Il genocidio di Gaza arriva sul palco di Sanremo con le parole di Ghali

Il rapper italo-tunisino Ghali chiede di fermare il genocidio in mondovisione a Sanremo. (Photo: video grab)

By Redazione Palestine Chronicle

Trenta i big della musica a competere sul più importante palco italiano, ma solo due di loro hanno fatto riferimenti al genocidio in corso sulla Striscia di Gaza.

Si è distinto in particolare Ghali, rapper italo tunisino che, anche dalle sue pagine social, ha sempre espresso solidarietà al popolo palestinese. 

La settantaquattresima edizione del Festival di Sanremo ha suscitato, come ogni anno, particolare attenzione e numerose polemiche. L’edizione 2024 aveva, però, creato grandi aspettative da parte di tutti gli italiani impegnati nel supporto di Gaza tramite proteste, social media, raccolte fondi, che attendevano un cenno di umanità da parte dei loro idoli musicali.

La risposta più chiara è arrivata dal giovane rapper Ghali, italiano di origine tunisina, che si è presentato ai fotografi, insieme al suo alieno “Rich Ciolino”, indossando sulla testa una kuffyieh palestinese. 

Nel brano in gara, dal titolo “Casa mia”, un paio di strofe sembrano riferimenti espliciti all’attacco israeliano su Gaza:

“Come fate a dire / che qui è tutto normale /  per tracciare un confine /con linee immaginarie  / bombardate un ospedale /per un pezzo di terra o per un pezzo di pane /non c’è mai pace”.

Il testo riporta un’ipotetica conversazione tra Ghali e l’alieno, in cui l’artista racconta alla creatura proveniente da un altro pianeta come si vive sul nostro, descrivendo gli orrori e la bellezza del mondo. 

A suscitare particolare clamore, però, sono state tre semplici parole che Ghali ha espresso dal palco dell’Ariston, sotto suggerimento dell’amico extra terrestre: “Stop al genocidio”.

L’appello ha scatenato l’immediata reazione dell‘ambasciatore israeliano di Roma, Alon Bar, il quale ha prontamente ribattuto “Ritengo vergognoso che il palco del Festival sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”, sottolineando che dalla città dei fiori sarebbe stata concessa solo una menzione agli ostaggi israeliani. 

Stime palestinesi, e internazionali, affermano che la maggior parte delle persone uccise e ferite a Gaza sono donne e bambini, e che il numero complessivo di morti, feriti e dispersi ha ormai superato i centomila. 

In riferimento alle critiche, Ghali ha avuto occasione di replicare a Domenica In: “Mi dispiace che abbia risposto in questo modo, c’erano tante cose da dire. Ma per cosa altro avrei dovuto usare questo palco?”

“Il fatto che l’ambasciatore parli così non va bene, continua la politica del terrore, la gente ha paura di dire stop alla guerra, stop al genocidio, stiamo vivendo un momento in cui le persone sentono che vanno a perdere qualcosa se dicono viva la pace,” ha aggiunto.

“Ci sono dei bambini di mezzo: tra quei bambini che stanno morendo chissà quante star, quanti dottori, insegnanti, quanti geni ci sono lì in mezzo”.

Anche il  cantautore e produttore Dargen D’Amico ha espresso, tramite i suoi outfit, solidarietà a Gaza. Non sono passati inosservati i suoi completi con i colori della bandiera palestinese, la giacca con la scritta “parole, parole, parole”, e appelli in riferimento alla tragica situazione attuale.

In questo momento dall’altra parte del Mediterraneo ci sono bambini buttati in terra negli ospedali perché non ci sono più barelle né medicine, e sono operati alla luce di un telefono cellulare, mutilati senza anestesia. Bisogna avere il coraggio di imporre il cessate il fuoco”, è stata una delle sue dichiarazioni.

Gli utenti dei social media si sono scatenati in supporto ai due cantanti, ma non sono mancate anche le critiche di un nutrito gruppo di italiani ormai stanchi della censura, e dell’impossibilità di citare apertamente Gaza e Israele sui canali mainstream del paese.

Aspre le contestazioni verso il conduttore del Festival Amadeus, visibilmente impacciato e in imbarazzo nel gestire le esternazioni dei due musicisti riferite al massacro contro il popolo palestinese. 

Secondo il Ministero della Sanità palestinese a Gaza, 28,176 Palestinesi sono stati uccisi e 67,784 feriti nel genocidio israeliano a Gaza, iniziato il 7 ottobre. 

(The Palestine Chronicle)

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