Sicuramente, questo viaggio social ci dà abbastanza materiale per comprendere la Hasbara israeliana, ovvero la strategia comunicativa che tende a dipingere Israele in modo positivo e molto differente dalla realtà del sionismo.
In questi ultimi giorni, numerosi tabloid italiani si sono concentrati sulla visita in Israele dell’influencer Giulia De Lellis.
Certo, sarebbe stato auspicabile che si concentrassero sulle morti avvenute nel corso degli ultimi 75 anni in Palestina; tuttavia, seppure inconsapevolmente, hanno spostato l’attenzione pubblica sui crimini di guerra israeliani.
La vacanza in Israele della signorina De Lellis e del suo fidanzato Carlo Gussalli Beretta – puntualmente raccontata sul suo profilo Instagram – ha, in effetti, scatenato migliaia di commenti e reazioni indignate.
Molti hanno parlato di uno scivolone da parte dell’influencer. A dire il vero, però, parrebbe più un iniziazione, soprattutto quando le IG storierà pubblicate la immortalano durante un addestramento dell’esercito israeliano, colta da irrefrenabile entusiasmo della giovane per questa nuova esperienza.
Sicuramente, questo viaggio social ci dà abbastanza materiale per comprendere la Hasbara israeliana, ovvero la strategia comunicativa che tende a dipingere Israele in modo positivo è molto differente dalla realtà del sionismo.
Il sangue e la violenza di queste settimane venivano completamente oscurati, agli occhi dei meno attenti, a vantaggio di una sorta di Paese dei balocchi fatto di party e belle ragazze in bikini.
In alcuni reel, la coppia appare in vacanza sul Mar Morto, oppure in ville di lusso, con la De Lellis sempre circondata dai rampolli delle famiglie sioniste d’élite, come nelle immagini della Milano da bere.
D’altra parte, è quello il mondo da cui proviene Beretta, il fidanzato della soubrette romana. Il rampollo della famiglia di armaioli – che erediterà un patrimonio di 600,000,000 di euro dal padre Franco Gusalli Beretta – appare su un suo post social con aria soddisfatta mentre, dopo aver sparato con un fucile di sua produzione, chiosa: “Respiro d’aria fresca”. Segue, immancabile, il cuoricino della sua fidanzata.
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Parte dei profitti proviene proprio dall’esercito israeliano, che si rifornisce esattamente di armi griffate Beretta per i propri arsenali.
Peccato che nella Milano da bere non vi siano campi profughi, bambini trucidati, famiglie deportate o ancora case disintegrate da droni radiocomandati. Infatti, mentre Beretta e De Lellis si divertivano a suon di danze e cocktail, l’esercito israeliano era impegnato nel testare nuovi metodi di intelligenza artificiale per l’ individuazione e l’abbattimento degli obiettivi contro la popolazione palestinese, come dimostrato da numerosi rapporti.
Eppure, grazie alle migliaia di commenti degli attivisti per i diritti umani sotto i post dell’influencer, questo messaggio deviato non è passato con facilità.
Se fino a qualche anno fa, le tattiche della Hasbara avevano il prorompente potere di corrompere le menti, oggi – anche grazie alle forme di comunicazione alternative ai media mainstream – i tempi stanno palesemente cambiando.
Anzi, grazie a questo pseudo scivolone e grazie all’attenzione di chi non sa voltarsi dall’altra parte, è tornato alla memoria anche un evento che, nel 2022, ha visto ospiti il rampollo della famiglia più potente al mondo nella vendita di armi insieme alla sua fidanzata, ad un gala organizzato dal brand LuisaViaRoma per UNICEF.
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Sicuramente, viene da chiedersi come mai un’ organizzazione per la tutela dei diritti umani abbia, tra i propri ospiti, vicepresidente di un’azienda produttrice di armi.
Non dovremmo scandalizzarci perché Giulia De Lellis, da sempre alla ricerca del facile, del bello, del costoso e dell’effimero, si trovasse in Israele, tempio di morte e devastazione. Lei rappresenta solo ciò che l’ assertiva società moderna ha contribuito a creare in questi 75 anni di silenzio.
Giulia De Lellis non è altri che il prodotto degli ultimi decenni e della morte del giornalismo occidentale, un giornalismo indifferente di fronte al bisogno della verità, che mette in palio milioni di corpi straziati in cambio dei profitti e della sicurezza economica.
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