By Redazione Palestine Chronicle
Un rapporto dell’UNRWA, diffuso all’interno delle Nazioni Unite, documenta varie testimonianze di detenuti palestinesi liberati, tra le quali sono riportate percosse, attacchi di cani e molteplici violenze sessuali.
Secondo il quotidiano britannico The Guardian, è stato diffuso all’interno delle Nazioni Unite questo rapporto che descrive diversi abusi sui detenuti palestinesi nei centri di detenzione israeliani, tra i quali percosse, attacchi di cani e aggressioni sessuali.
Il rapporto, secondo il giornale, è stato redatto dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’Occupazione della Palestina (UNRWA) e afferma che è “in gran parte basato su interviste a detenuti palestinesi rilasciati al valico di Kerem Shalom a dicembre, quando il personale dell’UNRWA era presente per fornire sostegno umanitario”.
Più di 1.000 detenuti sono stati rilasciati da dicembre, ma si stima che oltre 4.000 uomini, donne e bambini siano stati catturati a Gaza dal 7 ottobre.
Smentito da The Palestine Chronicle – Smascherata autrice del report del NYT sulle aggressioni sessuali. LEGGI QUI https://t.co/DFWKBA9Wzz#hasbara #Propaganda #sionismo #Genocidio #NewYorkTimes #news pic.twitter.com/VeLmlJrulk
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Il rapporto dell’UNRWA dichiara che i suoi dipendenti sono stati arrestati, molti dei quali mentre svolgevano attività umanitarie, e sottoposti ad abusi e pressioni per diffamare l’agenzia, come riferito daThe Guardian.
Le forze israeliane “attraverso percosse, maltrattamenti e minacce, hanno cercato di ottenere informazioni operative e confessioni forzate”.
Il rapporto afferma, inoltre, che tra i 1.002 detenuti rilasciati a dicembre al valico di Kerem Shalom, c’erano 29 bambini di appena sei anni, 80 donne e 21 membri del personale dell’UNRWA. Alcuni di questi avevano l’Alzheimer o erano malati di cancro, aggiunge il giornale.
“Urinare addosso”
Il rapporto specifica che i metodi di maltrattamento “comprendono percosse fisiche, posizioni di stress forzate per lunghi periodi di tempo, minacce di danni ai detenuti e alle loro famiglie, attacchi da parte di cani, insulti alla dignità della persona e umiliazioni quali essere costretti a comportarsi come animali o urinarsi addosso, uso di musica e rumori ad alto volume, privazione di acqua, cibo, sonno e servizi igienici, negazione del diritto di praticare la propria religione (pregare) e uso prolungato di manette strettamente serrate che causano ferite aperte e infortuni”.
Il rapporto afferma inoltre che i pestaggi “includevano traumi da corpo contundente alla testa, alle spalle, ai reni, al collo, alla schiena e alle gambe con sbarre di metallo, calci di pistole e stivali, in alcuni casi con conseguente rottura di costole, spalle e lesioni permanenti”.
Alcuni palestinesi hanno riferito che mentre “si trovavano in una località fuori dall’area”, sono stati “chiusi in gabbie e attaccati dai cani, e alcuni individui, tra cui un bambino, mostravano ferite da morso di cane al momento del loro rilascio”.
Non è stato possibile verificare in modo indipendente le accuse contenute nel rapporto, ma sono coerenti con i resoconti forniti al Guardian e raccolti dalle organizzazioni per i diritti umani.
“Ipocrisia e genocidio – Gaza ha smascherato l’Occidente come mai prima d’ora”
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“Annaspare nel buio con gli occhi bendati”
Il Guardian inoltre afferma che il rapporto includeva “accuse di diffusa violenza sessuale”.
Le donne detenute hanno riferito di essere state palpeggiate mentre erano bendate, e alcuni prigionieri maschi hanno affermato di essere stati picchiati nei genitali, dice il giornale.
Un altro detenuto ha riferito nel rapporto dell’UNRWA “di essere stato fatto sedere sopra una sonda elettrica, che gli ha provocato ustioni all’ano, le cicatrici erano ben visibili settimane dopo”.
Il detenuto ha indicato che anche un altro prigioniero palestinese “aveva subito lo stesso trattamento ed era morto a causa delle ferite infette”.
Il Guardian afferma che l’esercito israeliano abbia negato tutte le accuse contenute nel rapporto.
Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.
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