Il Centro per la Democrazia segnala ‘eccezionale gravità’ nelle misure cautelari contro Hannoun

Prominent Palestinian activist Mohammed Hannoun. (Photo: via Facebook)

By Redazione Palestine Chronicle

Il CRED afferma che le misure cautelari nei confronti di Mohammed Hannoun presentano profili di “eccezionale gravità” a causa del ricorso a prove prodotte dalle forze armate israeliane.

Il CRED (Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia) ha espresso forti perplessità in merito alle misure cautelari emesse nei confronti di Mohammed Hannoun e di altri attivisti impegnati nella solidarietà con la popolazione palestinese.

In un comunicato, il CRED afferma che l’impianto accusatorio presenta “un elemento di eccezionale criticità”, rilevando che “una parte rilevante delle contestazioni si fonda su documentazione prodotta dall’esercito israeliano nel corso di operazioni militari condotte nella Striscia di Gaza”.

Secondo il Centro, tali materiali sarebbero stati recepiti “come prove documentali senza un effettivo vaglio di terzietà, attendibilità e verificabilità”.

Esponente di spicco del movimento palestinese arrestato mentre cresce la pressione sull’attivismo pro-Palestina

Nel testo, il CRED sottolinea che Israele “non è un soggetto neutrale né una semplice ‘parte in conflitto’”, ricordando che si tratta di “uno Stato attualmente sotto scrutinio per genocidio davanti alla Corte Internazionale di Giustizia e destinatario di misure provvisorie vincolanti”.

“Questo dato giuridico,” prosegue il comunicato, “non può essere ignorato nel momento in cui le sue forze armate producono materiale probatorio destinato a incidere sulla libertà personale di cittadini e residenti in Italia”.

Il CRED evidenzia inoltre che tali documenti sono “formati in un contesto radicalmente incompatibile con le garanzie del giusto processo”, citando “l’assenza di contraddittorio” e la loro produzione “da parte di un apparato militare direttamente coinvolto in crimini oggetto di indagine internazionale”.

Il loro utilizzo, secondo il Centro, determina “un grave slittamento tra cooperazione giudiziaria e recepimento acritico di intelligence militare”.

Particolare preoccupazione viene espressa per la qualificazione di attività di assistenza umanitaria come “finanziamento al terrorismo”, quando tale qualificazione si fonda sull’inclusione delle organizzazioni beneficiarie “in liste predisposte da un governo straniero”.

“In tal modo,” si legge nel comunicato, “l’etichettamento politico sostituisce l’accertamento giudiziale”, aggiungendo che se “l’esercito israeliano qualifica un soggetto come ‘familiare di un terrorista’, tale definizione viene assunta come presupposto di reato dal giudice italiano, senza alcuna verifica autonoma”.

Nel documento, il CRED afferma che l’azione penale appare orientata a “una rilettura unitaria di oltre vent’anni di attività”, nel tentativo di attribuire rilievo penale a fatti “già oggetto di passate archiviazioni”.

 

View this post on Instagram

 

A post shared by USB.Lombardia (@usb.lombardia)

L’uso di presunti “nuovi elementi” forniti dall’esercito israeliano dopo il 7 ottobre 2023, secondo il Centro, configura “una sorta di ‘clima di emergenza interpretativa’” che travolge “i principi di legalità e certezza del diritto”, incidendo retroattivamente su condotte definite come “solidarietà lecita”.

Il CRED descrive il caso come “paradigmatico di lawfare”, definendolo “l’uso del diritto penale come proiezione di una strategia politica e militare esterna”, in cui “l’intelligence di uno Stato accusato di genocidio finisce per orientare le valutazioni di un tribunale della Repubblica Italiana”.

Secondo il Centro, si tratta di “un corto circuito istituzionale che compromette la sovranità della funzione giurisdizionale”.

Nel passaggio conclusivo, il CRED richiama la magistratura “al rispetto rigoroso dei principi di autonomia e indipendenza”, affermando che “l’accertamento penale non può fondarsi su prove prodotte da un apparato militare in guerra, né su etichette politiche”.

“In gioco,” conclude il comunicato, “non vi è soltanto la posizione degli indagati, ma la tenuta dello Stato di diritto e il confine, sempre più fragile, tra giustizia e guerra giuridica”.

(The Palestine Chronicle)

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*