Lo sport non è una componente marginale nella società di Gaza. C’è stato un tempo in cui Gaza era il centro di gravità dello sport palestinese.
Mentre in molti sono preoccupati e indignati per il genocidio in corso a Gaza, io stavo ascoltando un funzionario israeliano su MSNBC parlare del “massacro del 7 ottobre”.
La pulizia etnica della Palestina deve essere giustificata da Israele, e dai suoi sostenitori, affinché la narrativa israeliana della “guerra tra Israele e Hamas”, e non del genocidio a Gaza, possa essere accettata dal mondo.
Eppure, molti esperti di diritto internazionale affermano che quanto sta accadendo a Gaza è un genocidio. E non c’è bisogno di essere un professore di diritto internazionale per rendersene conto.
Le dichiarazioni che sentiamo dai leader estremisti israeliani sono agghiaccianti, difficili da credere. Quel che sta accadendo a Gaza ha un impatto sulla coscienza mondiale, soprattutto tra le nuove generazioni.
Centro di gravità
Genocidio significa annientare un popolo, fisicamente e moralmente, cancellarne le speranze e i sogni.
Oltre alla massiccia devastazione di Gaza, l’esercito israeliano ha sistematicamente ucciso atleti, giornalisti sportivi e amministratori palestinesi, distrutto le infrastrutture sportive. Molti club sportivi avevano una ricca storia, costruita in decenni e da varie generazioni.
A questo proposito, Hilary Morgan Leatham ha scritto su Al-Jazeera: “La distruzione del patrimonio di Gaza ha conseguenze sociali, politiche ed emotive di vasta portata. È un attacco all’esistenza della Palestina, e del suo popolo”.
Lo sport non è una componente marginale nella società di Gaza. C’è stato un tempo in cui Gaza era il centro di gravità per lo sport palestinese.
Molti atleti e squadre hanno gareggiato a livello regionale e internazionale. Lo sport a Gaza è diventato parte dello stile di vita dei giovani, una tradizione fin dagli anni ’50. Nel corso del tempo, anche attraverso lo sport i palestinesi di Gaza sono riusciti ad alleviare il dolore di dover vivere sotto occupazione e assedio.
Anche adesso, in mezzo a bombardamenti incessanti e fame, sono rimasto affascinato nel vedere i giovani eseguire esercizi acrobatici sulla spiaggia. Nell’ambito della disciplina di fitness urbano, quattro ragazzi eseguivano prove di forza sfidando la gravità.
Non vedevo solo movimenti acrobatici, ma un’espressione di rifiuto dell’occupazione. Una ribellione contro l’oppressione e l’ingiustizia, una lotta per la libertà.
Doppi standard
Dopo l’inizio dell’attacco, considerate le atrocità israeliane nella Striscia, la Commissione Islamica per i Diritti Umani (IHRC) e Citizens International hanno collaborato con altre 60 organizzazioni per chiedere alla FIFA di bandire le squadre israeliane.
Di recente, è stata inviata una lettera aperta alla FIFA chiedendo di sospendere Israele, esattamente come accaduto con la Russia in seguito all’operazione militare in Ucraina nel 2022. Secondo la UEFA, non ci sono motivi per sanzionare Israele, considerato un caso diverso.
In una lettera alla FIFA, la Federcalcio Palestinese (PFA) ha chiesto al Congresso, che si terrà a maggio, di prendere in considerazione sanzioni adeguate contro la Federcalcio Israeliana (IFA) e i suoi club, per “violazioni senza precedenti dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario” durante il genocidio a Gaza.
La posizione della FIFA, purtroppo, non è diversa da quella dell’Occidente in generale.
L’Occidente predica la democrazia e i diritti umani, ma agisce in un modo che li viola. È ipocrita, soprattutto quando si tratta di relazioni tra gli Stati Uniti e l’Europa con Israele.
In generale, i doppi standard si riferiscono a un comportamento discriminatorio, il quale si verifica quando un gruppo viene trattato in modo diverso dall’altro.
Ad esempio, l’Occidente continua a trattare la questione ucraina come una questione umanitaria, ignorando la sofferenza palestinese di lunga data. È come se una nazione occidentale “civilizzata”, l’Ucraina, avesse più privilegi delle nazioni arabe e mediorientali “arretrate”.
In passato, la FIFA ha usato la propria influenza per fare pressione sull’Iran, affinché consentisse alle donne di guardare le partite di calcio maschili. Ha sanzionato la Russia per l’invasione dell’Ucraina, ma non è riuscita a sanzionare Israele per il genocidio.
Nonostante il massacro in corso a Gaza, la FIFA ha continuato a soddisfare le richieste di Israele, abbandonando i principi stabiliti negli statuti e sacrificando i propri valori, e la propria integrità, per ragioni di opportunità politica.
Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.
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