Nota dell’editore: Il Palestine Chronicle ringrazia il suo staff a Gaza per aver suggerito e organizzato autonomamente questa iniziativa, che ha reso felici molti bambini rifugiati, anche se per un solo giorno.
Il bisogno a Gaza è grande. Non solo per cibo, acqua pulita e medicine, riguarda tutto quel che le persone solitamente danno per scontato.
La distruzione di oltre il 75% dell’intera Gaza significa che la stragrande maggioranza di tuto quel si poteva offrire agli abitanti della Striscia, ha ormai cessato di esistere.
I panifici sono stati bombardati per affamare la popolazione. I campi di calcio sono stati bombardati, demoliti, al fine di non lasciare spazio ai giovani per sfogare energie e superare ansie profonde. Anche i negozi dei barbieri sono stati bombardati e, se e quando qualcuno ancora è disponibile per un taglio di capelli, molte famiglie non possono permettersi la spesa.
100 tagli di capelli
Giovedì 16 maggio, il Palestine Chronicle di Gaza ha organizzato un’iniziativa di beneficenza per offrire tagli di capelli ai bambini che vivono nei rifugi del campo di Al Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza.
I membri della squadra, con sede a Gaza, si sono coordinati con la direzione del rifugio per attuare l’iniziativa.
“Durante la visita ai rifugi nella Striscia di Gaza, abbiamo sentito il bisogno di mettere in atto iniziative di beneficenza per alleviare la sofferenza degli sfollati”, spiega Fatima Aljamal, coordinatrice dell’iniziativa.
“Abbiamo collaborato con la direzione del centro di accoglienza, nel cuore di Nuseirat, per organizzare un’iniziativa di taglio gratuito dei capelli ai bambini sfollati”, prosegue.
I parrucchieri, anche loro sfollati, che vivono nel centro, hanno tagliato i capelli a oltre 100 bambini del rifugio.
“Questo è solo il primo passo, e continueremo nei prossimi giorni. Un gran numero di bambini vive nei rifugi, e il taglio dei capelli è importante per l’igiene personale”.
La situazione igienica è particolarmente grave a Gaza, a causa della mancanza d’acqua e del blocco imposto da Israele sull’ingresso di materiali per la pulizia, dall’inizio dell’attacco.
‘Sostenere la mia famiglia’
Uno dei parrucchieri è Mohammed al-Taweel, un giovane studente universitario che ha dovuto interrompere gli studi a causa della guerra.
“Stavo conseguendo una laurea in lingua inglese presso l’Università Al-Aqsa di Gaza City, ma tutto è stato sospeso dal primo giorno dell’attacco israeliano contro Gaza”, racconta al-Taweel al Palestine Chronicle.
“Quando le forze di occupazione hanno preso d’assalto i campi nel centro di Gaza, io e la mia famiglia siamo fuggiti nel campo profughi di Bureij, nella città di Deir al-Balah, e poi a Nuseirat. L’occupazione ha distrutto la nostra casa, e ora viviamo in un centro di accoglienza gestito dall’UNRWA ad Al Nuseirat”.
Oltre ad essere uno studente, al-Taweel lavorava come barbiere in diversi negozi. Qualche settimana fa ha deciso di tagliare i capelli per gli sfollati della scuola.
“Voglio aiutare la mia famiglia, e fornire loro dei soldi. La situazione finanziaria è molto difficile. Nei centri ci mancano cibo, bevande, tutto”, spiega.
“Le famiglie di questi bambini non possono permettersi tagli di capelli. Vivo in mezzo a loro, vedo e vivo ogni giorno la loro sofferenza”.
Primo taglio di capelli dopo mesi
Yazan Khaled è un bambino palestinese che vive in un rifugio a Nuseirat dall’inizio del genocidio.
“Non abbiamo acqua, non abbiamo niente”, dice al Palestine Chronicle “Ma oggi sono riuscito a tagliarmi i capelli. Non accadeva dall’inizio della guerra”.
Yazan al-Helo è un altro bambino, con bisogni speciali, non può camminare. Vive in centri di accoglienza da diversi mesi, quasi immediatamente dopo l’inizio del massacro israeliano contro Gaza.
“Non è facile vivere qui, non abbiamo nulla. Ma è stato bello tagliarmi i capelli oggi”.
‘Grazie’
Hajja Sameera al-Hawajari è un’altra residente nel centro di accoglienza. È venuta qui con la sua famiglia, dal nord di Gaza.
“Non abbiamo nemmeno i soldi per comprare il cibo, viviamo in condizioni estremamente difficili”, racconta al Palestine Chronicle.
“Ringraziamo i sostenitori di questa iniziativa. Abbiamo a cuore la pulizia e l’igiene dei nostri figli, ma non abbiamo soldi per tagliargli i capelli”.
Nota: i fondi utilizzati per organizzare questa iniziativa sono stati raccolti da donazioni personali degli editori del Palestine Chronicle.
Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.
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