L’unica sopravvissuta in famiglia – Il Palestine Chronicle incontra la piccola Sham a Gaza

Sham al-Tawil, sette anni, è l'unica superstite della sua famiglia. (Photo: Mahmoud Ajjour, The Palestine Chronicle)

By Redazione Palestine Chronicle

Il Palestine Chronicle ha fatto visita a Sham al-Tawil, una bambina di 7 anni la cui casa è stata fatta saltare in aria dall’esercito israeliano, il 23 novembre.

“Hanno ucciso mio padre”, urla la bimba mentre si strofina le bruciature sul viso con il braccio rotto.

“No, ferma, non toccarti le bruciature sul viso”, dice la zia.

La bimba continua a piangere per la morte di entrambi i suoi genitori.

“Cosa abbiamo detto? Possiamo solo dire che siamo venuti da Allah e ad Allah ritorniamo”, risponde la zia rivolgendosi alla nipote con un tono consolatorio.

La bambina è Sham al-Tawil, una studentessa di prima elementare proveniente del campo profughi di Al Nuseirat, nel centro di Gaza.

Il Palestine Chronicle ha fatto visita a Sham, la cui casa è stata fatta saltare in aria dai militari israeliani il 23 novembre.

L’ambiente che circonda Sham rivela alla perfezione il genocidio attualmente in corso contro i civili di Gaza.

Molti bambini sono mutilati. Alcuni stanno morendo. Le madri ferite si prendono cura dei bambini feriti. Ci sono pochissime coperte. Pochissime medicine.

Abbiamo parlato con la zia di Sham per testimoniare gli eventi che hanno causato le gravi ferite di Sham.

Questo è quanto ci ha raccontato.

Il suo nome è Sham

“Hanno preso di mira la nostra casa giovedì 23 novembre, un giorno prima del cessate il fuoco. Mio fratello è morto, insieme a sua moglie e sua figlia, anche mia sorella è morta da martire.

“Stavamo dormendo. Ci siamo svegliati al suono dell’esplosione. Tutti in casa sono rimasti uccisi o feriti. Quattro persone sono morte, sono martiri.

Cosa abbiamo fatto per meritarci questo?

Siamo della zona di Al Nuseirat. La nostra casa è su tre piani.

Sham ha solo sette anni, ed è l’unica sopravvissuta della sua famiglia. Sua madre, suo padre e sua sorella sono rimasti uccisi. Io sono sua zia.

La maggior parte delle nostre ferite sono traumi alla testa, ossa rotte e gravi ustioni.

Ringraziamo Dio.

Adesso sono io che ora mi prendo cura di lei, insieme ai nonni che sono sopravvissuti.

Ha soltanto sette anni, frequenta la prima elementare.

Il suo nome è Sham, Sham Taher al-Tawil.

Ringraziamo Dio, per tutto.”

(Foto: Mahmoud Ajjour, The Palestine Chronicle)

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’originale inglese qui

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