By Redazione Palestine Chronicle
Vincenzo Merola, in arte Alorem, e Michele di Benedetto, lanciano una canzone per Gaza. Il video, sottotitolato in inglese e arabo, nasce dalla necessità del gruppo di sentirsi parte attiva nel supporto al popolo palestinese.
Originari di Battipaglia, i due giovani ragazzi hanno percorsi diversi. Alorem è un polistrumentista, compositore e produttore, Michele uno studente di medicina che, per esigenze intime, da tempo sperimenta varie forme di espressione, tra cui la scrittura, che lo ha portato alla stesura di testi musicali insieme a Vincenzo.
“Non ci siamo occupati sempre di Palestina”, racconta Vincenzo “ma dal sette ottobre le immagini atroci trasmesse da Gaza, hanno fatto crollare ogni certezza, e l’omissione o negazione dei fatti da parte di voci più autorevoli delle nostre, ci ha portati a sentire un dovere: vogliamo essere anche noi parte attiva dell’onda di resistenza”.
Alorem e Michele hanno prodotto altri brani, mai pubblicati per timore di dover affrontare scarso consenso da parte del pubblico. In questo contesto tutte le loro paure si sono sgretolate.
“Abbiamo agito di impulso, senza pensare troppo, parole e musica si sono sposate in pochi giorni. La parte più difficile è stata realizzazione del video. La ricerca e selezione di immagini adeguate ci hanno causato un tale malessere, da costringerci a prendere delle pause”, spiegano i ragazzi.
La canzone, lanciata attraverso i social media, ha suscitato forti emozioni da parte degli utenti. “Siamo onorati, non solo per gli apprezzamenti rivolti al lavoro artistico, ma perché la parola più ricorrente è stata ‘grazie’. Questo ci emoziona davvero, questo dona un significato profondo al nostro lavoro”.
Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, 25.105 palestinesi sono rimasti uccisi e 62.681 feriti, durante il genocidio israeliano ancora in corso a Gaza.
Stime palestinesi e internazionali dichiarano che la maggior parte delle persone uccise e ferite, sono donne e bambini.
“Speriamo che questo brano possa avere un impatto sulle persone meno coinvolte. Speriamo che la musica riesca a penetrare spazi inaccessibili”.
(The Palestine Chronicle)
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