Gli USA si astengono – Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU approva la risoluzione per il cessate il fuoco su Gaza

Gli Stati Uniti si sono astenuti dal voto, consentendo l’approvazione della risoluzione sul cessate il fuoco. (Foto: sito web delle Nazioni Unite)

By Redazione Palestine Chronicle

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che chiede un cessate il fuoco immediato su Gaza: gli USA si sono astenuti dall’utilizzare il potere di veto per la prima volta, dopo 171 giorni di guerra.

La risoluzione, presentata dai membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza, “richiede un cessate il fuoco immediato per il mese di Ramadan, rispettato da entrambe le parti, per arrivare a un cessate il fuoco duraturo”.

Chiede, inoltre “il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, sottolineando l’urgente necessità di aumentare gli aiuti e chiedendo la rimozione di tutti gli ostacoli alla consegna”.

La risoluzione, scritta dai dieci membri eletti del consiglio e proposta al consiglio dal rappresentante del Mozambico, è stata approvata con 14 voti favorevoli e l’astensione degli Stati Uniti.

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Prima del voto, l’ambasciatore russo Vassily Nebenzia aveva definito “inaccettabile” il fatto che la parola “permanente” venisse sostituita utilizzando un linguaggio più debole.

“Abbiamo tutti ricevuto istruzioni per votare su un testo che conteneva la parola permanente, qualsiasi altra definizione potrebbe essere interpretata come un permesso a Israele per continuare l’attacco”. L’emendamento russo, tuttavia, non è passato per mancanza di voti.

L’ambasciatore, e rappresentante permanente della Cina presso l’ONU, Zhang Jun, ha affermato che “l’attuale bozza è inequivocabile e corretta, e richiede un cessate il fuoco immediato, mentre quella precedente era evasiva e ambigua”.

Il rappresentante cinese ha accusato gli Stati Uniti di aver ostacolato i precedenti tentativi di approvare la risoluzione per un cessate il fuoco.

“Considerate le vite che sono ormai perse, la risoluzione odierna del Consiglio arriva comunque troppo tardi”, ha affermato.

Intervenendo dopo il voto, l’ambasciatrice statunitense all’ONU Linda Thomas-Greenfield, ha dichiarato che gli Stati Uniti “non erano d’accordo sulla risoluzione”.

“Alcune modifiche chiave sono state ignorate, inclusa la nostra richiesta di aggiungere una condanna di Hamas”, ha detto Thomas-Greenfield.

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Tentativi precedenti

Il voto di oggi ha fatto seguito a diversi tentativi, da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, di mediare una risoluzione per un cessate il fuoco.

Venerdì scorso, Russia e Cina hanno posto il veto a un progetto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite degli Stati Uniti, che condizionava il cessate il fuoco a Gaza al rilascio “immediato” di tutti gli “ostaggi rimanenti” attualmente detenuti sulla Striscia.

L’ambasciatore russo Vassily Nebenzia aveva affermato che gli Stati Uniti stavano cercando di “vendere un prodotto” al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, utilizzando il termine “imperativo” senza chiedere un cessate il fuoco.

“Abbiamo osservato uno spettacolo ipocrita”, aveva dichiarato.

Nebenzia aveva poi aggiunto: “Nel testo non vi è alcuna richiesta per un cessate il fuoco”, accusando la leadership americana di “ingannare deliberatamente la comunità internazionale”.

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Nel contempo, l’inviato cinese Zhang Jun aveva dichiarato che il Consiglio avrebbe dovuto richiedere un cessate il fuoco immediato e incondizionato, aggiungendo “si è perso troppo tempo a riguardo”.

Il rappresentante di Pechino aveva inoltre affermato che la Cina sosterrà un nuovo progetto di risoluzione, definendolo “chiaro sulla questione del cessate il fuoco e in linea con la corretta direzione del Consiglio, di grande rilevanza”.

Dall’inizio dell’attacco israeliano su Gaza, lo scorso 7 ottobre, Washington ha usato il potere di veto contro tre progetti di risoluzione, due dei quali chiedevano un cessate il fuoco immediato.

Netanyahu annulla la visita della delegazione negli Stati Uniti 

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che non invierà la delegazione a Washington D.C. poichè gli Stati Uniti si sono astenuti dall’utilizzare il proprio potere di veto sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza.

Secondo una dichiarazione del suo ufficio, Netanyahu avrebbe affermato che il mancato veto da parte di Washington rappresenta un “chiaro ritiro” dalla posizione precedente, che danneggia gli sforzi bellici a Gaza.

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“Questo ritiro danneggia sia lo sforzo bellico che il rilascio degli ostaggi, perché fornisce ad Hamas la speranza che la pressione internazionale permetterà un cessate il fuoco senza il rilascio dei nostri ostaggi”, si legge sul quotidiano israeliano Haaretz.

“Pertanto, il Primo ministro Netanyahu ha deciso di annullare la delegazione a Washington”, prosegue la nota.

Prima del voto, Netanyahu aveva minacciato di annullare la visita della delegazione, che avrebbe dovuto discutere alternative all’invasione della città di Rafah, nel sud di Gaza.

Il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, ha affermato che il mancato voto “non rappresenta un cambiamento nella nostra politica”. Kirby ha aggiunto che gli Stati Uniti “non vedono l’ora di avere l’opportunità di parlare con una delegazione israeliana” per “esplorare alternative alla grande offensiva di terra a Rafah”.

Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, è arrivato lunedì a Washington per alcuni colloqui con l’amministrazione di Joe Biden.

Gallant ha affermato che “incontrerà il Segretario alla Difesa Lloyd Austin, il Segretario di Stato Antony Blinken, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan e il Direttore della CIA William J. Burns” e che si concentrerà sul “preservare il vantaggio militare qualitativo di Israele, compresa la capacità di ottenere munizioni”.

Genocidio di Gaza

Attualmente sotto processo davanti alla Corte Internazionale di Giustizia per genocidio contro i palestinesi, Israele sta conducendo un attacco devastante dal 7 ottobre.

Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, 32.333 palestinesi sono stati uccisi e 74.694 feriti nel genocidio israeliano in corso.

Inoltre, almeno 7.000 persone risultano disperse, presumibilmente morte, sotto le macerie delle loro case in tutta la Striscia.

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Organizzazioni palestinesi, e internazionali, affermano che la maggior parte delle persone uccise e ferite sono donne e bambini.

L’aggressione israeliana ha provocato lo sfollamento forzato di quasi due milioni di persone provenienti da tutta la Striscia di Gaza, la stragrande maggioranza degli sfollati sono stati costretti a rifugiarsi nella città meridionale di Rafah, vicino al confine con l’Egitto, causando il più grande esodo di massa dalla Nakba del 1948.

Israele afferma che 1.200 tra soldati e civili sono rimasti uccisi durante l’operazione Al-Aqsa del 7 ottobre. I media israeliani hanno pubblicato diversi rapporti, i quali suggeriscono che molti israeliani siano stati uccisi quel giorno dal “fuoco amico”.

 

Traduzione di Cecilia Parodi. 

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