Il Governo vieta la manifestazione per la Palestina e il Libano, ma i giovani resistono: ‘Non un passo indietro’

I giovani palestinesi, l’Unione Democratica Arabo Palestinese e l’Associazione dei Palestinesi in Italia sfidano il divieto del governo e sfilano in corteo a Roma. (Photo: via GPI IG Page)

By Dalia Ismail

La decisione del governo è un atto di repressione del diritto a manifestare e una mossa che soffoca la solidarietà con la causa palestinese. 

Dopo un anno di sostegno manifesto e latente ad Israele, nonostante questo sia indagato per genocidio dalla Corte Internazionale di Giustiza, il governo italiano ha deciso di vietare la manifestazione pro-Palestina programmata per oggi, sabato 5 ottobre, nella Capitale, adducendo motivazioni legate alla sicurezza pubblica. 

Tuttavia, i Giovani Palestinesi d’Italia, l’Unione Democratica Arabo Palestinese e l’Associazione dei Palestinesi in Italia, le realtà che hanno convocato il corteo, non si sono lasciati intimorire, ribadendo la volontà di scendere in piazza e far sentire la propria voce contro il genocidio a Gaza, l’occupazione della Palestina e i bombardamenti del Libano, della Siria e dello Yemen.

Un divieto che solleva interrogativi

La decisione del governo è un atto di repressione del diritto a manifestare e una mossa che soffoca la solidarietà con la causa palestinese. 

“Dietro alla questione dell’ “ordine pubblico” si cela invece la volontà politica di censurare la nostra mobilitazione in un clima di repressione mai visto prima”, hanno affermato i Giovani Palestinesi sul proprio profilo Instagram. 

“Questo divieto ribadisce la posizione del governo italiano ad un anno dall’inizio del genocidio”, hanno continuato. 

Il contesto appare chiaro: l’Italia è allineata con le politiche filo-israeliane degli altri governi occidentali, nonostante le ripetute condanne internazionali e la pronuncia della Corte Internazionale di Giustizia. Questa scelta politica è percepita come un chiaro segnale di vicinanza a Israele, alimentando dubbi sulla capacità del governo italiano di agire con indipendenza in politica estera.

Diverse fazioni politiche si sono opposte alla decisione del governo, come Potere al Popolo, che ha definito il divieto un “pericoloso meccanismo repressivo”, e Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle, che ha detto che “vietare le manifestazioni è sempre, in ogni caso, un errore e un brutto segnale”.

“Riusciranno a bloccarci tutti?”

Nonostante il divieto, le adesioni al corteo nazionale del 5 ottobre sono state molto numerose.

Molte organizzazioni, collettivi e associazioni che si occupano di altre cause hanno denunciato il divieto come un tentativo di soffocare il dibattito pubblico sulla questione palestinese. 

Controlli preventivi sui manifestanti

Il clima repressivo si è manifestato già ieri, ha riportato l’Ansa. Le forze dell’ordine hanno effettuato controlli su alcuni bus che trasportavano persone da tutta Italia verso Roma, hanno dichiarato alcune persone coinvolte. Diversi pullman sono stati fermati e sottoposti a controlli, in un chiaro tentativo di dissuadere la partecipazione alla protesta. 

Nel pomeriggio di venerdì, durante una riunione tecnica in Questura, è stato definito il piano di sicurezza sotto la guida del nuovo questore, Roberto Massucci. 

Tra le misure previste ci sono controlli presso stazioni ferroviarie e caselli autostradali per fermare autobus di manifestanti provenienti da altre città. 

Inoltre, sarà attivato un sistema di sicurezza a più livelli che si stringerà progressivamente intorno all’area di Piazzale Ostiense. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha ribadito che la manifestazione è considerata “illegale” e ha garantito che le forze di polizia gestiranno la situazione con la massima cautela, dichiarando piena fiducia nei loro confronti.

La Comunità Palestinese di Roma e Lazio, vicina all’ANP, si sfila

La Comunità Palestinese di Roma e Lazio ha deciso di prendere le distanze dal corteo del 5 ottobre, evidenziando la frattura all’interno della comunità palestinese in Italia. 

In una nota, il presidente Yousef Salman ha spiegato: “Non saremo in piazza questo sabato ma quello dopo, il 12 alle 15 in piazzale Ostiense, a Piramide. Insieme all’Api e al movimento studenti palestinesi, chiediamo il cessate il fuoco, lo stop al genocidio e ai bombardamenti israeliani in Libano, e la fine dell’occupazione israeliana in Palestina. Non parteciperemo sabato perché la manifestazione non è autorizzata.” 

La scelta della Comunità Palestinese di Roma e Lazio di dissociarsi dal corteo non è solo una questione di rispetto del divieto imposto dal Viminale, ma anche una netta presa di distanza dal supporto alla Resistenza Palestinese, sostenuta da un’adesione incondizionata alle visioni e politiche dell’Autorità Nazionale Palestinese, a cui, invece, tutte le altre realtà palestinesi in Italia si oppongono.

(The Palestine Chronicle)

- Dalia Ismail è laureata in scienze politiche e relazioni internazionali. Da anni si occupa di sensibilizzare su alcune tematiche politiche e sociali. Ha contribuito questo articolo al Palestine Chronicle Italia.

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