Il Ministro della Sicurezza Nazionale di estrema destra Itamar Ben-Gvir, ha un ruolo chiave per la fine dell’attacco sulla Striscia di Gaza, ma è incapace di scendere a compromessi.
Itamar Ben-Gvir è Ministro della Sicurezza israeliano ormai da quasi un anno, ha ricevuto numerose accuse, a livello nazionale, riguardo la gestione del suo ministero, definito “come un’organizzazione criminale che ha preso il sopravvento”. Cosa ha fatto il colono estremista dall’inizio dell’attacco su Gaza?
Una lunga storia di razzismo
Ben-Gvir ha una lunga esperienza di razzismo contro i palestinesi, antecedente all’ascesa in politica che lo ha reso uno degli uomini più potenti in Israele.
Ha raccolto, in una lunga fedina penale, oltre 50 accuse, dal sostegno a un gruppo terroristico all’incitamento al razzismo.
Avvocato esperto, leader del partito Oztma Yehudit (Potere ebraico), è passato dall’essere un attivista marginale che viveva in uno degli insediamenti illegali più estremi della Cisgiordania, a diventare supervisore della polizia di frontiera israeliana nei territori occupati, e infine a creare una milizia ultranazionalista finanziata dallo stato; la Guardia Nazionale.
Il famigerato Ministro della Sicurezza israeliano sostiene apertamente la pulizia etnica dei palestinesi dai confini dei territori occupati del 1967.
10.000 fucili
Ha adottato una linea molto dura contro i cittadini palestinesi di Israele, e non ha causato stupore quando, dopo il 7 ottobre, ha formato una task force speciale, per attaccare i civili per i loro post sui social media.
Oltre 250 cittadini israeliani, per lo più palestinesi, sono stati trattenuti nelle carceri di massima sicurezza per settimane, in attesa di essere processati, principalmente per i loro post sui social media, addirittura c’è stato un arresto per un “unfollow” alla persona sbagliata.
Itamar Ben-Gvir ha, inoltre, acquistato circa 10.000 fucili da distribuire alle “squadre di sicurezza” in tutto il territorio controllato da Israele, dall’inizio del massacro su Gaza.
Queste nuove normative emanate sulle armi da fuoco, consentono a centinaia di migliaia di israeliani di possederle senza i necessari controlli o supervisioni.
Prigionieri palestinesi
Ben-Gvir ha anche scherzato sul trattamento degli ostaggi palestinesi catturati a Gaza, in detenzione militare israeliana.
Ha spinto affinché fosse discusso e attuato un disegno di legge, presentato già all’inizio di quest’anno, che introdurrebbe la pena di morte per i palestinesi accusati di aver commesso attacchi con l’intento di uccidere israeliani.
Entrambe queste mosse sono state pesantemente criticate dagli stessi israeliani, che temono possano provocare reazioni negative contro gli ostaggi detenuti da Hamas a Gaza.
“Vi ho implorato di non sfruttare la nostra sofferenza in questo momento”, ha detto Gil Dikman, parente di un ostaggio israeliano a Gaza, sostenendo che certe mosse sono controproducenti poiché “sono in gioco le vite dei nostri cari, che hanno una spada di Damocle sul collo”.
Il ministro della Sicurezza estremista ha anche minacciato di assaltare ancora la moschea di al-Aqsa, senza specificare una data specifica, una mossa provocatoria che ha sollecitato una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) a gennaio.
Secondo quanto riferito, Ben-Gvir ha ordinato al commissario del servizio carcerario israeliano, Katy Perry, di preparare celle sotterranee dalle condizioni disumane per l’incarcerazione dei prigionieri provenienti da Gaza.
L’attacco a Gaza
Itamar Ben-Gvir è attualmente in una posizione che gli permette di fare pressione sul Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, affinché continui il suo attacco contro Gaza a tutti i costi.
Dopo un cessate il fuoco temporaneo di 7 giorni, durante il quale ha avuto luogo uno scambio di prigionieri civili, Ben-Gvir ha dichiarato che si sarebbe ritirato dal governo in caso il premier israeliano avesse deciso di interrompere la sua campagna militare a Gaza.
Affinché il Primo Ministro israeliano possa rimanere al potere, Ben-Gvir deve restare all’interno della sua coalizione, un fatto che ha portato Netanyahu a dichiararsi pronto ad entrare in guerra con l’Autorità Palestinese (PA) in Cisgiordania.
Per il Ministro estremista della Sicurezza, l’Autorità Palestinese rappresenta un’enorme minaccia, dato che rivendica la Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza.
Quando il governo degli Stati Uniti ha iniziato a discutere della possibilità di dare il controllo di Gaza all’Autorità Palestinese, Itamar Ben-Gvir si è infuriato considerando questo passo un tradimento.
È un personaggio chiave per la fine del massacro nella Striscia di Gaza, ma incapace di scendere a compromessi.
Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.
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