La ricostruzione di Gaza richiederà decenni e ingenti aiuti dall’estero – ONU

The everyday reality in the besieged Strip is more and more difficult. (Photo: Mahmoud Abu Hamda, via Social Media)

By Nurah Tape

Mercoledì, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) ha pubblicato un rapporto completo sul disastroso futuro che attende Gaza. Questi sono i punti principali.

Il rapporto delle Nazioni Unite ha valutato che, anche se l’attacco israeliano in corso sulla Striscia di Gaza dovesse finire immediatamente, ci vorrebbero decenni e aiuti esteri significativi per riportare le condizioni socioeconomiche al livello precedente, in tutta l’area assediata. 

Questa valutazione è inclusa nel rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) tenutasi mercoledì, e quantifica la perdita di PIL, i tempi di ripresa, gli effetti duraturi sul livello di povertà e possibilità economiche delle famiglie.

“Dipinge un quadro scoraggiante, che apre enormi sfide future per lo sviluppo”, ha affermato l’UNCTAD in una nota.

Utilizzando immagini satellitari di ultima generazione e dati ufficiali, l’UNCTAD stima che l’economia di Gaza fosse già in perdita del 4,5% nei primi tre mesi del 2023.

L’operazione militare ha accelerato il declino in modo esponenziale, con un calo del PIL del 24%, e del PIL pro capite del 26,1% per l’intero anno.

L’Agenzia delle Nazioni Unite ha affermato: “Ipotizzando che l’attuale operazione militare dovesse concludersi immediatamente, con un inizio immediato della ricostruzione, e che la tendenza di crescita 2007-2022 dovesse persistere al tasso medio dello 0,4%, comunque a Gaza occorrerebbe arrivare fino al 2092 per ripristinare i livelli del PIL dell’anno 2022. Il PIL pro capite, e le condizioni socioeconomiche, resterebbero in continuo calo”.

Aggiunge la dichiarazione che, anche in uno scenario più ottimistico, ipotizzando il PIL in crescita del 10% annuo, servirebbe comunque un PIL pro capite al livello precedente l’embargo del 2006, fino al 2035. 

Impegno finanziario necessario

Secondo il rapporto, la ripresa dell’economia di Gaza richiederà un impegno finanziario parecchio superiore ai 3,9 miliardi di dollari stanziati dopo l’aggressione del 2014, e comporterà un grande sforzo internazionale per rendere possibile il ripristino delle condizioni socioeconomiche antecedenti il massacro.

Le condizioni socioeconomiche a Gaza erano già disastrose nel 2022, e nella prima metà del 2023. 

I due milioni di abitanti, confinati nello spazio più densamente popolato al mondo, soffrivano un inadeguato accesso all’acqua pulita, una fornitura sporadica di elettricità e non possedevano un sistema fognario conforme alle necessità.

“Due terzi della popolazione viveva in povertà e il 45% della forza lavoro era disoccupata, prima dell’ultima operazione militare”, ha affermato l’UNCTAD.

Questo attacco militare, ancora in corso, ha sfollato l’85% della popolazione, bloccando le attività economiche e peggiorando ulteriormente il livello di povertà e disoccupazione.

Nel dicembre 2023, la disoccupazione era già salita al 79,3%. Inoltre, 37.379 edifici – equivalenti al 18% delle strutture totali della Striscia – erano danneggiati o distrutti.

La Striscia di Gaza, la cui popolazione è composta per metà da bambini, è ormai inabitabile per tutte le persone prive di reddito, di accesso all’acqua, ai servizi igienico-sanitari, alla salute e all’istruzione.

Porre fine al blocco

Il Rapporto sottolinea l’urgente necessità di interrompere questo ciclo di distruzione economica, che ha ridotto l’80% della popolazione dipendente dagli aiuti internazionali, e segnala che il ritorno alla situazione antecedente non è un’opzione da considerare.

“Le possibilità, e la velocità di ripresa a Gaza dipendono dalla fine delle operazioni militari, dall’impegno dei donatori, e consecutivamente dalla capacità di crescita”, ha affermato l’UNCTAD.

La valutazione dell’UNCTAD avverte che la nuova fase di riabilitazione per l’economia, non può avere come obiettivo il ritorno alla situazione pre-ottobre 2023.

“Il circolo vizioso di distruzione e ricostruzione parziale deve terminare”.

I vincoli economici di Gaza, segnati da 56 anni di occupazione, e da un embargo durato 17 anni, necessitano di una comprensione approfondita e di strategie realistiche, per poter sbloccare il potenziale di crescita attraverso varie misure, sottolinea l’UNCTAD.

Le misure includono “il ripristino dell’aeroporto internazionale (oggi inutilizzabile), la costruzione di un porto marittimo, e l’autonomia del governo palestinese sui giacimenti di gas naturale scoperti negli anni ’90 al largo di Gaza,  questo potrebbe contribuire a finanziare la ricostruzione delle infrastrutture”.

Bilancio per sostenere il governo

Il rapporto evidenzia la necessità di fornire un sostegno finanziario immediato, e consistente, al governo palestinese.

“Un sostegno può prevenire il collasso, aiutando l’amministrazione a fornire servizi pubblici essenziali, garantendo il pagamento degli stipendi e la liquidazione degli arretrati al settore privato”, ha affermato l’Agenzia delle Nazioni Unite.

Gli aiuti esteri sono scesi da un totale di 2 miliardi di dollari, ovvero il 27% del PIL, nel 2008 – a 550 milioni di dollari, ovvero meno del 3% del PIL, nel 2022.

L’UNCTAD avverte che la soluzione della crisi a Gaza “richiede la fine dell’operazione militare e la revoca del blocco, come passo fondamentale verso la realizzazione della soluzione a due Stati lungo i confini del 1967, in linea con il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite”.

L’Agenzia delle Nazioni Unite ha esortato donatori e comunità internazionale a riconoscere che ” i vincoli sull’economia palestinese, in particolare a Gaza, vanno ben oltre il recente conflitto”.

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

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