Questo caso è stato spesso associato all’intensa islamofobia scatenata in quegli anni per giustificare la ‘guerra al terrorismo’.
Mufid Abdulqader, della Holy Land Foundation, è stato rilasciato in un centro di riabilitazione dopo aver trascorso quasi due decenni in una prigione federale statunitense.
Il suo caso è stato descritto dai gruppi per i diritti umani come un esempio di ingiusta detenzione, legata a un’azione sproporzionata e politicizzata contro le organizzazioni di beneficenza musulmane.
Mufid Abdulqader, 64 anni, è nato nel 1960 nella città di Silwad, situata nel distretto di Ramallah in Cisgiordania. All’epoca, il territorio era sotto il controllo della Giordania, fino a quando l’esercito israeliano lo occupò illegalmente nel giugno del 1967.
Abdulqader ha dunque cittadinanza giordana e americana. Ha proseguito gli studi negli Stati Uniti, conseguendo la laurea e il master in ingegneria civile presso l’Università dell’Oklahoma.
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In seguito ha lavorato come capo dipartimento presso il municipio di Dallas, nello Stato del Texas, oltre a ricoprire il ruolo di docente in visita presso diverse università americane.
Tuttavia, Abdulqader è noto soprattutto per essere stato uno dei cosiddetti Cinque della Holy Land Foundation, insieme a Mohammad el-Mezain, Ghassan el-Aashi, Shukri Abu Baker e Abdulrahman Odeh, tutti arrestati con l’accusa di aver partecipato al sostegno indiretto di un’organizzazione terroristica, nella fattispecie Hamas.
La Holy Land Foundation era la più grande organizzazione benefica musulmana degli Stati Uniti. Oltre a fornire aiuti e soccorsi negli USA, gestiva anche significativi programmi nei territori occupati palestinesi. La loro attività si concentrava soprattutto a Ramallah, in Cisgiordania.
Sebbene Albdulqader avesse partecipato a raccolte fondi per la Holy Land Foundation, in realtà non ne è mai stato dipendente. Tuttavia, è stato condannato a 20 anni di prigione federale.
Nel mondo post-11 settembre, l’amministrazione Bush era sotto pressione per agire contro i gruppi islamici che operavano negli Stati Uniti.
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I musulmani e le organizzazioni della società civile islamica sono stati presi di mira in modo sproporzionato in tutto il Paese, causando violazioni dei diritti in un clima in cui la maggioranza degli americani era disposta a sacrificare le proprie libertà costituzionali sull’altare della lotta a quello che percepivano come fondamentalismo islamico.
Israele ha subito cercato di strumentalizzare il clima di tensione per colpire i palestinesi. L’allora Primo Ministro israeliano, Ariel Sharon, avrebbe presentato all’amministrazione Bush un documento che forniva “prove” dei legami della Holy Land Foundation con il finanziamento di Hamas.
Come si vedrà negli anni successivi, documenti simili sono stati presentati al governo statunitense anche in merito all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) e a vari gruppi per i diritti umani con sede in Cisgiordania; tutti documenti che si sono rivelati privi di fondamento e di prove.
Human Rights Watch ha condannato le “dubbie affermazioni” e ha dichiarato che esse “riecheggiano quelle che il governo israeliano ha istruito per decenni contro i gruppi e i sostenitori dei diritti umani palestinesi”.
HRW ha anche sottolineato che le traduzioni errate e la mancanza di prove sono state usate per colpire ingiustamente la Holy Land Foundation e farla chiudere
“Gli imputati nel caso della Holy Land Foundation (HLF) non sono mai stati accusati di aver finanziato direttamente organizzazioni terroristiche o attacchi terroristici, né le associazioni di beneficenza palestinesi da loro finanziate sono state accusate di averlo fatto. Ciononostante, sono stati perseguiti in base alla legislazione statunitense sul ‘sostegno materiale’, sulla base dell’idea che i programmi sociali da loro finanziati aiutino a conquistare i ‘cuori e le menti’ dei palestinesi per Hamas”.
Un paladino per i diritti umani israeliano, Miko Peled, ha scritto un libro sull’argomento intitolato “Injustice: The Story of the Holy Land Foundation Five”, in cui ha descritto nel dettaglio le condanne emesse da parte di tribunali farsa, che sembravano dipendere da motivazioni politiche.
Nel 2008, circa 29 diversi capi d’accusa sono stati ritirati contro Mufid Abdulqader, lasciando solo tre capi d’accusa di cospirazione.
Questo caso è stato spesso associato all’intensa islamofobia scatenata in quegli anni per giustificare la ‘guerra al terrorismo’ degli Stati Uniti, in un momento in cui individui e organizzazioni musulmane sono diventati un vero e proprio bersaglio della politica statunitense.
Leggi l’originale inglese qui
(The Palestine Chronicle)
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