“Un caso di genocidio da manuale” – Ex funzionario delle Nazioni Unite parla di Gaza (VIDEO)

(Photo: video grab)

By Redazione Palestine Chronicle

L’ex funzionario delle UN, Craig Mokhiber, ritiene sia compito delle Nazioni Unite chiamare le cose con il loro nome, e ha dichiarato che la situazione nella Striscia di Gaza “non è complessa, è un genocidio”.

L’ex funzionario delle Nazioni Unite, Craig Mokhiber, ha indicato come un gesto di codardia politica, da parte della leadership delle Nazioni Unite, il negare l’utilizzo della parola genocidio riguardo l’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza.

“Non c’è nulla che impedisca agli alti leader delle Nazioni Unite di dire la verità, e direi che è loro compito farlo”, ha dichiarato Mokhiber in un’intervista ad Aljazeera venerdì.

Aggiungendo che “quando si tratta di violazione delle norme e degli standard dell’organizzazione, è loro compito parlare apertamente e chiamare le cose con il loro nome. In questo caso, vanno dette ad alta voce parole come apartheid, come genocidio. Non sono disposti a farlo”.

L’ex direttore dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, si è dimesso dal suo incarico tre settimane dopo l’inizio dell’assalto israeliano contro Gaza.

Mokhiber ha accusato l’ONU di “fallire” nella prevenzione di un “caso da manuale di genocidio” contro i palestinesi a Gaza. Inoltre, ha accusato gli Stati Uniti, il Regno Unito e gran parte dell’Europa di essere “totalmente complici del terribile assalto”.

Sud Africa dell’apartheid

Nell’intervista, Mokhiber ha sottolineato che “le Nazioni Unite ne sono capaci, e in passato hanno allineato le proprie posizioni alle norme e standard”.

“Pensate all’apartheid in Sud Africa”, ha spiegato.

“Le Nazioni Unite hanno mantenuto una posizione basata sui principi e sulla legge a favore dell’uguaglianza, dei diritti umani internazionali e del diritto internazionale, fino alla caduta dell’apartheid in Sud Africa”.

Tuttavia, in Palestina, ha proseguito Mokhiber, “30 anni fa hanno abbandonato quella posizione, a favore di un progetto politico amorfo in cui, da qualche parte lungo la strada, c’è stata la promessa di una soluzione a due Stati che è poi diventata una cortina di fumo, dietro alla quale abbiamo visto continue persecuzioni, espropriazioni, violazioni massicce e sistematiche dei diritti umani che ora portano al genocidio”.

ha, inoltre, aggiunto che “è vero”, solo un tribunale può determinare se si tratta di genocidio in ultima istanza.

“La convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio riguarda non solo il genocidio, ma impone la prevenzione del genocidio. Le Nazioni Unite sono disposte a parlare apertamente quando vedono torture, crimini di guerra,  crimini contro l’umanità, senza aspettare una decisione del tribunale”.

“Quando viene commesso il crimine dei crimini, non si può aspettare che la polvere si sia volatilizzata e il sangue asciugato, prima di pronunciare la parola genocidio. Questo è un caso di genocidio da manuale”.

Rispondendo alla domanda secondo cui la situazione sarebbe “complessa”, Mokhiber ha risposto “non è così complessa, questo termine è un espediente retorico, utilizzato per evitare di definire chiaramente la situazione com’è, sul campo”.

Lo ha definito “una colpa”, anche dell’ONU.

“Sono disposti a parlare di aiuti umanitari, anche di cessate il fuoco, ma non sono disposti a parlare delle cause profonde, non sono disposti a parlare dei coloni, non sono disposti a parlare di apartheid”.

“Solo nel caso di Israele e Palestina hanno paura di parlare delle cause profonde, ma parlano invece di un’eventuale soluzione a due Stati. Questo non risolverà il conflitto”.

Intento genocida da parte di un funzionario israeliano

Mokhiber è del parere che “l’unica soluzione è una situazione stabile in cui ci siano uguali diritti per cristiani, musulmani, ebrei e altri, ma nessuno è disposto a parlarne”.

“Penso che sia una scappatoia, tutto questo è andato avanti per 76 anni. Gli sforzi attuali, volti a porre fine all’ attacco genocida, non saranno efficaci”.

“L’altro aspetto, per nulla complesso, è il genocidio”.

In qualità di avvocato per i diritti umani, Mokhiber ha affermato che nel linguaggio della Convenzione sul Genocidio, e nella giurisprudenza internazionale, “non c’è alcun dubbio che i due elementi principali del genocidio, ovvero l’intento genocida e gli atti di genocidio, come definiti nella Convenzione, si siano manifestati in questa situazione”.

In particolare, ha aggiunto Mokhiber, la leadership politica e militare di Israele “hanno apertamente, pubblicamente, ripetutamente dichiarato un intento genocida, bisogna prenderli in parola. Non è complesso, è un genocidio”.

Aumento del numero delle vittime

Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, 29.092 palestinesi sono stati uccisi, e 69.028 feriti nel genocidio in corso dal 7 ottobre.

Almeno 7.000 persone risultano disperse, presumibilmente morte, sotto le macerie delle loro case in tutta la Striscia.

Organizzazioni palestinesi, e internazionali, affermano che la maggior parte delle persone uccise e ferite sono donne e bambini.

L’aggressione israeliana ha provocato lo sfollamento forzato di quasi due milioni di persone nella Striscia di Gaza, la stragrande maggioranza degli sfollati sono  stati costretti a rifugiarsi nella città meridionale di Rafah, vicino al confine con l’Egitto, causando il più grande esodo di massa dalla Nakba del 1948.

 

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

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