Perché la battaglia nell’area centrale di Gaza è la più decisiva? – ANALISI

(Image: Palestine Chronicle)

By Ramzy Baroud

Israele ha fallito nel nord e nel sud. Sta cercando disperatamente di cambiare il ritmo dei combattimenti, per raggiungere obiettivi politici.

Per tutta la notte, e gran parte della giornata di mercoledì, gli aerei da guerra israeliani hanno bombardato, senza pietà, l’area tra Juhr Al-Dik e Al-Mughraqa.

Questa serie incessante di attacchi è stata riportata dai titoli dei giornali, quasi fosse parte integrante del selvaggio attacco israeliano contro la Striscia di Gaza assediata.

La massiccia distruzione in corso nell’area tra Juhr Al-Dik , che separa le regioni settentrionali e centrali di Gaza, e Al-Mughraqa, situata all’estremità nord del centro di Gaza, non è casuale.

Venti giorni dopo l’inizio del bombardamento aereo contro Gaza, Israele ha lanciato l’offensiva via terra dal nord, e precisamente da aree ritenute più fragili e scoperte rispetto alla difesa da parte della Resistenza. Queste aree includevano Juhr Al-Dik.

Ma perché Juhr Al-Dik?

Juhr Al-Dik è un piccolo villaggio agricolo, composto da una popolazione di poche migliaia di persone, che vivevano sulla terra non ancora confiscata da Israele come parte della sua “cintura di sicurezza”, quella che separa Gaza da Israele.

La distanza tra le case dipende dalle proprietà di terreni che appartengono ai contadini palestinesi.

La relativa facilità di riuscita dell’invasione di Juhr Al-Dik nei primi giorni di attacco via terra aveva due scopi: il controllo di Israele sull’area, e la fame.

Le zone orientali della Striscia di Gaza rappresentano il paniere alimentare di una popolazione assediata, che deve fare affidamento sulle poche importazioni consentite da Israele, principalmente attraverso il valico di Kerem Ben Salem (Kerem Shalom).

Tutto il resto proviene dalla produzione agricola di Gaza.

Controllare queste aree agricole significa stringere il cappio attorno al collo di un’intera popolazione in difficoltà, e perseguitata.

Juhr Al-Dik rappresenta anche un obiettivo strategico per Israele, dato che, più o meno, è il punto d’incontro tra il nord e il centro di Gaza.

Il comando militare israeliano a Gaza, infatti, aveva una sede a Juhr Al-Dik percepita come l’area più sicura per una presenza militare permanente.

Ma Israele ha raggiunto i suoi obiettivi?

No. Al contrario, la resistenza in corso a Juhr Al-Dik è motivo di imbarazzo per l’esercito israeliano, la Resistenza palestinese continua a colpire le truppe, a penetrare le difese e a uccidere soldati israeliani a distanza ravvicinata.

Perché Israele sta bombardando l’area tra Juhr Al-Dik e Al-Mughraqa?

Il magnifico fallimento israeliano di prendere totale controllo del nord di Gaza, e il continuo fallimento nell’assedio di Khan Yunis a sud, ha portato Israele alla disperata ricerca di ulteriori opzioni.

Il 23 dicembre i carri armati israeliani hanno tentato di penetrare lungo la Philadelphi Route, regione di confine tra la città palestinese di Rafah e il confine egiziano.

Non è ben chiaro cosa sia accaduto dopo quel tentativo, ma sembra che il rifiuto egiziano, insieme alla resistenza palestinese, abbiano impedito a Israele di penetrare più in profondità nell’area, cancellando la loro speranza di raggiungere il Mar Mediterraneo a ovest.

A partire da domenica, quindi, Israele ha messo in atto diversi massacri ad Al-Maghazi, Bureij e Deir Al-Balah, nell’area centrale di Gaza.

Sembrava che l’esercito israeliano volesse sfogare la propria frustrazione, contro le aree più popolate di Gaza, per vendicare i numerosi soldati uccisi e feriti nelle recenti battaglie.

Eppure, per quanto siano stati selvaggi i massacri, non erano l’obiettivo principale.

Qual era l’obiettivo?

Israele spera di riuscire a tagliare fuori Gaza settentrionale e centrale dall’asse Juhr Al-Dik/Mughraqa; e la parte centrale e meridionale di Gaza dall’asse Maghazi/Deir Al-Balah.

Così facendo, Israele sarà ulteriormente in grado di dividere in sezioni la Striscia di Gaza, e di rafforzare la sua presenza militare sia sul fronte settentrionale che su quello meridionale.

Israele avrà successo?

Improbabile. L’obiettivo iniziale di Israele era quello di sfollare completamente i palestinesi da Gaza. Quindi ha bombardato a tappeto il nord, con una ferocia senza precedenti nella storia moderna.

Ovviamente, oltre un milione di persone sono fuggite cercando rifugio nel Centro e nel Sud.

Ma quando Israele ha iniziato ad attaccare il sud, in particolare Khan Yunis, un gran numero di palestinesi già sfollati sono fuggiti verso l’area centrale di Gaza.

La popolazione di un campo profughi come Al Nuseirat, ad esempio, è aumentata da 100.000 il 6 ottobre, a circa mezzo milione, se non di più.

Per poter creare un corridoio tra Bureij, confinante a est con Israele, e il Mediterraneo, Israele dovrebbe passare attraverso Al Nuseirat.

Il bagno di sangue che si verificherebbe per raggiungere questo obiettivo potrebbe essere identico, se non superiore, ai macabri massacri di Al Shati, Jabaliya e Khan Yunis.

Qual è la situazione della resistenza palestinese nell’area centrale di Gaza?

Le unità centrali di Gaza delle Brigate Al-Qassam sono tra le più forti. Al Nuseirat è stato il luogo di nascita delle Brigate Al-Qassam.

Inoltre, la posizione consente diversi punti di sovrapposizione sui campi di battaglia, tra Qassam nord, Qassam centro e Qassam sud.

Questo fornisce alla Resistenza un grande vantaggio, e spazio di manovra, rinnovando costantemente la difesa.

Un esempio calzante è Juhr Al-Dik, un importante punto d’incontro tra i comandi nord e centrali delle Brigate. L’altro è Deir Al-Balah.

Perché questa battaglia è importante?

Israele ha fallito nel nord e nel sud. Sta cercando disperatamente di cambiare il ritmo dei combattimenti, per raggiungere obiettivi politici prima di ogni possibile tregua, temporanea o permanente, con Hamas e altri gruppi della Resistenza.

Chi controllerà l’esito della battaglia nel centro di Gaza, probabilmente sarà chi potrà imporre condizioni all’avversario, qualora riprendessero i negoziati.

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

- Ramzy Baroud is a journalist and the Editor of The Palestine Chronicle. He is the author of six books. His latest book, co-edited with Ilan Pappé, is “Our Vision for Liberation: Engaged Palestinian Leaders and Intellectuals Speak out”. Dr. Baroud is a Non-resident Senior Research Fellow at the Center for Islam and Global Affairs (CIGA). His website is www.ramzybaroud.net

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