By Redazione Palestine Chronicle
Refaat Alareer, uno dei fondatori del progetto “We are not numbers” e professore presso la Islamic University di Gaza, è stato ucciso da un attacco aereo israeliano.
Il professor Alareer non era un intellettuale qualunque. Era un educatore, che ha ispirato innumerevoli giovani a Gaza insegnando loro a farsi carico della propria narrativa, raccontando la storia di Gaza e della Palestina sulla base delle esperienze personali.
“(Refaat) è autore di molti libri e ha scritto decine di storie su Gaza. L’omicidio di Refaat è tragico, doloroso e scandaloso. È una perdita enorme”, ha scritto giovedì su “X”Ahmed Alnaouq, amico e co-fondatore di “We Are Not Numbers”.
Il 30 novembre Alareer aveva raccontato a “The New Arab” di aver deciso non evacuare il nord di Gaza.
“Il modo in cui Israele sta distruggendo Gaza, avrà un impatto sulla vita per i decenni a venire”, aveva detto al sito con sede nel Regno Unito.
“Refaat è stata una delle mie ispirazioni. Oltre che brillante e affascinante, era una persona semplice, gentile e genuina”, ha detto Ramzy Baroud, intellettuale e autore nato a Gaza.
“Ogni parola che ha scritto o pronunciato, rappresentava una priorità per tutti noi nel mondo. Siamo stati guidati da lui, e dalle persone come lui. La sua morte mi ha completamente disorientato”, ha aggiunto Baroud.
If I must die, let it be a tale. #FreePalestine #Gaza pic.twitter.com/ODPx3TiH1a
— Refaat in Gaza 🇵🇸 (@itranslate123) November 1, 2023
Le ultime parole
Alareer, stimato e amato professore di inglese, ha comunicato alcuni dei suoi ultimi pensieri attraverso il suo profilo X.
“Se devo morire, tu devi vivere per raccontare la mia storia”, scriveva in una poesia pubblicata il 1° novembre.
“Se devo morire, lascia che porti speranza, che sia un racconto”.
Il 4 dicembre, mentre gli attacchi aerei israeliani sul suo quartiere si intensificavano, Alareer ha scritto un omaggio alla Resistenza palestinese, che sta affrontando le forze israeliane d’invasione:
“Vorrei essere un combattente per la libertà”, ha detto, “per morire combattendo contro quei maniaci genocidi israeliani che invadono il mio quartiere e la mia città”.
We could die this dawn.
I wish I were a freedom fighter so I die fighting back those invading Israeli genocidal maniacs invading my neighborhood and city. https://t.co/liYqMN6Fw7 pic.twitter.com/E2ZWCLGBQ8
— Refaat in Gaza 🇵🇸 (@itranslate123) December 4, 2023
Il messaggio più forte è nelle sue ultime parole, che ha scritte su X il 4 dicembre, accompagnate da un video della vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris. Alareer ha scritto, con inconfondibile chiarezza:
“Il Partito Democratico e Joe Biden sono responsabili del genocidio di Gaza perpetrato da Israele”.
“La morte di Refaat non è la fine della storia, ma l’inizio di un nuovo capitolo di resistenza intellettuale”, ha aggiunto Baroud.
“Mi dispiace tanto, Refaat. Speravo che avremmo continuato a lavorare insieme negli anni a venire, ma prometto che la tua storia sarà sempre raccontata”.
The Democratic Party and Biden are responsible for the Gaza genocide perpetrated by Israel. https://t.co/6qMIvawzsP
— Refaat in Gaza 🇵🇸 (@itranslate123) December 4, 2023
Refaat Alareer è stato l’editore di “Gaza Writes Back: Short Stories from Young Writers in Gaza, Palestine” e coautore di “Gaza Unsilenced”.
In “Gaza Writes Back” aveva scritto:
“Quando prevale l’oscurità mi siedo vicino alla finestra, per guardare oltre tutte quelle case senza elettricità, annusare il dolce profumo di una tranquilla notte a Gaza, sentire l’aria fresca che mi arriva dritta al cuore e pensare a te, a me, alla Palestina, alla crepa sul muro bianco, ancora a te, alla mamma, a te, alla mia lezione di storia, a te, a Dio, alla Palestina, alla nostra storia incompleta”.
Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.
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