Hezbollah vs. Israele: Perché una nuova guerra può essere imminente

Hezbollah fighters along the border. (Photo: video grab)

By Robert Inlakesh

L’Asse della Resistenza, nel suo complesso, ha cambiato radicalmente tono e ha compreso la natura della guerra in corso.

Negli ultimi giorni, si è registrato un aumento significativo di velivoli da ricognizione statunitensi e israeliani nello spazio aereo libanese. Sebbene i think tank di Washington, i media mainstream occidentali, e diversi politici israeliani e statunitensi sostengano che Hezbollah sia stato sconfitto alla fine dello scorso anno, tutti gli indizi indicano il contrario.

Gli attacchi mirati di Israele, seguiti dall’assassinio di alti esponenti del gruppo libanese lo scorso settembre, hanno inflitto un duro colpo a Hezbollah. Secondo fonti della sicurezza, tra il 15% e il 20% dell’arsenale del movimento è stato distrutto durante la guerra che ne è seguita.

Ciò che è accaduto a Hezbollah alla fine dello scorso anno sarebbe stato ritenuto impensabile solo pochi mesi prima. Il comando intermedio dell’organizzazione è stato colpito duramente; infiltrazioni da parte di collaboratori e agenti del Mossad si sono rivelate devastanti. Anche i leader delle forze speciali Radwan sono stati eliminati.

Nonostante questi colpi gravi – il più duro dei quali è stato l’assassinio del Segretario Generale Sayyed Hassan Nasrallah – Hezbollah è riuscito a contrattaccare nei mesi di ottobre e novembre, respingendo il tentativo di invasione terrestre dell’esercito israeliano nel sud del Libano.

In seguito a questi eventi, si sono delineate due visioni opposte su ciò che Hezbollah rappresenta oggi: alcuni sostengono che il gruppo sia ormai finito, altri lo ritengono più forte che mai.

Entrambe le posizioni, tuttavia, sono errate. Per comprendere il reale stato di Hezbollah oggi, occorre analizzare dove sono stati commessi gli errori.

Durante un recente panel organizzato dal think tank filoisraeliano Washington Institute for Near East Policy (WINEP), l’ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Michael Herzog, ha rilasciato alcune dichiarazioni sorprendenti.

Ha infatti ammesso che l’attacco israeliano contro l’Iran era stato pianificato già nel novembre 2024, quando era ancora in carica. Secondo Herzog, Israele è riuscito a colpire così duramente l’Asse della Resistenza guidato dall’Iran proprio perché quest’ultimo ha interpretato in modo errato le intenzioni israeliane.

Herzog ha dichiarato che sia Hezbollah che l’Iran “hanno completamente frainteso Israele”, aggiungendo che “non hanno compreso che, dopo il 7 ottobre, Israele è un paese totalmente diverso”. Una lettura che avevo già sostenuto nei miei articoli fin dalla fine del 2023.

A partire dall’attacco guidato da Hamas il 7 ottobre 2023, Israele ha cessato di essere una nazione come la conoscevamo e ha intrapreso una missione per ridefinire se stessa ed espandere i propri confini, cercando di risolvere la questione palestinese attraverso il genocidio e la pulizia etnica.

Quel giorno è stata presa la decisione di realizzare un progetto di lunga data: ridisegnare gli equilibri regionali promuovendo il cambio di regime in tutti quei paesi che si oppongono a Israele in qualunque modo.

Forse l’errore più grave commesso da Hezbollah è stato pensare che le sue operazioni di pressione lungo il confine libanese con la Palestina occupata potessero continuare senza portare a una guerra su larga scala.

Quando il capo dell’ala militare di Hezbollah, Fouad Shukr, è stato assassinato a sud di Beirut, e poche ore dopo il leader di Hamas Ismail Haniyeh è stato ucciso a Teheran, la reazione a questi eventi ha probabilmente spinto Israele a intensificare l’escalation.

Sebbene Hezbollah abbia risposto in modo calcolato e su scala ridotta all’assassinio, non è riuscito a infliggere alcun colpo devastante. L’Iran, invece, ha atteso fino all’assassinio di Sayyed Hassan Nasrallah per lanciare l’Operazione Promessa Vera 2.

Israele sta ora trattando il conflitto come una guerra regionale e mira a un cambio di regime in Iran. Tuttavia, l’Asse della Resistenza – fino all’offensiva contro il Libano – credeva che la guerra potesse concludersi senza allargarne il perimetro.

Questa errata valutazione ha portato a una serie di sconfitte tattiche, culminate con la caduta del governo siriano, sostituito da un regime fantoccio che ha represso ogni forma di resistenza contro Israele.

Cosa accadrà adesso?

Nonostante tutto, l’Asse della Resistenza ha cambiato radicalmente tono e ha compreso la portata della guerra. Questo ha trasformato il processo decisionale di tutti coloro che combattono contro Israele, in particolare Hezbollah.

Il movimento libanese ha subito colpi duri, ma conserva ancora un vasto arsenale per affrontare Israele in caso di nuovo conflitto. Dispone inoltre di forze terrestri che superano i 100.000 combattenti. Benché abbia perso una parte del proprio arsenale di missili di precisione – difficili da rimpiazzare a causa della nuova leadership filoamericana in Siria – questi missili non sono più così centrali come in passato.

Secondo analisti israeliani, le armi continuano comunque a entrare in Libano attraverso la Siria, anche se in misura limitata. Le munizioni più sofisticate scarseggiano a causa delle restrizioni imposte. Anche se il nuovo governo siriano sta tentando di bloccare i traffici, lo Stato siriano è ormai disgregato e il paese è dominato da bande, forze tribali e milizie, nessuna delle quali esercita un controllo totale, salvo le roccaforti urbane detenute da Hayat Tahrir al-Sham.

La ragione per cui la tecnologia missilistica più avanzata non è più centrale nella strategia militare di Hezbollah risiede nella trasformazione radicale della guerra. Prima di settembre 2024, il gruppo cercava di raggiungere una “deterrenza” contro Israele; ora, i razzi e i droni sono diventati le armi chiave, mentre le forze terrestri rappresentano il fulcro delle operazioni.

Un altro cambiamento significativo riguarda la capacità di Hezbollah di mobilitare la propria base popolare. Lo si è visto chiaramente ai funerali di Sayyed Hassan Nasrallah e Hashem Saffiedeen, quando milioni di persone sono scese in strada.

Alle elezioni municipali, il movimento ha ottenuto una vittoria schiacciante, grazie anche alla partecipazione entusiasta del proprio elettorato. Hezbollah ha anche intensificato l’organizzazione di manifestazioni locali, funerali pubblici, e attività sociali di massa. Per anni aveva trascurato questo tipo di presenza sul territorio, ma con l’inizio della guerra ha investito risorse importanti nel rafforzare il consenso popolare.

Indubbiamente esistono ancora collaboratori e spie che Hezbollah deve smascherare, ma l’attacco israeliano al Libano dello scorso anno ha costretto il Mossad a bruciare molte delle sue carte. Reti di spionaggio come queste non si costruiscono in pochi mesi: sono frutto di decenni di lavoro.

Hezbollah ha assorbito i colpi ed è chiaramente in fase di ricostruzione del proprio potere, in attesa del momento giusto per colpire. Mentre politici israeliani e statunitensi si vantano di aver sconfitto il gruppo, se credono davvero alla loro stessa propaganda, rischiano di restare scioccati dall’intensità della prossima offensiva del Partito libanese. Anche l’Iran, del resto, non ha trattenuto i propri colpi e ha sferrato attacchi ben oltre le previsioni degli analisti.

Il nuovo Segretario Generale dell’organizzazione, Sheikh Naim Qassem, ha adottato lo slogan “vittoria o martirio”, lo stesso che guida la resistenza palestinese a Gaza. Sebbene un cambiamento retorico non significhi tutto, è significativo che Hezbollah non consideri più Israele come un nemico da contenere, ma come un’entità da sconfiggere definitivamente.

Israele sembra esserne ben consapevole. Durante gli attacchi con missili e droni lanciati dall’Iran all’inizio di questo mese, sono stati colpiti vari radar e centri di monitoraggio israeliani nel nord del paese, con effetti probabilmente pesanti sulla capacità israeliana di raccogliere informazioni e intercettare minacce provenienti dal Libano.

È possibile che Israele cerchi di anticipare eventuali piani offensivi di Hezbollah e per questo motivo potremmo assistere presto a una nuova offensiva contro il Libano, forse attraverso il territorio siriano e fino alla Valle della Beqā.

- Robert Inlakesh è un giornalista, scrittore e regista di documentari. Esperto di Medio Oriente, e specializzato in Palestina. Ha contribuito con questo articolo a The Palestine Chronicle.

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