By Redazione Palestine Chronicle
Il Coordinamento Collettivi Sapienza, insieme a Yalla Roma e un gruppo di docenti, da mesi portano avanti mobilitazioni, scioperi e petizioni per chiedere la fine di ogni collaborazione con le università israeliane, e la rottura degli accordi di ricerca con l’industria bellica.
Studenti, docenti, ricercatori e membri dei collettivi studenteschi presso l’Università La Sapienza di Roma, da tempo attenti alla causa palestinese, dall’inizio del genocidio a Gaza hanno intensificato attività e richieste nei confronti della Rettrice e del Senato Accademico.
Numerose le iniziative, incentrate in particolare sul boicottaggio e sulla richiesta di una posizione chiara contro il genocidio, ancora in corso, da parte della Rettrice Polimeni. Dopo mesi di mobilitazione, che hanno incluso l’occupazione del rettorato, sciopero del personale e raccolte firme, martedì 16 aprile è stato indetto un presidio per chiedere al Senato Accademico di schierarsi apertamente contro il genocidio tramite tre punti fondamentali.
Le richieste degli studenti
Queste le richieste di studenti e ricercatori: blocco di ogni collaborazione con le università israeliane, il Technion di Haifa e il bando MAECI. Rottura di ogni accordo di ricerca con Leonardo Spa, Thales Alenia e altri nomi dell’industria bellica, e con le forze armate (Esercito Italiano, Aeronautica e Marina militare). Dimissioni della Rettrice dal comitato tecnico scientifico della Fondazione MedOr della Leonardo Spa.
Racconta al Palestine Chronicle un membro del Coordinamento Collettivi Sapienza: “Siamo stati ignorati, per mesi, e alle nostre esplicite richieste hanno risposto che è una faccenda di responsabilità personale del singolo studente o ricercatore. Non possiamo accettare che un’istituzione di tale rilevanza non prenda una posizione, tantomeno che proseguano collaborazioni con l’entità sionista”.
Martedì, quindi, i collettivi hanno risposto con un corteo che ha attraversato tutte le facoltà per stanziarsi infine davanti al rettorato. L’area era presidiata dalle forze dell’ordine, quattro auto della polizia erano posizionate di fronte all’ingresso. Quando è giunta la notizia dell’arresto di un membro di Yalla Roma, originario della Libia, i ragazzi si sono mossi insieme con l’intenzione di dirigersi verso la Questura. Prosegue la nostra fonte:
“Siamo andati verso il valico di Scienze Politiche, e abbiamo trovato uno sbarramento di poliziotti in tenuta anti sommossa. Ci hanno caricato, spinto, manganellato, e abbiamo assistito a un altro arresto. Hanno preso una ragazza, minuta, era in prima fila però piuttosto defilata. Non stava facendo nulla, ma le hanno strappato la maglietta. Erano cinque contro una, è stato un arresto davvero brutale”.
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“Non ci fermeremo”
Diversi i feriti, tra cui un trauma cranico causato da ripetuti colpi di manganello sulla testa. I due giovani arrestati hanno subito un processo per direttissima nella mattina di mercoeldì 17 aprile, e sono stati entrambi rilasciati in attesa della prossima udienza che si terrà a fine maggio. Assemblee e una conferenza stampa sono state indette il giorno stesso, insieme a un nuovo presidio in solidarietà al popolo palestinese e ai compagni rimasti più coinvolti.
“La Fondazione Rothschild ha indirizzato una lettera a tutti i componenti del Senato Accademico, per impedire il blocco del bando MAECI. Non ci fermeremo, la Rettrice deve rendere conto delle sue decisioni e dialogare con gli studenti e i ricercatori. Questa istituzione rappresenta la città, la cultura, non può assecondare gli interessi sionisti, è una vergogna” conclude il membro del Coordinamento Collettivi.
(The Palestine Chronicle)
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