By Ramzy Baroud
I palestinesi certamente resisteranno, come fanno sempre. La natura della resistenza si rivelerà cruciale per il successo o il fallimento del piano israeliano.
Israele si sta preparando ad annettere la Cisgiordania occupata. L’annessione sarà un grande passo indietro sulla strada della lotta per la liberazione palestinese e probabilmente servirà da catalizzatore per una nuova rivolta.
Sebbene l’annessione sia nell’agenda israeliana da anni, questa volta si è presentata una “grande opportunità” – secondo le parole del ministro delle Finanze israeliano estremista Bezalel Smotrich – che, dal punto di vista israeliano, non può essere persa.
“Spero che con la nuova amministrazione statunitense avremo una grande opportunità per creare una piena normalizzazione (dell’occupazione israeliana)”, ha dichiarato il ministro ai media israeliani.
Non è la prima volta che Smotrich, tra gli altri estremisti israeliani, fa il collegamento tra l’avvento di Trump alla Casa Bianca e l’espansione illegale dei confini di Israele.
Due motivi rendono l’estrema destra israeliana ottimista sull’arrivo di Trump: uno, l’esperienza israeliana durante il primo mandato di Trump, in cui il presidente statunitense ha permesso a Israele di rivendicare la sovranità sugli insediamenti illegali, sulle alture siriane del Golan e su Gerusalemme Est occupata; due, la più recente dichiarazione di Trump in vista delle elezioni.
Israele è “così piccolo” sulla carta geografica, ha detto Trump rivolgendosi al gruppo pro-israeliano “Stop Antisemitism” durante un evento lo scorso agosto, chiedendosi: “C’è un modo per ingrandirlo?”. L’affermazione, per quanto assurda, ha suscitato la gioia dei politici israeliani, che l’hanno intesa come un diritto per procedere a ulteriori annessioni.
Anche le mire di espansione coloniale di Israele hanno ricevuto una spinta negli ultimi giorni. Dopo la caduta del governo di Bashar al-Assad in Siria, Israele ha immediatamente iniziato a invadere ampie zone del Paese, arrivando fino al governatorato di Quneitra, a meno di 20 chilometri dalla capitale Damasco.
Quello che sta accadendo in Siria è un modello di ciò che ci si può aspettare in Cisgiordania nei prossimi mesi.
Israele ha occupato quasi il 70% delle alture siriane del Golan nel 1967. Ha consolidato la sua occupazione illegale della regione araba annettendola formalmente nel 1981 attraverso la cosiddetta Legge sulle Alture del Golan.
Questa mossa illegale è arrivata poco dopo un’altra annessione illegale, quella della Gerusalemme Est palestinese occupata l’anno precedente.
Sebbene la Cisgiordania non sia stata formalmente annessa, i confini di Gerusalemme Est si sono estesi ben oltre i suoi confini storici, inghiottendo così ampie parti della Cisgiordania.
La Cisgiordania, come Gerusalemme Est e le Alture del Golan, sono tutti riconosciuti come territori occupati illegalmente dal diritto internazionale. Israele non ha alcuna base legale per mantenere l’occupazione, né tantomeno l’annessione di alcuna regione palestinese o araba. Tuttavia, gli viene permesso di farlo grazie al sostegno degli Stati Uniti e dell’Occidente e al silenzio internazionale.
Ma perché Israele vuole annettere la Cisgiordania proprio ora?
A parte la “grande opportunità” legata al ritorno al potere di Trump, Israele ritiene che la sua capacità di sostenere una guerra genocida a Gaza senza alcun intervento internazionale che ponga fine allo sterminio, renderebbe l’annessione della Cisgiordania una questione molto meno rilevante nell’agenda internazionale.
Anche se la Corte internazionale di giustizia (CIG) ha emesso una sentenza decisiva sull’illegalità dell’occupazione israeliana il 19 luglio, seguita dall’ emissione di mandati di arresto nei confronti di alti dirigenti israeliani da parte della Corte penale internazionale (CPI) il 21 novembre, non è stata intrapresa alcuna azione per ritenere Israele responsabile. È improbabile che l’annessione della Cisgiordania cambi le cose, soprattutto perché Israele conduce le sue guerre e le sue azioni illegali con il sostegno diretto degli Stati Uniti.
Infatti, l’amministrazione democratica di Joe Biden ha finanziato e sostenuto tutte le guerre israeliane, compreso l’attuale genocidio. Ci si aspetta che Trump sia altrettanto generoso, o almeno che non sia affatto critico.
Tenendo presente tutto questo, l’annessione della Cisgiordania nelle prossime settimane o mesi è una possibilità reale.
Infatti, Smotrich ha già informato “i lavoratori dell’ente del Ministero della Difesa responsabile degli affari civili israeliani e palestinesi in Cisgiordania” dei suoi piani di “chiudere il dipartimento come parte di una prevista annessione israeliana dell’area”, ha riportato Times of Israel il 6 dicembre.
Sebbene tale annessione non cambierà lo status giuridico della Cisgiordania, avrà conseguenze terribili per i milioni di palestinesi che vi abitano, poiché l’annessione sarà probabilmente seguita da una violenta campagna di pulizia etnica, se non dall’intera Cisgiordania, certamente da ampie parti di essa.
L’annessione renderà inoltre giuridicamente irrilevante l’Autorità Nazionale Palestinese, creata in seguito agli accordi di Oslo per amministrare parti della Cisgiordania in previsione di una futura sovranità, che non si è mai realizzata. L’Autorità palestinese accetterà di rimanere in funzione come parte dell’amministrazione militare israeliana di una Cisgiordania appena annessa?
I palestinesi certamente resisteranno, come fanno sempre. La natura della resistenza si rivelerà cruciale per il successo o il fallimento del piano israeliano. Un’Intifada popolare, ad esempio, metterà a dura prova l’esercito israeliano, che probabilmente userà un livello di violenza senza precedenti per reprimere i palestinesi, ma difficilmente avrà successo.
Annettere la Cisgiordania in un momento in cui la Palestina, in realtà, l’intera regione è in fermento, è una ricetta per la guerra perpetua, che, dal punto di vista di Smotrich e della sua schiera, è la vera “grande opportunità”, in quanto garantirà la loro sopravvivenza politica per gli anni a venire.
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