
Robert Inlakesh esamina le vere motivazioni dietro le proteste anti-Hamas a Gaza, analizzando le narrazioni mediatiche e le influenze geopolitiche.
Due volte questa settimana si sono verificate proteste a Gaza, alcune delle quali hanno espresso rabbia nei confronti di Hamas.
Questi episodi hanno ricevuto un’ampia copertura mediatica, presentati come una rivolta spontanea contro il movimento palestinese che governa il territorio assediato. Ma è davvero così?
Martedì, nel nord della Striscia di Gaza, sono iniziate una serie di piccole proteste contro la guerra, la più significativa delle quali si è svolta a Beit Lahia.
“Fuori Hamas”, recitavano alcuni cartelli, mentre poche decine di persone venivano riprese mentre scandivano lo stesso slogan. Altri manifestanti mostravano poster che chiedevano la fine della guerra. Il giorno successivo, i leader locali hanno organizzato proteste in altre aree della Striscia, tutte contrarie agli elementi anti-Hamas.
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Il primo giorno delle proteste ha visto un chiaro elemento anti-Hamas, ma di dimensioni molto ridotte e senza un reale sostegno popolare. Questo è stato confermato da una dichiarazione congiunta dei notabili di Beit Lahia, che hanno condannato ogni tentativo di attaccare la resistenza palestinese, ovvero Hamas in questo caso.
Tuttavia, improvvisamente, i media israeliani e le emittenti saudite finanziate dallo Stato, come Al-Hadath e Al-Arabiyya, hanno iniziato a coprire le proteste come se fosse in corso una rivolta anti-Hamas all’interno della Striscia di Gaza. Ben presto, anche il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, si è espresso a favore delle proteste, seguito da alcuni funzionari dell’Autorità Palestinese (ANP).
Dopo i vari appelli, sostenuti dall’ANP e da Israele, il giorno successivo alcune centinaia di persone hanno deciso di scendere in piazza per manifestare contro Hamas. Nonostante le dimensioni ridotte delle proteste, i media occidentali e alcuni influencer palestinesi hanno contribuito a farle apparire come espressione della volontà della maggioranza degli abitanti di Gaza.
Perché le proteste?
Innanzitutto, è importante sottolineare che le proteste sono state di dimensioni minime rispetto alle più consistenti manifestazioni anti-Hamas avvenute prima dell’inizio del genocidio a Gaza nell’ottobre 2023. La maggior parte della narrazione si è sviluppata online e attraverso i media.
Nel settembre 2023, migliaia di palestinesi avevano protestato per giorni contro il governo di Hamas nella Striscia, manifestazioni che si erano poi concluse con una mediazione. Negli anni, a Gaza ci sono state numerose proteste contro Hamas su varie questioni.
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Alcune di queste manifestazioni sono state organizzate da ex dipendenti dell’ANP, rivale di Hamas, mentre altre sono state spontanee e genuine.
Non è possibile conoscere le intenzioni di ogni singolo manifestante che ha protestato contro Hamas nei due giorni in questione, ma è certo che ci siano stati appelli pubblici da parte dell’AP e di Israele per incoraggiarle.
Va ricordato che a Gaza ci sono persone che disapprovano sinceramente Hamas come partito politico, e la popolazione è in uno stato di disperazione a causa del genocidio israeliano e del blocco totale degli aiuti umanitari.
Ciò significa che, nel corso della guerra, si sono create le condizioni per la corruzione e il collaborazionismo con Israele e l’ANP. Questo si è manifestato attraverso bande criminali che hanno saccheggiato gli aiuti o estorto denaro alle organizzazioni umanitarie per consentire il passaggio delle merci nelle aree civili.
Questi gruppi armati hanno operato sotto la supervisione diretta dell’esercito israeliano, saccheggiando i convogli umanitari e facendo lievitare i prezzi, mentre cercavano di minare l’ordine pubblico in assenza delle forze di sicurezza di Hamas.
Israele ha tentato di utilizzare questi gruppi criminali nel nord della Striscia per tutta la durata della guerra, ma ha fallito dopo che Hamas e altre fazioni palestinesi li hanno eliminati. Anche l’ANP ha cercato di ottenere un ruolo in diverse aree di Gaza, senza successo.
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Questo non significa che non esistano persone a Gaza frustrate dalla guerra, con legittime rimostranze personali o divergenze politiche con Hamas. Gaza non è un blocco monolitico. Tuttavia, è evidente che le proteste siano state incoraggiate da Israele e dall’ANP per fini opportunistici, e che tra i manifestanti ci fossero anche individui a loro fedeli.
Inoltre, tutti i dati disponibili indicano che la stragrande maggioranza della popolazione di Gaza sostiene le ali armate della resistenza, nonostante le diverse affiliazioni politiche.
Quali sono gli obiettivi di queste proteste?
Attualmente, non esiste un vero e proprio movimento anti-Hamas a Gaza, nonostante i tentativi dei media occidentali, sauditi e israeliani di dipingerlo come tale. Tuttavia, se una rivolta aperta dovesse effettivamente prendere piede con l’obiettivo di espellere Hamas, sarebbe fondamentale comprendere le sue implicazioni.
L’obiettivo di Israele a Gaza è chiaramente l’espulsione di massa della popolazione civile per favorire un’annessione territoriale. L’unico ostacolo a questo piano è l’esistenza delle fazioni armate della resistenza palestinese. Senza di esse, Israele prenderebbe il controllo di Gaza, lasciando la popolazione alla mercé del suo esercito.
Chi sostiene che l’uscita di Hamas dalla Striscia porrebbe fine alla guerra e migliorerebbe le condizioni di vita dei palestinesi ignora la realtà storica e le dichiarazioni dei leader israeliani.
Nel 1982, quando Israele invase il Libano, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) accettò di ritirarsi a Tunisi. Il risultato fu che Israele, con l’aiuto delle sue milizie alleate, perpetrò massacri di civili nei campi profughi di Sabra e Shatila.
Inoltre, la Cisgiordania è un esempio lampante di ciò che accade in assenza della resistenza armata: nonostante l’ANP reprima le insurrezioni popolari e collabori con Israele, le colonie israeliane continuano ad espandersi.
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Anche Gaza ha tentato la resistenza non violenta nel 2018 con la Grande Marcia del Ritorno. Il risultato? Israele ha massacrato centinaia di civili disarmati, inclusi donne, bambini e giornalisti.
Quindi, se Hamas fosse espulso con la forza, chi impedirebbe a Israele di completare la pulizia etnica e annettere la Striscia?
Attualmente, tre fattori impediscono a Israele di attuare il suo piano: la resistenza armata, la presenza di ostaggi israeliani e la riluttanza dei Paesi arabi ad assorbire i profughi di Gaza.
Sebbene le recenti proteste anti-Hamas non abbiano avuto un impatto significativo, se ottenessero il loro scopo, i manifestanti stessi probabilmente finirebbero per essere sfollati.
Israele non ha scelto di combattere solo Hamas. Ha scelto di commettere un genocidio, di distruggere le infrastrutture civili e di affamare l’intera popolazione bloccando gli aiuti umanitari. Questa è la realtà.
(Leggi l’originale inglese qui)

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