La guerra di Gaza è perduta: Ma Netanyahu lo ammetterà?

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. (Photo: Russia Presidential Press and Information Office, via Wikimedia Commons)

By Ramzy Baroud

Qualunque cosa accadrà nei prossimi giorni e settimane, Israele ha, sotto molti aspetti, perso la guerra.

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è spesso vantato della prontezza del suo esercito ad affrontare ed eliminare tutte le minacce alla “sicurezza” di Israele.

Anche l’esercito israeliano ha contribuito alla propaganda israeliana secondo cui Tel Aviv sarebbe in grado di affrontare numerose minacce su tutti i fronti, da Gaza, alla Cisgiordania, al Libano e alla Siria.

Ma l’attacco di Hamas contro numerosi obiettivi israeliani sabato 5 ottobre, esattamente alle 6 del mattino, ora palestinese, ha dimostrato che aveva completamente torto. Né Netanyahu, né il suo esercito sono stati infatti in grado di affrontare un singolo gruppo palestinese, operante da solo e sotto assedio.

Ci vorrà del tempo perché tutto questo venga compreso tra i leader israeliani, i vertici militari, i media e la società. Per ora, tuttavia, Netanyahu cerca disperatamente di dimostrare che Israele rimane un Paese potente e una potenza regionale che merita il suo status, spesso millantato di avere un esercito “invincibile”.

Ma tutte le sue opzioni sono quasi impossibili.

Era ovvio che Hamas, e più tardi la Jihad Islamica, desideravano catturare quanti più israeliani possibile, sia soldati che coloni.

Farlo significa creare una nuova linea di difesa, che limiterebbe la risposta militare israeliana e, alla fine, costringerebbe Israele a negoziare.

Ma ciò che la Resistenza Palestinese vuole da Netanyahu è un prezzo troppo alto da pagare per il Primo Ministro in difficoltà.

Dichiarazione dopo dichiarazione, a cominciare da quella del Comandante in capo delle Brigate Al-Qassam, Mohammed Deif, seguito da Ismail Haniyeh, capo dell’Ufficio Politico di Hamas, e poi da Ziad al-Nakhla della Jihad Islamica, ha dimostrato che le richieste palestinesi sono chiare e precise:

Liberare tutti i prigionieri; rispettare la sacralità dei luoghi santi palestinesi a Gerusalemme, porre fine all’assedio di Gaza e altro ancora.

Tali richieste, anche se dovrebbero essere considerate ragionevoli, sono quasi impossibili da soddisfare per Netanyahu e il suo governo di estrema destra. Se dovesse accettarle, il suo governo cadrebbe rapidamente, mandando la politica israeliana ancora una volta nel caos.

In ogni caso, quel crollo sembra imminente.

Il Ministro della Sicurezza Nazionale di estrema destra Itamar Ben-Gvir è quasi completamente scomparso dalla scena politica. Questo è uno sviluppo importante.

Infatti, uno dei risultati della Resistenza a Gaza è stato l’emarginazione di personaggi così noti, che hanno agito impunemente contro civili palestinesi disarmati a Gerusalemme, nella Moschea di Al-Aqsa, persino nelle numerose prigioni israeliane.

Ma una nuova coalizione in Israele complicherebbe ancora di più la missione di Netanyahu. Il governo ha già dichiarato lo stato di guerra, e i potenziali nuovi ministri vogliono che Netanyahu si impegni a legare tale dichiarazione di guerra alla fine di Hamas. Per sempre.

Questa è la prima vera guerra di Gaza, dicono. Vogliono anche che sia l’ultima.

Ma se Netanyahu continuasse a uccidere civili a Gaza, attraverso attacchi aerei e bombardamenti, come lui e altri leader israeliani hanno fatto in precedenti operazioni militari, né Hamas, né qualsiasi altro gruppo verrebbe eliminato.

La Resistenza Palestinese è troppo attenta a prestarsi come facile bersaglio per gli aerei da guerra, i droni e i cecchini israeliani. Le sue operazioni sono condotte quasi interamente sottoterra.

Ne consegue che la distruzione della Resistenza richiederebbe una massiccia invasione di terra.

Non solo la Resistenza ha previsto tutti gli scenari, compresa l’incursione via terra, ma un’invasione di Gaza porterebbe sicuramente a migliaia di morti israeliane; per non parlare della perdita di decine di migliaia di vite palestinesi.

Inoltre, i soldati israeliani si sono dimostrati incapaci di combattere una battaglia di terra. Hamas lo ha dimostrato negli ultimi giorni, come anche Hezbollah in Libano nel 2000 e, ancora, nel 2006.

Ma anche supponendo che Israele sarà in grado di effettuare una simile invasione, cosa farà una volta conquistata Gaza?

Nel 2005, l’esercito israeliano è fuggito da Gaza a causa dell’intensa Resistenza in tutta la Striscia. Ha evacuato le sue forze, e le ha rapidamente ridistribuite, posizionandole su tutto il perimetro del confine di Gaza, da qui il famigerato assedio di oggi.

La Resistenza allora era molto più debole, meno organizzata e molto meno armata di quanto lo sia oggi.

Se Israele prenderà di nuovo il controllo di Gaza, dovrà combattere la stessa Resistenza palestinese ogni giorno, e forse per gli anni a venire.

Non è chiaro quale direzione sceglierà Netanyahu. Ma in ogni caso, qualunque cosa accadrà nei prossimi giorni e settimane, Israele ha, sotto molti aspetti, perso la guerra.

Staremo a vedere.

- Ramzy Baroud is a journalist and the Editor of The Palestine Chronicle. He is the author of six books. His latest book, co-edited with Ilan Pappé, is “Our Vision for Liberation: Engaged Palestinian Leaders and Intellectuals Speak out”. Dr. Baroud is a Non-resident Senior Research Fellow at the Center for Islam and Global Affairs (CIGA). His website is www.ramzybaroud.net

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