Il ‘Massacro non Avvenuto’: Smontare la negazione della Nakba nella storiografia sionista

The Deir Yassin massacre, which took place on April 9, 1948. (Photo: via MEMO)

By Peren Birsaygılı Mut

Eliezer Tauber ricorda il Ministero della Verità nel celebre romanzo 1984 di George Orwell. Proprio come quel ministero, assume la missione di alterare completamente la verità.

Il professore israeliano Eliezer Tauber è ampiamente noto per i suoi libri sull’ascesa dei movimenti nazionalisti arabi e sulla formazione degli stati arabi moderni. Le sue opere sono frequentemente citate negli studi dedicati a questi temi. È anche il fondatore del Dipartimento di Studi Medio-Orientali dell’Università Bar-Ilan. Ciò che rende Tauber ancora più sorprendente è il suo libro Deir Yassin: The Massacre That Never Was, scritto sul massacro di Deir Yassin, l’ultimo grande massacro prima della Nakba, avvenuto il 9 aprile 1948.

Il libro di Tauber è stato pubblicato per la prima volta in ebraico nel 2017 e poi in inglese nel 2021. Come suggerisce il titolo, Tauber sostiene che il massacro di Deir Yassin non sia mai avvenuto e che dietro questo presunto “mito palestinese” vi siano altre motivazioni. Secondo lui, Deir Yassin — un villaggio composto da circa 150 case e da 2.700 dunam, più della metà coltivati — non era affatto un insediamento civile, bensì uno dei luoghi in cui i combattenti palestinesi immagazzinavano armi.

Arriva persino ad affermare che gli stessi abitanti del villaggio fossero armati. Tauber sostiene che la narrazione del massacro sia stata da sempre una forza trainante del sentimento antisionista, insistendo però sul fatto che non vi sarebbe stata alcuna brutalità contro donne o bambini, come invece ampiamente documentato.

La tesi principale di Tauber è che non si trattò di un massacro, ma di uno scontro reciproco, deliberatamente trasformato in massacro dai leader palestinesi. Secondo lui, lo scopo di questi leader era instillare paura tra i palestinesi e costringerli a fuggire dalle loro terre. A suo dire, il Comitato Arabo Superiore avrebbe orchestrato questa narrazione, indicando in particolare Hussein Fakhri al-Khalidi, membro del Comitato, già sindaco di Gerusalemme tra il 1934 e il 1937, poi esiliato alle Seychelles dagli inglesi durante la Grande Rivolta.

Storiografia sionista: il “Ministero della Verità”

Eliezer Tauber ricorda il Ministero della Verità nel celebre romanzo 1984 di George Orwell. Proprio come quel ministero, egli assume la missione di alterare completamente la verità. E facendo l’esatto contrario di ciò che afferma di rappresentare, diventa responsabile della distorsione degli eventi storici. Il Ministero della Verità orwelliano vive oggi nella sfera accademica sionista. Se si dovesse definire il sionismo in una sola frase, la risposta sarebbe immediata: una catena di menzogne progettate per seppellire la verità. E gli anelli più forti di quella catena si trovano nell’accademia e nella cultura.

Sappiamo bene cosa accadde realmente e possediamo una ricchezza di dati storici e documentazione che smentisce completamente le affermazioni di Tauber. Sappiamo, per esempio, che le organizzazioni terroristiche sioniste elaborarono il Piano Dalet per rendere più sistematica la loro brutalità contro i palestinesi: espellerli dalla loro terra.

Sappiamo che lanciarono ripetutamente attacchi di mortaio e razzi contro civili, condussero incursioni a sorpresa, rapirono arabi palestinesi e conquistarono città e villaggi per espandere i confini dello stato di Israele alla vigilia della sua nascita.

Sappiamo anche che, dopo la fine ufficiale del Mandato britannico, la rivalità militare all’interno del movimento sionista raggiunse il suo apice: da una parte l’Haganah, dall’altra l’Irgun e la banda Stern – tutte operanti intensamente in una competizione che si manifestò in operazioni terroristiche contro i palestinesi. Considerato il valore simbolico, storico, religioso, politico e strategico di Gerusalemme, sappiamo che la conquista della città era uno dei loro obiettivi principali. E poiché Deir Yassin era un villaggio palestinese prospero e vicino a Gerusalemme, divenne un bersaglio perfetto per le organizzazioni terroristiche sioniste.

Storie vere dal massacro di Deir Yassin

Abbiamo anche decine di storie reali che raccontano il massacro di Deir Yassin. Ad esempio, la storia di Hind al-Husseini, che divenne madre degli orfani di Deir Yassin.

O la storia di Hayat al-Balbisi, nata nel villaggio di al-Bireh. Fin da bambina, il suo sogno più grande era diventare insegnante. Ma suo padre era morto, sua madre era paralizzata a letto e sua sorella era ipovedente. La situazione familiare era estremamente difficile. Da studentessa del Teacher Training College di Gerusalemme, decise di cercare un lavoro per sostenere la sua famiglia e proseguire gli studi.

Fortunatamente, Hayat trovò impiego presso la radio palestinese a Gerusalemme. Lavorava e studiava allo stesso tempo. Quando seppe che la scuola del villaggio di Deir Yassin aveva bisogno di un’insegnante, partì senza esitazione, nonostante sapesse che il villaggio fosse circondato da sei colonie sioniste. Dopo l’attacco, si rifiutò di fuggire e rimase con i bambini, aiutando i feriti. Vedendola, i militanti sionisti la presero deliberatamente di mira e lei fu uccisa.

Sappiamo anche che, poiché il massacro avvenne il giorno del dodicesimo compleanno di Ghassan Kanafani, egli non ne festeggiò mai più un altro, fino al suo assassinio a Beirut all’età di 36 anni.

Vogliono cancellare il massacro di Gaza con lo stesso metodo

Dopo il 7 ottobre 2023, Israele non ha condotto semplicemente un’operazione militare; esattamente come nel caso di Deir Yassin, ha lanciato una vasta guerra narrativa digitale per occultare la verità. Per rafforzare questo quadro, è stata prodotta una quantità significativa di contenuti drammatici e cinematografici. Gli esempi più noti sono le produzioni diffuse con il titolo “The October 7 Films.”

Poco dopo, questi film sono stati distribuiti ai media internazionali; sono state organizzate proiezioni private per giornalisti, diplomatici, politici e persino per gruppi invitati appositamente da Hollywood. Dopo ogni proiezione, venivano rilasciate dichiarazioni affinché la narrativa israeliana fosse accettata come verità indiscutibile.

Questo metodo è apparso come una versione moderna degli strumenti propagandistici classici. Stavolta, la propaganda non si basava soltanto su titoli di giornale o pubblicazioni accademiche, ma su video professionalmente prodotti, contenuti virali sui social media e strategie di manipolazione emotiva. Tutto con un unico scopo: cancellare le tracce del genocidio a Gaza, distogliere l’attenzione mondiale dalla reale distruzione sul terreno e alterare la verità. Israele ha condotto una strategia multilivello di controllo, operando simultaneamente sul fronte militare e su quello digitale.

Questa propaganda non mostrava ciò che accadeva realmente a Gaza, ma l’immagine che Israele desiderava che il mondo vedesse. Le immagini drammatiche, i video messi in scena e le testimonianze selettive prodotte da Israele venivano proposte come l’unica narrativa valida.

Gli eroi del nostro tempo: i giornalisti palestinesi

I giornalisti palestinesi che hanno combattuto contro questa guerra sionista della percezione sono diventati, senza alcun dubbio, i più grandi eroi del nostro tempo. Con immenso coraggio, hanno infranto l’intera narrativa che il sionismo cercava di costruire, portando al mondo immagini reali dal terreno. A rischio della propria vita, hanno raccontato la verità al mondo.

In ogni fotogramma che hanno catturato, in ogni secondo di video che hanno diffuso, c’era la cruda realtà che si voleva nascondere: la tragedia umana in corso a Gaza, la distruzione delle case, le famiglie spezzate, le urla dei bambini…

Hanno mostrato come una strategia percettiva, costruita nel corso di molti anni e sostenuta da un enorme potere finanziario, potesse essere demolita con nient’altro che fede e coraggio. Molti di loro sono stati uccisi da Israele, ma le immagini che hanno lasciato dietro di sé hanno creato una memoria indelebile nella mente di milioni di persone. Sono diventati la continuazione moderna della testimonianza che il sionismo aveva cercato di mettere a tacere a Deir Yassin. Ogni fotogramma era testimonianza del presente e allo stesso tempo portava nel futuro i gridi di coloro che erano stati ridotti al silenzio nel passato. Hanno dimostrato che la verità, repressa fin dai tempi di Deir Yassin, non può mai essere cancellata del tutto.

Allora, chiediamocelo di nuovo: il massacro di Deir Yassin davvero non è mai avvenuto?

- Peren Birsaygılı Mut è una scrittrice, sceneggiatrice di documentari ed editrice di Smirne. Il suo lavoro si concentra sulla letteratura e sulla storia palestinese. È autrice di Among the Olive Trees e The Pen and the Rifle, ed è vincitrice del Premio Speciale TYB 2023 e del Premio Necip Fazıl per le Idee e la Ricerca 2025. Ha contribuito questo articolo al Palestine Chronicle.

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