
By Romana Rubeo
Nella puntata del podcast FloodGate di mercoledì 12 marzo, i redattori di Palestine Chronicle, Ramzy Baroud e Romana Rubeo, hanno ospitato il famoso storico israeliano, il professor Ilan Pappé.
Pappé ha analizzato le contraddizioni ideologiche al cuore del progetto coloniale di insediamento israeliano—e perché il 7 ottobre ha reso evidente l’impossibilità di essere sia sionisti che democratici.
Dalla distruzione di Gaza alla complicità dell’Occidente, Pappé ha approfondito il concetto di Nakba al-Mustamirra (Nakba permanente), il genocidio israeliano e l’urgente necessità di una solidarietà globale per sfidare l’apartheid e difendere i diritti umani.
Nakba al-Mustamirra – Il Capitolo Finale?
Pappé ha sottolineato la continuità della Nakba dal 1948 ad oggi, sostenendo che rappresenti il tentativo continuo del sionismo e dello stato israeliano di cancellare i palestinesi.
Ha spiegato:
“Se giudico le politiche israeliane in base al loro movente, obiettivo e strategia, che sono alimentati da una determinata ideologia, allora penso che l’intero periodo sia un tentativo del movimento coloniale di insediamento sionista e, successivamente, dello stato di Israele, di eliminare i palestinesi come popolo, come paese e come idea.”
Secondo Pappé, questo progetto non riguarda solo l’espulsione fisica dei palestinesi, ma anche un tentativo più ampio di cancellarli come identità e cultura, nell’ambito dell’agenda coloniale israeliana.
Ha inoltre chiarito che, sebbene questo progetto genocida non venga sempre attuato su vasta scala, momenti chiave come il 1948 e il 1967 hanno mostrato tentativi di accelerarne l’attuazione.
“Le circostanze del 1948—il ritiro britannico dalla Palestina, il fatto che fosse molto vicino all’Olocausto in Germania, le difficoltà del mondo arabo, il fatto che il mondo colonizzato non fosse ancora parte della comunità internazionale—tutto ciò ha fatto sì che i leader sionisti vedessero il 1948 come un’opportunità per espellere la popolazione su larga scala: una pulizia etnica su vasta scala.”
Nonostante i tentativi israeliani di cancellare i palestinesi, Pappé rimane ottimista sul lungo termine:
“Purtroppo—non immediatamente, non domani o dopodomani—ma nel lungo periodo, penso che siamo alla fine della Nakba piuttosto che all’inizio di un nuovo capitolo della Nakba continua.”
Come la percezione di Israele è cambiata dopo il 7 ottobre
Pappé ha osservato un cambiamento nella percezione globale dello stato israeliano dopo il 7 ottobre.
“Penso che il contesto del 7 ottobre e degli eventi successivi sia oggi molto più chiaro rispetto all’inizio. La gente ha iniziato a informarsi di più e ad approfondire.”
Tuttavia, ha sottolineato che molti in Occidente continuano a ignorare il contesto storico:
“Temo che molte persone che conoscono il contesto—persone che non sono ignoranti o stupide e che ricoprono posizioni chiave nei media mainstream, nel mondo accademico e nella politica, soprattutto in Occidente—lo stiano ignorando o negando.”
Narrazione palestinese vs. israeliana
Pappé ha parlato della crescente repressione della narrazione palestinese, che viene minata non attraverso il dibattito razionale, ma attraverso intimidazioni e soppressione.
“Quello che vedo ora è un enorme tentativo di distruggere l’altra narrazione (palestinese) con mezzi che non sono né accademici né morali, ma attraverso l’intimidazione.”
Ha evidenziato come accuse come antisemitismo e terrorismo vengano strumentalizzate per mettere a tacere le voci palestinesi.
“Questo dimostra che qualcosa nella narrazione israeliana è molto fragile.”
L’erosione dei valori democratici in Occidente
Secondo Pappé, eventi come il 7 ottobre vengono spesso sfruttati da forze politiche per restringere le libertà, soprattutto nelle società multiculturali e multietniche.
“Ci sono sempre elementi—nei servizi di sicurezza, nei governi o nelle loro parti più oscure—che non sono contenti delle libertà delle persone.”
Ha avvertito che la lotta al terrorismo viene spesso usata come pretesto per minare le libertà e promuovere una visione ristretta della democrazia liberale.
“È incredibile vedere come idee puramente democratiche—anche semplicemente esprimere supporto per l’uguaglianza in Palestina—vengano etichettate come terrorismo.”
La base di potere di Netanyahu
Pappé ha analizzato la crisi ideologica all’interno della società israeliana, affermando che lo scontro tra colonialismo e valori liberali è irrisolvibile.
“Non si può essere coloni liberali. Non si può essere progressisti e praticare la pulizia etnica. Non si può essere socialisti e genocidi.”
Secondo Pappé, il 7 ottobre ha reso evidente che il sionismo è incompatibile con la democrazia.
“Questo è ciò che il 7 ottobre ha rivelato: l’impossibilità di essere sionisti e democratici, sionisti e liberali.”
Ha poi affermato che il sostegno a Netanyahu proviene da coloro che hanno ormai rinunciato ai diritti umani e al diritto internazionale.
“Le ideologie che sostengono lo stato di apartheid israeliano oggi sono quelle che stanno vincendo e distruggendo ciò che restava di un tentativo, per quanto cinico, di rendere il sionismo più accettabile.”
Ricostruire Gaza
Pappé ha espresso scetticismo riguardo agli sforzi per ricostruire Gaza senza affrontare le cause profonde dell’occupazione israeliana.
“Ricostruire Gaza senza affrontare il problema ideologico, morale e internazionale di Israele è come curare qualcuno per poi rimandarlo nell’inferno che è la Palestina moderna.”
Ha criticato il processo di Oslo, definendolo un tentativo di legittimare l’occupazione.
“Parlare di riconciliazione senza affrontare il problema alla radice serve solo a facilitare il lavoro dell’occupante.”
Russia, Cina e il Sud Globale
Pappé ha sottolineato il potenziale ruolo di Russia e Cina nel sostenere la causa palestinese, sfruttando la loro influenza economica e politica.
“Russia e Cina hanno il potere di farlo. Possono negoziare con altri paesi in Occidente, soprattutto ora che Trump sta riorganizzando le alleanze geopolitiche.”
Ha inoltre affermato che i palestinesi preferirebbero che i loro futuri negoziati fossero mediati da potenze del Sud Globale, piuttosto che da Stati Uniti ed Europa.
L’“invisibilità” dei palestinesi
Infine, Pappé ha discusso dell’invisibilità storica dei palestinesi nei dibattiti internazionali.
“I palestinesi devono essere i protagonisti nel discutere il proprio futuro.”
Ha sottolineato che il riconoscimento internazionale della leadership palestinese potrebbe attivare processi positivi all’interno della società palestinese, come una maggiore unità e rappresentanza.
“È questa la conversazione che dovremmo incoraggiare: chi sta guidando il cammino verso il futuro?”
Tradotto dall’originale inglese da: Palestine Chronicle Italia

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