‘Lasciamo che torni la pace’ – La Spagna si unisce al caso di genocidio contro Israele presso l’ICJ 

Il Ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares. (Foto: Sicherheitskonferenz, tramite Wikimedia Commons)

By Redazione Palestine Chronicle

Giovedì il Ministro degli Esteri, Jose Manuel Albares, ha annunciato che la Spagna si unirà al caso del Sudafrica presso la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), accusando Israele di genocidio a Gaza.

La Spagna è la seconda nazione europea, dopo l’Irlanda, ad aderire al caso. Si sono uniti anche altri paesi, tra i quali Cile e Messico.

“Abbiamo preso questa decisione alla luce del proseguire dell’operazione militare contro Gaza”, ha detto Albares durante una conferenza stampa.

“Osserviamo anche, con enorme preoccupazione, l’estensione regionale del conflitto”, ha aggiunto.

Albares ha affermato che la Spagna ha preso la decisione non solo per “permettere che la pace torni a Gaza e nel Medio Oriente”, ma anche per il proprio impegno nei confronti del diritto internazionale.

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Plausibile rischio di genocidio

Il 29 dicembre, il governo sudafricano ha portato il caso contro Israele davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, accusandolo di “atti genocidi” nella campagna militare a Gaza.

L’11 e il 12 gennaio si sono svolte udienze pubbliche su richiesta del Sudafrica.

A gennaio, la Corte Internazionale di Giustizia ha invitato Israele a evitare azioni che potrebbero portare al genocidio, e facilitare l’accesso di aiuti umanitari a Gaza. 

Poche settimane dopo, il Sudafrica ha richiesto ulteriori misure in risposta all’intenzione, annunciata da Israele, di attaccare Rafah, ma la Corte ha respinto la richiesta.

All’inizio di marzo il Sudafrica ha rinnovato una richiesta di misure di emergenza contro Israele. 

Più tardi, nello stesso mese, la Corte ha ordinato a Israele di garantire la “consegna di aiuti umanitari urgenti” a Gaza, a causa “della carestia diffusa” nella Striscia devastata.

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Caso di genocidio

Recentemente, paesi tra cui Libia, Egitto e Turchia hanno annunciato dinanzi all’ICJ l’intenzione di sostenere la causa del Sudafrica nel caso di genocidio contro Israele.

Le udienze fanno parte di un caso ancora in corso, che vede Israele accusato di genocidio. 

È importante sottolineare che le sentenze e gli ordini dell’ICJ sono vincolanti, e non possono essere impugnati, sebbene il tribunale non disponga dei meccanismi di esecuzione. 

Un’ordinanza contro un Paese può danneggiare la sua reputazione internazionale, e costituire un precedente legale.

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Riconoscimento della Palestina

Il 28 maggio Norvegia, Irlanda e Spagna hanno riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina e stabilito piene relazioni diplomatiche. Poi la Slovenia, che martedì ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina. 

La Palestina è stata riconosciuta da 144 paesi in tutto il mondo.

All’interno dell’Unione Europea, otto stati membri – Svezia, Cipro, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Romania e Bulgaria – hanno riconosciuto lo Stato di Palestina.

Gran Bretagna e Australia hanno dichiarato di aver preso in considerazione il riconoscimento. Tuttavia, la Francia afferma che questo non è il momento opportuno per una mossa del genere. Nel frattempo, la Germania, allineandosi con il più stretto alleato di Israele, gli Stati Uniti, si oppone all’approccio unilaterale, insistendo sul fatto che una soluzione a due Stati può essere raggiunta soltanto attraverso il dialogo.

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Genocidio di Gaza

Attualmente sotto processo davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, per genocidio contro i palestinesi, Israele sta conducendo un massacro devastante contro Gaza dal 7 ottobre. 

Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, 36.586 palestinesi sono stati uccisi e 83.074 feriti nel genocidio in corso.

Almeno 7.000 persone risultano disperse, e presumibilmente morte, sotto le macerie delle loro case in tutta la Striscia. Organizzazioni palestinesi, e internazionali, affermano che la maggior parte delle persone rimaste uccise e ferite sono donne e bambini.

L’assedio israeliano ha provocato una grave carestia, soprattutto nel nord di Gaza, causando la morte di molti palestinesi, soprattutto bambini. 

L’aggressione israeliana ha provocato lo sfollamento forzato di quasi due milioni di persone provenienti da tutta la Striscia, la stragrande maggioranza degli sfollati sono stati costretti a rifugiarsi nella città meridionale di Rafah, vicino al confine con l’Egitto –causando il più grande esodo di massa dalla Nakba del 1948.

Israele afferma che 1.200 soldati e civili sono stati uccisi durante l’operazione Al-Aqsa del 7 ottobre. I media israeliani hanno pubblicato diversi rapporti, i quali suggeriscono che molti israeliani siano stati uccisi quel giorno dal “fuoco amico”.

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

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