By Redazione Palestine Chronicle
Un’assemblea pubblica è stata convocata venerdì 15 settembre per chiedere la liberazione di Khaled El Qaisi, studente italo-palestinese detenuto in Israele senza accuse formali né contatti con i legali.
“Dal 31 agosto Khaled è detenuto in Israele, trattenuto senza accusa formale ed in violazione di diritti comunemente riconosciuti in Italia, in Europa e in seno all’ONU,” la famiglia scrive in un comunicato.
Cosa è successo finora
Nei giorni scorsi, il legale della famiglia di El Qaisi in Italia, Flavio Albertini Rossi, aveva spiegato in un comunicato l’attuale situazione dello studente.
“Il 7 settembre si è tenuta un’udienza a Rishon Lezion, a sud Di Tel Aviv, “conclusasi con una proroga della detenzione per altri 7 giorni,” si legge nel comunicato.
Il legale fa sapere che, dopo l’arresto, “a Khaled è stato impedito di interloquire con il proprio difensore di fiducia.”
“È quotidianamente sottoposto a interrogatorio senza la presenza del suo difensore ed è quindi solo mentre affronta domande pressanti poste dai poliziotti nella saletta di un carcere.”
Non solo questo: ad El Qaisi, secondo Albertini Rossi, “non è consentito conoscere gli atti che hanno determinato la sua custodia e la possibile durata.”
Quella che, a ragione, viene definita dal legale una pratica in “totale spregio dei diritti di civiltà giuridica operati dalla legislazione israeliana” è tristemente una prassi per moltissimi palestinesi.
Il legale, infatti, esprime la preoccupazione circa “la facoltà concessa all’autorità israeliana di poter sostituire, in difetto di prove, la detenzione penale con quella amministrativa.”
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La moglie: ‘Siamo stati travolti dalla solidarietà’
In un’intervista con l’ANSA, Francesca Antinucci, moglie di El Qaisi, presente al momento dell’arresto, ha dichiarato che, secondo il suo parere, “questo genere di trattamento gli viene riservato perché (Khaled) è palestinese.”
Non ci sarebbero stati contatti diretti con la Farnesina, ma Antinucci riferisce all’ANSA che la famiglia è in contatto costante con il consolato. Il console italiano a Tel Aviv è riuscito a vedere El Qaisi durante l’udienza a porte chiuse del 7 settembre, e a rassicurarlo sulle condizioni della sua famiglia.
“Siamo stati travolti dalla solidarietà,” Antinucci prosegue, esprimendo la necessità di coordinare le azioni tese alla mobilitazione in favore di El Qaisi.
Il 14 settembre è fissata una seconda udienza e Antinucci esprime la sua preoccupazione in merito, che fa eco ai timori formulati dal legale della famiglia.
“La cosa che ci angoscia è che tutto si possa tradurre in un altro tipo di detenzione, la detenzione amministrativa, che si può (…) protrarre senza fine, di sei mesi in sei mesi.”
L’appello della famiglia è, ovviamente, quello di non far calare l’attenzione sul caso.
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(The Palestine Chronicle)
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