La resistenza di Gaza utilizza lo sport da combattimento contro Israele?

Un combattente con Al-Qassam. (photo: Mahmoud Ajjour, The Palestine Chronicle)

By Robert Inlakesh

I gruppi armati palestinesi hanno addestrato i loro soldati in varie arti marziali, è un fatto noto, per prepararli fisicamente al combattimento corpo a corpo. Quanto hanno influito gli sport da combattimento sulla strategia militare?

Nel suo primo discorso, dopo l’offensiva di Hamas del 7 ottobre, il segretario generale di Hezbollah, Seyyed Hassan Nasrallah, ha affermato che le forze di resistenza non hanno inferto un “colpo mortale”, ma che hanno “conquistato punteggio”.

Osservando un piccolo esercito di guerriglia, mentre si approccia a un veicolo militare, equipaggiato con attrezzature ad alta tecnologia del valore di miliardi di dollari, con circa 300.000 soldati pronti al combattimento, risulta evidente che la lotta non può essere equilibrata. 

Le tattiche apprese dai combattenti della Resistenza Palestinese, addestrati nell’arte del Judo, sono state utilizzate sul campo di battaglia.

Usare lo slancio dell’avversario

Nel Judo, l’approccio fondamentale al combattimento è radicato nell’idea di equilibrio, e nell’utilizzo del peso e dello slancio dell’avversario contro lui stesso.

Il concetto di base è quello di rimanere radicati al suolo, provocando l’attaccante a lanciare una mossa offensiva, quindi sfruttare la potenza del suo attacco e farlo cadere in una trappola difensiva, che può neutralizzare la minaccia e portarlo alla sconfitta.

L’analisi delle azioni portate avanti dalla Resistenza Palestinese, che ha attirato gli israeliani nella Striscia di Gaza, evidenzia un approccio simile a quello dell’arte difensiva del judo: i combattenti hanno trasformato la forza dell’avversario nella sua debolezza.

E’ risaputo che, in tutti gli sport da combattimento, provocare la rabbia dell’avversario è un metodo efficace per ottenere la vittoria, soprattutto quando si ha a che fare con un nemico più forte.

In qualsiasi sport da combattimento, ai principianti viene insegnato a mantenere la calma, e controllare la rabbia. Chiunque abbia gareggiato in un’arte marziale, ha sperimentato le conseguenze di un’aggressività impulsiva, che si traduce in incoscienza e stanchezza, due effetti facilmente manipolabili da un avversario esperto, che può utilizzarli a proprio vantaggio.

Strategia “Rope a Dope”

Quando il leader di Hezbollah, Seyyed Hassan Nasrallah, ha usato riferimenti alla boxe, menzionando il punteggio, e sottolineando che la Resistenza non ha ancora messo a segno il colpo decisivo, ha spiegato con precisione la strategia adottata.

Il braccio armato di Hamas, le Brigate Al-Qassam, hanno inferto una grave ferita agli israeliani con l’offensiva del 7 ottobre, perché non hanno semplicemente vinto l’inizio dello scontro, ma hanno provocato il nemico ad agire in base all’emozione, e a combattere la Resistenza. 

Per citare un paragone nella storia della boxe, i gruppi armati palestinesi hanno trascinato Israele nella strategia “Rope a dope” dell’ex campione di pesi massimi, Mohammed Ali.

Il concetto è nato quando Ali ha combattuto contro George Foreman. Fino all’incontro tutti ritenevano che la forza, la grandezza e potenza di Foreman, non lasciasse alcuna possibilità a Mohammed Ali di riuscire a sconfiggerlo.

Ali, cosciente di questo fatto, aveva deciso di agire in modo inaspettato: coprendosi alla meglio, aveva lasciato che George Foreman scaricasse tutti i suoi colpi potenti, mentre Ali, sdraiato sulle corde, cercava di far stancare il nemico in chiaro vantaggio fisico.

Mohammed Ali aveva, inoltre, usato l’ambiente contro il suo avversario. L’incontro si era tenuto a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, dove Ali aveva deciso di arrivare in largo anticipo per adattarsi al territorio, mentre l’allora campione dei pesi massimi, George Foreman, era arrivato poco prima della data dell’incontro.

Nessuno si aspettava che Ali vincesse l’incontro, eppure, attirando Foreman in quel tipo di combattimento, l’uomo che oggi conosciamo come “il più grande pugile” di tutti i tempi, era riuscito a stancare così tanto il suo avversario, da poter cogliere al momento giusto l’opportunità di colpire, e sconfiggerlo.

Il mantello dell’invincibilità è caduto

La Resistenza Palestinese ha attirato gli israeliani nel loro territorio, a Gaza, costringendoli a combattere alle loro condizioni sul campo di battaglia.

Per riprendere, ancora, quanto affermato da Nasrallah di Hezbollah, i combattenti palestinesi stanno segnando punti contro gli israeliani, usando la tattica di guerriglia del “mordi e fuggi”.

È chiaro che la Resistenza Palestinese a Gaza, proprio come i Viet Cong (l’ala armata del Fronte di Liberazione Nazionale Vietnamita) che hanno combattuto l’esercito americano, non possiede il necessario equipaggiamento per combattere una guerra convenzionale, quindi consentono al nemico di avvicinarsi a loro, aspettano che l’esercito israeliano si esponga, e colpiscono cogliendoli di sorpresa.

Israele ha gettato tutto il suo peso sopra Gaza, e la Resistenza Palestinese lo sta sfruttando. 

Questo ha causato un forte affaticamento dell’esercito israeliano, che non era pronto a combattere nello stile di combattimento in cui Hamas lo ha trascinato.

Quando un combattente si infortuna, in qualsiasi sport da combattimento, deride il suo avversario per dimostrare che non ha subito alcun danno, anche se risulta evidente a tutti, ma questo non serve a nulla.

Gli israeliani sono stati trascinati in una rissa, hanno sprecato ogni vantaggio bombardando Gaza con tutta la loro forza, ma in questo processo hanno anche messo in luce ogni loro debolezza.

Paragonando Israele a un campione del mondo di combattenti, il loro record è stato perfettamente pulito in passato, a parte una perdita di punti nel 2006 (contro Hezbollah), ma Israele era ancora considerato imbattibile nell’arena.

Nella battaglia in corso, il mantello dell’invincibilità è caduto, il combattente più debole sta dimostrando che l’intelligenza, il cuore e la preparazione posso superare e vincere anche le sfide più difficili.

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

- Robert Inlakesh è un giornalista, scrittore e regista di documentari. Esperto di Medio Oriente, e specializzato in Palestina. Ha contribuito con questo articolo a The Palestine Chronicle.

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