Mentre il mondo celebra la Giornata internazionale della donna, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, UNRWA, ha rivelato che in media, ogni giorno, nella Striscia di Gaza vengono uccise almeno 63 donne.
Il ministero ha aggiunto che quasi 9.000 donne sono state uccise da quando Israele ha lanciato la sua guerra genocida contro l’enclave assediata.
Israele ha “ucciso 8.900 donne palestinesi durante il genocidio e ne ha ferite più di 23.000, con 2.100 dispersi e oltre mezzo milione di sfollati”, ha dichiarato venerdì in un comunicato l’ufficio stampa governativo di Gaza.
Queste cupe statistiche includono circa 37 madri che vengono uccise ogni giorno a Gaza, “lasciando i loro figli con una protezione ridotta”.
In molti casi, le donne hanno perso i mariti, e non sanno come provvedere ai propri figli.
“4 donne su 5 (84%) a Gaza indicano che almeno uno dei loro familiari ha dovuto saltare i pasti durante la scorsa settimana”, si afferma in una dichiarazione di UN Women, indicando che “nel 95% di questi casi, sono le donne, in quanto madri di chi resta senza cibo, che saltano almeno un pasto per poter nutrire i propri figli”.
Il Palestine Chronicle ha parlato con tre donne, i loro mariti sono stati uccisi nei bombardamenti israeliani. Ci hanno raccontato le loro sfide quotidiane, le paure e le grandi, crescenti responsabilità che devono affrontare.
Il Palestine Chronicle parla con i superstiti del “massacro della farina” a Gaza – REPORT ESCLUSIVO – leggi qui https://t.co/DaK2pgVnfe#GENOCIDIO #criminidiguerra @CIJ_ICJ –#GazaFamine #Gaza #Cease_fire_In_Gaza_Now pic.twitter.com/kanO2qONpN
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“Mio marito è andato a comprare il pane”
Maryam Abu Awn è una donna di 36 anni, madre di cinque figli, del campo di Al Bureij, nel centro della Striscia di Gaza. Ha raccontato al Palestine Chronicle che, dall’inizio dell’attacco, ha sempre vissuto nella paura, era certa che qualcosa di brutto sarebbe accaduto alla sua famiglia.
“Siamo sfuggiti alla morte quando l’occupazione israeliana ha bombardato la casa della famiglia di mio marito durante la guerra a Gaza del 2014”, ha detto Maryam al Palestine Chronicle.
“Abbiamo perso molti dei nostri cari in quell’occasione. I miei figli, mio marito e io siamo rimasti feriti, ma siamo riusciti a sopravvivere”, ha aggiunto. Questa volta, però, è andata diversamente.
“Mio marito è andato a comprare il pane per i nostri figli, ed è stato ucciso da un bombardamento israeliano. All’improvviso, da donna sposata mi sono trasformata in vedova e madre di cinque orfani”.
“Cerco di proteggerli, spero che almeno i miei figli non vengano presi di mira dai razzi israeliani”.
Ahmed Hijazi, è morto per malnutrizione a causa della carestia nel nord della Striscia di Gaza, dove le organizzazioni internazionali non sono state in grado di fornire aiuti per oltre una settimana.#GazaFamine #Genocidio #ahmedhijazi #northgaza @CIJ_ICJ pic.twitter.com/CUveaPzL3q
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“Le ferite nei nostri cuori”
Umm Kamal Subh ha 34 anni. Suo marito, suo figlio e sua figlia sono stati uccisi da un bombardamento israeliano a Deir Al-Balah, nel centro di Gaza, nel secondo giorno di genocidio a Gaza.
È rimasta gravemente ferita, insieme ad altri due figli. Tutti Loro hanno ricevuto cure presso l’Al-Aqsa Martyrs Hospital a Deir al-Balah.
“I nostri vicini ci hanno aiutato a uscire dalle macerie della nostra casa”, racconta Umm Kamal, “Le nostre ferite fisiche stanno iniziando a guarire, ma le ferite nei nostri cuori non guariranno mai”, ha detto singhiozzando in modo incontrollabile.
“Da quando la nostra casa è stata bombardata, i miei figli mi hanno sempre chiesto del padre e dei loro fratelli. All’inizio ho mentito, ho detto loro che erano feriti, in un’altra stanza dell’ospedale. Con il passare del tempo, però, le loro domande sono diventate più insistenti e non mi hanno più creduto. Quindi ho dovuto dirgli che sono stati martirizzati durante i bombardamenti”.
“I miei figli vivono in uno stato di shock”, ha aggiunto. “Stanno ancora ricevendo cure, ma necessitano di un importante trattamento psicologico per compensare la loro perdita”.
“Eravamo una famiglia felice, l’occupazione ci ha separato con la morte”.
Ucciso al quarto bombardamento: il bimbo di Gaza che ha vissuto cento giorni da orfano. La storia della famiglia Abu Zaid e del figlio Kareem, due anni.
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Una promessa a mio marito
Quando il 38enne Bassem Qutaif è stato ucciso da un bombardamento israeliano, che ha colpito la casa di famiglia nel campo profughi di Al Nuseirat, nel centro di Gaza, a sua moglie è rimasta un’enorme responsabilità.
“Sto lavorando per garantire una vita sicura ai miei figli”, ha detto al Palestine Chronicle.
“Ma i bombardamenti dell’occupazione continuano ovunque, non esiste un posto sicuro per i miei figli. Spero che la guerra finisca subito, e di poter mantenere la promessa fatta a mio marito: crescere i miei figli come lui avrebbe voluto vederli, sempre felici e pieni di vita”.
Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.
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