La sentenza della Corte Internazionale di Giustizia spiegata dall’esperto di diritto internazionale

(Image: Palestine Chronicle)

By Romana Rubeo

Per comprendere questa sentenza da un punto di vista legale, The Palestine Chronicle ha chiesto il parere del Dottor Triestino Mariniello, professore di diritto alla John Moores University di Liverpool.

Venerdì 26 gennaio, finalmente, è stata emessa all’Aja la tanto attesa sentenza della Corte Internazionale di Giustizia.

La sentenza è stata letta da Joan Donoghue, attuale presidente dell’ICJ.

Nel verdetto non è stato richiesto un cessate il fuoco, ma sono comunque state accolte tutte le richieste del Sud Africa, e al contempo è stata respinta la richiesta israeliana di archiviare il caso in quanto non pertinente presso la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia.

La sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, accettata all’unanimità, ad eccezione dei giudici ugandesi e israeliani, è considerata da molti una sentenza storica, in quanto pone Israele, per la prima volta nella storia, nella posizione di accusato, cioè colpevole per il crimine di genocidio. 

La sentenza della Corte Internazionale di Giustizia si fonda sull’articolo 2 della Convenzione sulla Prevenzione e Repressione del Crimine di Genocidio, riconoscendo il popolo palestinese come un gruppo esposto al crimine di genocidio.

Per comprendere la sentenza da un punto di vista legale, The Palestine Chronicle ha chiesto il parere del dottor Triestino Mariniello, professore di diritto alla John Moores University di Liverpool. Il Dott. Mariniello è anche membro della squadra legale per le vittime di Gaza presso la Corte Penale Internazionale (ICC).

Perché la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia è importante?

È una decisione storica e fondamentale.

Tutti gli argomenti e le accuse del Sud Africa, in relazione alla definizione di genocidio, sono stati accolti dalla Corte. Di conseguenza, tutti i punti della memoria di Israele sono, invece, stati respinti.

Per esempio, la dichiarazione secondo la quale Israele avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per alleviare le sofferenze della popolazione civile a Gaza.

La Corte ha respinto il tentativo di Israele di minimizzare le dichiarazioni dei funzionari israeliani, che dimostrano invece un chiaro intento genocidario. Molte di queste affermazioni, tra cui quella del Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e del presidente Isaac Herzog, sono state citate e ribadite.

Cosa dobbiamo aspettarci dopo questa sentenza?

Penso che sia una decisione storica perché, per la prima volta, si pone fine all’impunità di Israele.

Ci saranno effetti a medio e lungo termine, alcuni anche difficili da prevedere. Ad esempio, riguardo la vendita di armi da parte di aziende e stati coinvolti. Potrebbero esserci ulteriori casi di giurisdizione universale, simili a quello avviato contro Herzog in Svizzera.

Dubito anche fortemente che la Corte Penale Internazionale (CPI) possa ignorare l’importanza di una simile sentenza.

La sentenza porterà a un cessate il fuoco a Gaza?

Comprendo, in parte, la frustrazione per l’esplicito riferimento a un cessate il fuoco.

Tuttavia, la Corte afferma che Israele dovrà adottare tutte le misure in suo potere per impedire qualsiasi atto che rientri nell’ambito di applicazione dell’articolo II della Convenzione sul Genocidio, in particolare: uccisione di membri del gruppo; arrecare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita intese a provocarne la distruzione fisica, totale o parziale.

In altre parole, le misure provvisorie implicano un cessate il fuoco permanente.

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

- Romana Rubeo è una giornalista italiana, caporedattrice del The Palestine Chronicle. I suoi articoli sono apparsi in varie pubblicazioni online e riviste accademiche. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, è specializzata in traduzioni giornalistiche e audiovisive.

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