Dopo la censura, i manganelli – Manifestanti pro-Palestina di Napoli caricati dalla polizia

I manifestanti di Napoli caricati dalla polizia. (Photo: Centro Culturale Handala Ali, Supplied)

By Redazione Palestine Chronicle

Martedì 13 febbraio si è tenuto un presidio davanti alle sedi RAI di Napoli, la polizia ha caricato i manifestanti causando diversi feriti. 

Il presidio, organizzato a livello nazionale in molte città italiane, mirava a ottenere spiegazioni e scuse da parte dei vertici Rai, a seguito del comunicato letto dalla conduttrice Mara Venier nel programma Domenica In. 

Nel comunicato l’amministratore delegato Rai, Roberto Sergio, esprimeva solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica, in modo sentito e convinto, affermazioni che Mara Venier ha commentato dicendo: “Sono parole che ovviamente condividiamo tutti”.

Tali dichiarazioni sono giunte immediatamente dopo un’intervista al rapper italo tunisino Ghali, colpevole, secondo alcuni, di aver scatenato la furia dell’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar. 

Ghali aveva espresso solidarietà al popolo palestinese chiedendo uno “stop al genocidio” dal palco di Sanremo. Il rapper, durante l’intervista, non si è scusato per le proprie posizioni: 

Il fatto che lui parli così non va bene. Continua questa politica del terrore, la gente ha sempre più paura di dire stop alla guerra e stop al genocidio. Le persone sentono che perdono qualcosa se dicono viva la pace, non deve succedere questo,” aveva detto, aggiungendo:

“Ci sono i bambini di mezzo: io da bambino sognavo, e ieri sono arrivato quarto a Sanremo. Quei bambini stanno morendo, chissà quante star, quanti dottori, quanti geni ci sono tra loro”.

Tempestivamente è arrivata la replica dai vertici Rai, apertamente distante da qualsiasi parola o azione in solidarietà a Gaza. Un fatto che non è stato sottovalutato da milioni di utenti, e che ha sollevato diverse azioni in risposta, sia da enti e associazioni legate alla causa palestinese, che dai singoli cittadini indignati dalla censura nel servizio pubblico. 

Tra le azioni intraprese, la decisione di organizzare presidi in varie città sotto le sedi Rai. A Napoli erano presenti il Centro Culturale Handala, Napoli per la Palestina, Studenti per la Palestina, il sindacato Si.Cobas, e altre realtà cittadine. Diversi esponenti sono stati contattati la sera precedente dalla Digos, che ha inoltre fermato alcuni manifestanti impendendo loro di raggiungere il presidio. 

Sotto la sede regionale Rai i manifestanti hanno trovato la polizia in tenuta anti sommossa. Abbiamo chiesto di poter far salire negli uffici alcuni rappresentanti, volevamo realizzare una video intervista e fargli leggere il nostro comunicato. Non concepiamo come sia possibile pagare il canone di un servizio pubblico che risponde agli ordini di una piccola lobby sionista, ignorando i cittadini e contribuenti italiani” racconta a The Palestine Chronicle Emiliano, del Centro Culturale Handala, partecipante al presidio. 

Non abbiamo spinto, non abbiamo usato violenza, continuavamo a chiedere di poter parlare con qualcuno, e all’improvviso la polizia ci ha caricato. Molte persone sono rimaste gravemente ferite, sanguinavano su tutta la faccia, avevano la testa aperta dalle manganellate”.

Il presidio non si è comunque sciolto, sotto la pressione dei tafferugli e delle richieste incessanti si sono infine presentati ai manifestanti il Caposervizio Tgr Campania, Fabrizio Cappella, e un giornalista, che non hanno però concesso di essere intervistati, e che hanno rifiutato di leggere il comunicato preparato dalle reti in solidarietà alla Palestina. 

I partecipanti hanno ricordato che oltre cento giornalisti sono stati deliberatamente uccisi dall’inizio del massacro su Gaza, sottolineando la mancanza di solidarietà umana e professionale dei colleghi italiani, oltre alla censura costante delle notizie provenienti dalla Striscia. 

“Il giornalista ha intervistato una sola compagna, forse per un minuto. Continuavano a ripeterci che non possono rilasciare dichiarazioni o commenti senza prima confrontarsi con la sede di Roma. Siamo sessanta milioni di italiani, e il servizio pubblico teme una lobby minuscola sionista, tutto questo non ha senso. Non ci sentiamo rappresentati, non c’è rispetto,” aggiunge Emiliano. 

Questo il testo del comunicato: 

Riteniamo inaccettabile e gravissimo che nell’ambito di un’occasione pubblica (e di impareggiabile risonanza nazionale) intervenga come una scure una DIRETTA CENSURA da parte della RAI (Radio Televisione Italiana), responsabile del nostro ‘’servizio pubblico”, nei confronti del messaggio di un artista che ha avuto l’ardire di lanciare un appello, tanto chiaro nell’allusione quanto dovuto nell’urgenza e umanità, di “STOP AL GENOCIDIO”, riferendosi, chiaramente, a quello che sta avvenendo in Palestina non dal 7 ottobre ma da oltre 75 anni, come ha ribadito e rilanciato lui stesso nelle interviste di rito successive alla manifestazione.

Ebbene, non solo l’emittente ha prontamente eliso le parti in cui era presente l’appello dalla registrazione ma ha addirittura fatto arrivare un COMUNICATO del proprio amministratore delegato Roberto Sergio, paragonabile a una “velina” fascista, in cui questi ha sottolineato l’attenzione della TV pubblica alla ”tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas”, alla ”strage del 7 ottobre” e la ”solidarietà” alla ”comunità ebraica italiana”. Senza una parola sul massacro a Gaza e in Palestina, sulle oltre 28mila vittime (delle quali circa 13mila bambini) e più di 7mila dispersi, sulla distruzione della Striscia di Gaza e il genocidio del Popolo Palestinese.

Mentre il TG1 parla di forze di ”difesa” israeliane, l’esercito sionista ha lanciato in queste ore un pesante attacco su Rafah, dove sono rifugiate un milione e mezzo di persone, provocando almeno 100 vittime e colpendo deliberatamente le aree in cui si sono rifugiati migliaia di Gazawi. In questo come nei precedenti attacchi le IDF hanno, sotto gli occhi di tutto il mondo, continuamente violato qualsiasi diritto internazionale tramite l’utilizzo di metodologie e armi vietate internazionalmente e restando, ovviamente, impuniti. Il comunicato di Sergio, seguito alle pressioni dell’Ambasciatore Israeliano, servilmente si limita ad affermare la linea del governo italiano che vuole usare il servizio pubblico nazionale (in teoria indipendente e imparziale) esclusivamente per sostenere una scelta politica filo-israeliana, censurando le denunce del genocidio del popolo Palestinese e tacciando di terrorismo la sua Resistenza.

Al netto dell’eclatanza del gesto, la RAI non solo non è nuova all’omissione e all’oscuramento di fondamentali parti nella cronaca e nel racconto degli avvenimenti in Palestina, ma ha adottato da decenni una vera e propria linea comunicativa ed editoriale completamente schiacciata sulla narrazione funzionale agli interessi israeliani e del mondo occidentale (Stati Uniti ed Europa in testa), ricoprendo un ruolo di collaborazionismo e di “washing” sistematico dei crimini israeliani. Ci chiediamo cosa ne pensino i giornalisti RAI degli oltre cento colleghi palestinesi uccisi dall’esercito israeliano con attacchi mirati, il motivo del loro silenzio sconcertante e della complicità delle loro omissioni e falsità, completamente in contraddizione e incoerenza rispetto alla loro deontologia professionale.

Chiediamo le immediate dimissioni dell’amministratore delegato Roberto Sergio, la fine della censura di tutto ciò che riguarda la Palestina e la sua Resistenza e la fine dell’omissione o giustificazione dei crimini di Israele. Pretendiamo un’informazione COMPLETA e priva di condizionamenti politici ed economici. Invitiamo i nostri concittadini a boicottare la Rai in ogni modo in loro potere perché questa vergogna si arresti.

STOP AL GENOCIDIO VIVA LA RESISTENZA PALESTINESE

CENTRO CULTURALE HANDALA ALI”

Stime palestinesi, e internazionali, affermano che il numero complessivo delle vittime a Gaza, dall’inizio dell’attacco, abbia ormai superato i centomila tra morti, feriti e dispersi sotto le macerie. 

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