giorni di combattimenti di strada.

Quando l’esercito israeliano ha iniziato ad avanzare verso Gaza il 27 ottobre, ha incontrato la dura resistenza palestinese.

E la resistenza sembra rafforzarsi con il passare del tempo. Ma perché è così?

Giorni prima dell’invasione terrestre, e a partire dal 7 ottobre, Israele ha avviato un sistematico processo di distruzione di Gaza, ricorrendo alla strategia delle cinture di fuoco, ovvero bruciando tutto ciò che incontrava sul cammino, livellando quartieri e piazze residenziali per creare un percorso adatto all’invasione.

Il risultato è stato l’uccisione di migliaia di palestinesi, un massacro senza precedenti nella storia della lotta palestinese contro l’occupazione israeliana.

Entrare a Gaza, tuttavia, non è stato facile. Decine di carri armati e veicoli militari sono stati distrutti nei primi giorni dell’invasione israeliana.

Probabilmente Israele lo aveva previsto, avendo preparato il suo pubblico a giorni difficili, secondo le parole di vari membri del Consiglio di Guerra israeliano.

L’8 novembre, questi “giorni difficili” sembravano più o meno finiti, quando il portavoce militare israeliano Daniel Hagari ha dichiarato “Hamas ha perso il controllo nel nord, e continuerà a perderlo”.

Questa dichiarazione aveva lo scopo di evidenziare che Israele era pronto per la fase successiva della sua guerra: invadere il sud.

La realtà sul campo, invece, riflette una totale mancanza di consapevolezza da parte dell’esercito israeliano della situazione nel nord di Gaza, e anche l’urgenza dei politici di dichiarare un qualsiasi tipo di risultato, per quanto superficiale.

Appena Israele ha iniziato l’operazione di terra nel sud di Gaza, il 4 dicembre, la resistenza palestinese nel nord è risultata molto più forte rispetto ai primi giorni di guerra.

Uno dei motivi alla base di questo fatto è stato il temporaneo cessate il fuoco, la breve tregua umanitaria ha consentito l’ingresso nella Striscia di alcuni aiuti estremamente necessari.

Aiuti che sono stati appena sufficienti a scongiurare la fame della massa, nel pieno di una guerra genocida e dello sfollamento della maggior parte della popolazione. Ma, di fatto, ha permesso alla Resistenza di riorganizzarsi e sviluppare nuove strategie.

Quando Israele ha ripreso l’attacco il 1° dicembre, nel nord di Gaza era nel frattempo avvenuta una ritirata significativa. Un alto funzionario delle Brigate Al-Qassam ha stimato, durante un’intervista ad Al-Jazeera, che quasi il 70% delle forze israeliane si sono ritirate dal nord di Gaza.

Ha quindi attribuito la ritirata alla forza della Resistenza palestinese.

Per Israele la decisione potrebbe essere stata motivata dalla convinzione che, sebbene la Resistenza nel nord di Gaza non sia mai stata completamente eliminata, doveva essere diventata più debole.

Eppure, negli ultimi giorni analisti militari, giornalisti e alcuni funzionari israeliani, hanno dovuto dichiarare che il nord di Gaza non è ancora caduto sotto il controllo dell’esercito israeliano.

Come non bastasse, non solo il nord di Gaza sta ancora combattendo, ma secondo le dichiarazioni rilasciate dalle Brigate Al-Qassam, la Resistenza a Gaza, nel nord e nel sud, è più forte che mai.

Abu Obeida, portavoce militare delle Brigate Al-Qassam, ha affermato che “Nelle ultime 72 ore, i combattenti di Al-Qassam hanno distrutto completamente o parzialmente 135 veicoli militari in tutti gli assi di combattimento nella Striscia di Gaza”.

Questi veicoli militari, e di conseguenza un gran numero di soldati israeliani che li manovravano, sono stati distrutti in tutte le aree della Striscia.

Questo include anche il punto più settentrionale di Gaza, dove gli israeliani sono entrati durante le prime ore dell’invasione terrestre. Le aree includono anche Shejaiya, a est di Gaza City, anch’essa presumibilmente dichiarata tra le regioni conquistate.

Il rapporto di Abu Obeida, che indica la distruzione di quasi due veicoli militari israeliani all’ora, è il più alto risultato numerico inflitto all’esercito israeliano in un periodo di tre giorni dall’inizio della guerra.

Ma perché è così?

Anzitutto la Resistenza ha imparato molto dall’esperienza di due mesi di guerra contro Israele, inclusi oltre 40 giorni di combattimenti di strada.

In secondo luogo, tutto questo tempo ha affinato la tecnica della Resistenza riguardo ai modi più efficaci per respingere l’avanzata israeliana, non solo in termini di armi, ma anche di strategie militari e dell’atteggiamento dei soldati.

Infine, l’introduzione di nuovi tipi di armi, compreso il fucile di precisione Al-Ghoul sviluppato dalla stessa Resistenza di Gaza, che viene utilizzato con grande efficienza quando le truppe israeliane abbandonano i loro veicoli militari fortificati.

Va, inoltre, considerato l’impatto psicologico della guerra. Israele aveva dato per scontato, nei primi giorni di attacco, che la pulizia etnica e il genocidio avrebbero spezzato lo spirito dei combattenti sul campo, sbagliando i suoi calcoli.

L’elevato numero di vittime tra i palestinesi, quasi 100.000 uccisi, feriti e dispersi dall’inizio del massacro, ha dato alla Resistenza un ulteriore importante motivo per combattere: vendicare le proprie famiglie e proteggere coloro che sono rimasti in vita.

La strategia militare israeliana, che ha demolito vaste aree  cancellando quasi la metà di Gaza, si è infine ritorta contro di loro. 

Per i combattenti palestinesi è ormai più semplice far esplodere gli edifici dove si nascondono i soldati israeliani, trovare rifugi tra le macerie, utilizzando in modo proficuo gli innumerevoli tunnel locali per colpirli e poi tornare alle loro posizioni in sicurezza.

Sebbene le stime militari israeliane suggeriscano che Israele avrebbe bisogno di un altro mese per poter concludere l’attacco più distruttivo sulla Striscia di Gaza, l’esercito israeliano si dovrebbe aspettare una maggiore resistenza su ogni centimetro di Gaza, dal punto più a sud fino al punto più lontano del nord dei loro presunti territori conquistati.

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

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