By Redazione Palestine Chronicle
Questa storia meritava di essere raccontata, perché parla dell’amore di Alma per la sua famiglia, ma anche l’amore della comunità che la circonda.
A rendere questa storia degna di essere raccontata non è soltanto l’amore di Alma per la sua famiglia, ma anche l’amore della comunità, soprattutto di coloro che scavano a mani nude tra le macerie.
Quando un edificio residenziale di cinque piani è crollato, nel quartiere di Yarmouk al centro di Gaza, decine di persone si sono precipitate in soccorso.
Molti corpi morti sono stati estratti da sotto le macerie e i soccorritori in breve tempo si sono scoraggiati, perché nessuno sembrava essere ancora vivo in mezzo a quel mucchio di cemento insanguinato e polvere.
It was not only Alma’s love for her family that made this story worth telling, but the love of the community itself, especially those who were digging with their bare hands. https://t.co/nMFwNlQ5m8 pic.twitter.com/Te8DXGATc2
— The Palestine Chronicle (@PalestineChron) December 4, 2023
È stato allora che la voce di Alma ha attraversato le fessure delle grandi lastre di cemento, prima di essere pienamente udibile.
“Siamo vivi, siamo qui”, ha urlato Alma.
“Cosa c’è, Alma?” ha risposto la voce di uno dei soccorritori.
“Aiuta prima mia madre, mio padre, i miei fratelli e mia nonna. Dopo potrai aiutare me. Solo allora potrai tirarmi fuori.”
La ragazzina ha ripetuto: “Vi prego, lasciatemi per ultima. Devo restare qui per potervi aiutare, per indicarvi la direzione”, ha aggiunto.
“Quanti anni hai? “le ha chiesto l’uomo.
“Ho 12 anni. Uno dei miei fratelli è un neonato, bisogna aiutarlo per primo”.
“Sei la sorella di Sara?” le ha detto la voce del soccorritore.
“Mia sorella è Rehab e il mio fratellino è (soprannominato) Tarzan.”
“Quanti anni ha Tarzan?” ha chiesto ancora l’uomo.
“Un anno, un anno e mezzo”, ha gridato Alma.
“Per favore, promettimi che aiuterai mio fratello Tarzan, ti prego.”
Alla fine, Alma è stata salvata. Anche mentre veniva tirata fuori dalle macerie, tra le parole rassicuranti dei soccorritori, continuava a ripetere: “I miei fratelli sono qui”
Il video, che documenta l’evento, non spiega cosa sia accaduto alla famiglia di Alma. Tuttavia trasmette, attraverso la voce innocente di una bambina, l’immenso amore e la solidarietà che esiste nella società palestinese di Gaza.
Non è soltanto l’amore di Alma per la sua famiglia a rendere questa storia degna di essere raccontata, ma anche l’amore che permea la comunità stessa, in particolare quello di tutti gli uomini che scavano a mani nude nel cemento frantumato.
(Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.)
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