By Redazione Palestine Chronicle
La Rete Studentesca per la Palestina, in occasione della conferenza “Il ruolo della cultura nel contesto di un Mediterraneo conteso” presso l’Università Federico II, ha organizzato una protesta.
Domenica 17 marzo 2024, presso l’Università Federico II, la Rete Studentesca per la Palestina ha contestato Maurizio Molinari, il direttore di ‘La Repubblica’, in quanto lo ritengono tra i complici primari della diffusione in Italia di false informazioni e propaganda sionista.
Gli studenti avrebbero desiderato porre domande relative alle dimissioni del giornalista Raffaele Oriani, che ha deciso di lasciare il giornale lo scorso mese di gennaio “perché la strage in corso a Gaza è accompagnata dall’incredibile tareticenza di gran parte della stampa europea, compresa Repubblica.”
Si legge in una nota della Rete Studentesca che “L’indisposizione all’ascolto e al dialogo sono state dimostrate da Molinari e (Matteo) Lorito, rettore della Federico II, che hanno deciso di non presentarsi all’iniziativa, né di mostrarsi per ascoltare le motivazioni del nostro dissenso”.
“Quelli a cui è tolto spazio siamo noi, riceviamo al posto del dialogo democratico, tanto evocato dal direttore, schiaffi, calci, spintoni da parte della Digos, nei nostri luoghi di formazione. Ci sarebbe da chiedere anche come mai sul suo giornale lui vieti sistematicamente la presa di parola a favore del popolo palestinese,” gli studenti hanno aggiunto dopo le accuse, giunte persino dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che si è espresso in merito alla questione condannando la presunta “intolleranza” degli attivisti.
Oggi alla sede d’ingegneria dell Federico II di Napoli abbiamo contestato la presenza del sionista Molinari pic.twitter.com/9cHpxcvnKC
— jewls 🇱🇧 🇵🇸 (@lukeslaughters) March 15, 2024
Solidarietà agli studenti di Napoli, finiti sotto un fuoco incrociato di accuse per aver ribadito la loro solidarietà al popolo palestinese, è arrivata in una nota congiunta dal Centro Culturale Handala Ali, l’Unione Democratica Arabo Palestinese, i Giovani Palestinesi d’Italia e il Movimento Studenti Palestinesi, promotori del presidio.
“La protesta ha avuto lo scopo di denunciare la connivenza del mondo della stampa e delle istituzioni accademiche italiane con i bombardamenti a tappeto condotti ormai da oltre più di sei mesi dall’esercito israeliano su Gaza: una campagna militare che (…) ha assunto agli occhi del mondo, della Corte internazionale di giustizia dell’Aia e dell’ampia parte dell’opinione pubblica nello stesso Occidente il carattere di un genocidio,” si legge nella nota.
“Di questo avremmo voluto parlare e riteniamo sia necessario parlare in questo momento: della disumanizzazione quotidiana della popolazione palestinese, che consente di ignorare le violenze che essa sta subendo, di ridimensionarle, spingerle ‘in fondo alla pagina’, relativizzarle e giustificarle.”
Il comunicato accusa “la narrazione a senso unico – volta a escludere le ragioni degli oppressi – che porta a criminalizzare la Resistenza palestinese, dimenticando volutamente che le stesse norme internazionali sanciscono il diritto di un popolo di resistere all’occupante con ogni mezzo necessario.”
Napoli. Contestato alla Federico II @maumol.
Al centro della protesta la campagna a favore d’Israele portata avanti da Repubblica di cui Molinari è direttore.
Non gli è stato impedito di parlare, ma ha deciso comunque di non tenere l’incontro previsto.
Nessuno gli ha tolto la…— Franco Maria Fontana (@francofontana43) March 16, 2024
I gruppi accusano anche “la complicità che manifestano vasti settori della ricerca scientifica e del mondo accademico italiano, che continuano a stringere accordi di cooperazione con istituzioni israeliane direttamente coinvolte con le politiche di occupazione e sterminio”.
“Teniamo a ribadire che, differentemente da quanto sostenuto da Molinari e rilanciato dai principali organi di stampa, da esponenti politici di governo e di opposizione sino allo stesso comunicato del presidente della Repubblica, sono stati gli stessi organizzatori dell’incontro a escludere in modo chiaro ogni discussione, già a partire dalla formula scelta insieme con l’università: quella di un dibattito finto, ‘blindato’, chiuso alla libera partecipazione degli studenti, con l’accesso alla sala presidiato sin dalla mattina da agenti di polizia che ancora un volta hanno cercato di allontanare con spinte e calci studentesse e studenti che intendevano esprimere il loro dissenso nei confronti dell’iniziativa.”
Non manca una richiesta al capo dello stato, che si è sentito in dovere di esprimere la sua solidarietà al direttore de La Repubblica.
“Ci chiediamo dove sia la solidarietà nei confronti delle atroci sofferenze della popolazione palestinese; perché continui a ignorare le responsabilità delle istituzioni italiane, di cui è garante, nella mattanza in atto; come sia possibile, infine, non vedere che gli studenti e le studentesse che ieri hanno manifestato a Napoli sono gli stessi che a Pisa, Firenze, Torino hanno sfidato la repressione e la intolleranza’ di quelle stesse istituzioni,” si legge nella nota.
Genocidio di Gaza
Attualmente sotto accusa davanti alla Corte internazionale di giustizia per genocidio ai danni dei palestinesi, Israele sta conducendo una guerra devastante contro Gaza dal 7 ottobre.
Secondo il Ministero della Salute di Gaza, 31.645 palestinesi sono stati uccisi e 73.676 feriti nel genocidio israeliano in corso a Gaza a partire dal 7 ottobre.
Inoltre, almeno 7.000 persone risultano disperse, presumibilmente morte sotto le macerie delle loro case.
L’Italia continua a fornire armi a Israele – Reportshttps://t.co/gqP8KZMHAx#GENOCIDIO #Gaza #Italia #GovernoMeloni pic.twitter.com/WTaEVGIQ0c
— Palestine Chronicle Italia (@PalestineItalia) March 15, 2024
Organizzazioni palestinesi e internazionali affermano che la maggior parte delle persone uccise e ferite sono donne e bambini.
L’aggressione israeliana ha anche comportato lo sfollamento forzato di quasi due milioni di persone da tutta la Striscia di Gaza, con la stragrande maggioranza degli sfollati costretti a rifugiarsi nella città meridionale, densamente affollata, di Rafah, vicino al confine con l’Egitto – in quello che è divenuto il più imponente esodo di massa in Palestina a partire dalla Nakba del 1948.
Israele afferma che 1.200 soldati e civili sono stati uccisi durante l’operazione Al-Aqsa il 7 ottobre. I media israeliani hanno pubblicato rapporti che suggeriscono che molti israeliani sono stati uccisi quel giorno dal “fuoco amico”.
(The Palestine Chronicle)
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