By Redazione Palestine Chronicle
Le relazioni tra le Nazioni Unite e Israele sono “complesse e difficili”, ha dichiarato lunedì un portavoce delle Nazioni Unite.
“Le linee di comunicazione sono aperte, ma la relazione rimane complessa e impegnativa”, ha detto Stephane Dujarric ai giornalisti durante il suo briefing quotidiano.
Dujarric ha affermato che l’ONU continua a dialogare con i funzionari israeliani per facilitare le operazioni di aiuto umanitario a Gaza, aggiungendo che l’organismo internazionale sta cercando di rendere il processo di aiuto “più efficace e rapido”.
Ma, tuttavia, è stato descritto come un processo arduo.
“Stiamo cercando di fornire aiuti umanitari nel mezzo di un conflitto. Questa è una sfida pericolosa, non solo per coloro che forniscono aiuti, ma anche per chi li riceve”, ha affermato Dujarric.
“Cerchiamo anche di fornire aiuti in una situazione politica davvero difficile, oltre che in mezzo alla lotta. Niente di tutto questo è facile”, ha aggiunto.
Le parole di Dujarric sembrano contraddire le dichiarazioni di Israele in risposta alla Corte Internazionale di Giustizia. Rifiutando le accuse di genocidio avanzate dal Sud Africa, i rappresentanti legali di Israele hanno insistito sul fatto che l’esercito ha agito in conformità del diritto internazionale, e che lavora “per ridurre al minimo le vittime civili e consentire l’assistenza umanitaria a Gaza”.
Uno degli avvocati, Omri Sender, ha addirittura sostenuto che gli sforzi di Israele per facilitare l’assistenza umanitaria alla popolazione di Gaza testimoniano l’obiettivo di proteggere la popolazione civile, anziché distruggerla.
L’inviato israeliano all’ONU, Gilad Erdan, ha dichiarato che l’accusa di genocidio contro Israele è infondata, e ha accusato l’ONU di essere “complice dei terroristi”.
Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, 24.285 palestinesi sono stati uccisi e 61.154 feriti nel genocidio in corso.
Stime palestinesi, e internazionali, affermano che la maggior parte delle persone uccise e ferite sono donne e bambini.
Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.
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