In cammino verso la Palestina: intervista all’attivista Mick Bowman

L'attivista Mick Bowman in cammino verso la Palestina occupata. (Photo: Supplied, Mick Bowman's Archive)

By Pasquale Liguori

L’attivista Mick Bowman ha iniziato un lungo viaggio di 2.200 miglia (circa 3.500 chilometri) a piedi fino alla Cisgiordania occupata, per sensibilizzare l’opinione pubblica alla causa palestinese.

Non troppo tempo dopo la diffusione della famigerata Dichiarazione del 1917 con la quale spianava la strada al colonialismo d’Israele, il ministro degli esteri britannico Arthur James Balfour consolidava la sua nefasta visione geopolitica affermando che, giusto o sbagliato che fosse, il sionismo avrebbe dovuto comunque prevalere su dolore e speranza di quei 700mila arabi espulsi dalle loro terre nel 1948 per far spazio al trapianto di uno stato ebraico in Palestina.

A distanza di cento anni, nel 2017, il drammaturgo e attore Justin Butcher pubblicava Walking to Jerusalem, racconto della marcia di solidarietà che lo stesso Butcher aveva compiuto con un gruppo di attivisti partiti da Londra alla volta ai Territori Occupati: un simbolico, significativo atto di scuse collettive per le scelleratezze avviate un secolo prima dal notabile connazionale.

“È da questo volume che ho tratto ispirazione per mettermi, a mia volta, in cammino verso la Palestina Occupata”. A parlare è Mick Bowman, 65enne irlandese che il 16 aprile scorso ha iniziato un lungo viaggio di 2.200 miglia (circa 3.500 chilometri) a piedi fino alla Cisgiordania occupata.

Un’iniziativa al tempo stesso semplice e complessa, con obiettivi chiari e tipiche difficoltà logistiche poste dall’impresa stessa. Soprattutto, però, un gesto in contrasto con la paralisi di un’opinione pubblica spesso modellantesi al calco della narrativa pro-Israele dominante in Europa e Stati Uniti.

Ma anche un gesto di genuino attivismo: una scossa alle attività occidentali in apparenza filopalestinesi ma rivelatesi negli anni largamente improduttive, utili solo ad alimentare autoreferenzialità e interessi di alcuni. Più che dire, bisogna fare e il cammino di Mick verso la Palestina merita di essere supportato e condiviso.

Bowman ha un robusto passato di sindacalista e ha lavorato come operatore sociale nel campo delle malattie psichiatriche fino a novembre dello scorso anno quando è andato in pensione. Raggiunto questo traguardo, ha deciso di mettersi in viaggio attingendo a sole risorse personali.

I suoi strumenti di viaggio: zaino sulle spalle, una piccola tenda e accessori da campeggio, un cellulare. Il pensiero indirizzato fortemente alla promozione di sensibilità e solidarietà nei confronti del popolo palestinese.

Da molti decenni, Mick si occupa dei diritti dei rifugiati. In particolare, dal 2015 segue molto da vicino la crisi riguardante quelli arrivati in massa a Calais sia vestendo i panni di volontario che impegnandosi nel reperimento di fondi a sostegno di Care4Calais, organizzazione a supporto dei migranti ammassati nell’area del porto francese.

“Non è un caso che abbia voluto fortemente iniziare il viaggio verso la Palestina partendo proprio da Calais: ho desiderato molto coniugare i diritti dei migranti di Calais a quelli della causa palestinese caratterizzata dall’impressionante quantità di milioni e milioni di rifugiati nel mondo da troppi decenni,” Mick dice al Palestine Chronicle Italia.

Attualmente attivista di Palestine Solidarity Campaign, è da tempo impegnato nelle lotte per la giustizia in Palestina.

“Sono internazionalista, antifascista, di idee socialiste. Nel corso degli anni’80-’90, mi sono avvicinato alle istanze di giustizia dei palestinesi. Ero rimasto colpito dalla loro vicenda sotto l’oppressione coloniale e soggetta all’espulsione del 1948. D’altronde, da irlandese, non potevo essere insensibile alle problematiche collegate a colonialismo e indipendenza,” Mick continua.

“Da molti anni, ormai, vivo in Inghilterra a Newcastle e ancora si avverte l’impatto dovuto alla Dichiarazione Balfour: vivo in un Paese tra i principali responsabili dell’evoluzione sanguinaria e negativa a carico della società palestinese. Soprattutto, sono sempre stato disgustato dal perché un popolo dovesse essere sfollato dai propri luoghi di nascita, dalla propria terra per far posto a un altro”.

Dopo questo lungo viaggio che, secondo la tabella di marcia, è previsto essere di oltre sei mesi, Mick avrà attraversato otto Paesi. “A tutt’oggi ho percorso 1300 miglia. Seguendo il tragitto della via Francigena, ho attraversato Francia orientale, Svizzera, entrando in Italia dal Colle del Gran San Bernardo. Dopo climi miti e anche freddi sono passato al caldo torrido: a Fidenza ho poi lasciato la via Francigena dirigendomi prima verso Bologna, poi Rimini fino ad Ancona dove mi sono imbarcato per l’Albania.”

“Da lì, intraprendendo l’antica via Egnatia (non di rado, segnalata su mappa, ma solo teorica nella percorribilità) ho attraversato territori della Repubblica della Macedonia del Nord, entrando poi in Grecia fino a Edessa. Mi trovo adesso ad Atene e a breve mi rimetto in cammino alla volta di Istanbul. Dalla capitale turca raggiungerò quindi Amman in Giordania con un volo a causa dell’impervia situazione geologica e geopolitica della Siria”.

Non si tratta però della prima volta di Mick nei Territori Occupati.

“Sono già stato in Palestina nel 2014 e nel 2015. In quest’ultima occasione, venni arrestato nel corso di una dimostrazione e imprigionato per qualche giorno a Gerusalemme. In Cisgiordania arriverò attraverso il ponte di Allenby dove sarò sottoposto ai controlli dei militari israeliani: spero mi permettano di oltrepassare la frontiera, non impedendomi l’ingresso per i trascorsi di qualche anno fa”.

Lungo il tragitto, Mick compie alcuni tratti di strada in compagnia di altri attivisti o curiosi, partecipa a scambi di opinione ed è invitato a estemporanei ma utili dibattiti. Sempre, esponendo simboli della libertà palestinese, “ho con me un piccolo striscione sull’iniziativa e una bandiera palestinese: desidero tanto prendere contatto con simpatizzanti, attivisti pro-Palestina, gruppi, sindacati usando il mio viaggio per attirare attenzione e ispirare più consapevolezza e informazione.”

“Al Jazeera, Middle East Monitor, alcuni media locali britannici hanno dato notizia dell’iniziativa e anche l’agenzia Reuters sembra interessata a seguire e filmare il mio percorso da Amman al valico di frontiera in Cisgiordania”.

Abbiamo anche noi ritenuto doveroso darne rilevanza: Buon viaggio Mick, free Palestine!

È possibile sostenere e seguire il viaggio di Mick alla pagina Facebook Mick’s Walk to Palestine.

- Farmacologo, professionista nel settore della sanità digitale. È fotografo urban, autore di mostre, saggi e volumi sulla periferia e l'edilizia sociale. Attivista per l'autodeterminazione della Palestina, collabora con media online e cartacei. Ha contribuito questo articolo al Palestine Chronicle Italia.

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