Abbiamo parlato con tre diversi palestinesi a Gaza, le loro famiglie stanno vivendo una grave carenza di cibo e beni di prima necessità.
Oltre mezzo milione di persone a Gaza sono “a un passo dalla carestia”, secondo le Nazioni Unite, ma Israele continua a negare l’accesso ai convogli umanitari, soprattutto nel nord di Gaza.
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) riferisce che Israele abbia consentito l’ingresso a Gaza solo alla metà dei camion di aiuti nel mese di febbraio, rispetto a gennaio.
Inoltre, il 29 febbraio, le forze israeliane hanno bombardato, e aperto il fuoco, contro una grande folla di palestinesi in attesa di aiuti a Gaza City, uccidendo e ferendo quasi 1.000 persone.
The Palestine Chronicle ha parlato con tre palestinesi di Gaza, le cui famiglie stanno attraversando una grave carenza di cibo e beni di prima necessità.
“Cibo per mia figlia ferita”
Abu Anas al-Shansheer non ha potuto lasciare Gaza City a causa dell’intensità dei bombardamenti israeliani.
“L’occupazione ha ucciso i miei due figli maschi e una figlia, durante un bombardamento. L’altra mia figlia è rimasta ferita, e le è stato amputato il piede”, ha detto.
“Ho avuto cinque figli, ma ormai solo due figlie sono ancora vive. Una di loro è ferita e ha bisogno di cibo per guarire. Ma a Gaza City non c’è cibo: niente pane, niente farina, niente carne, niente. Sopravviviamo mangiando piante selvatiche, e alcune erbe cresciute a causa della pioggia”.
“Sogniamo il pane” – Un appello urgente da Gaza Secondo OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari ,Gaza sta vivendo la peggiore crisi alimentare nel mondo.@UNOCHA_DRC @ocharomena @CIJ_ICJ #GazaCeasefireNow #GazaFamine #Genocidio pic.twitter.com/96mrgmOnEl
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“A Gaza City sono finiti anche i mangimi per gli animali. Ogni giorno speriamo di vedere camion di aiuti entrare in Al Rashid Street, ma l’occupazione israeliana non consente ai convogli umanitari di accedere alla zona”.
Il padre, anche se disperato, non si arrende. “Continuo ad aspettare, ogni giorno. Lo so che è pericoloso, ma devo dare del pane alla mia bambina ferita. Ogni sera, invece, torno a casa a mani vuote”.
“Niente cibo”
“Non ricordiamo più il sapore della carne, vogliamo solo mangiare il pane”, ha detto a The Palestine Chronicle Suad Hajjaj, una donna palestinese del sud di Gaza.
“Vivo con la mia famiglia nella zona di Al-Mawasi, a ovest di Khan Yunis. I veicoli dell’occupazione ci circondano da est, rendendo impossibile ogni spostamento”, ha detto.
“I miei figli sognavano di mangiare carne, ma non ne abbiamo avuta dall’inizio della guerra. Oggi sogniamo solo di mangiare il pane”.
Il Palestine Chronicle parla con i superstiti del “massacro della farina” a Gaza – REPORT ESCLUSIVO – leggi qui https://t.co/DaK2pgVnfe#GENOCIDIO #criminidiguerra @CIJ_ICJ –#GazaFamine #Gaza #Cease_fire_In_Gaza_Now pic.twitter.com/kanO2qONpN
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Hajjaj spiega che l’unica farina disponibile è quella fornita dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, UNRWA, ma che la quantità è davvero limitata.
“Abbiamo ricevuto solo due sacchi di farina dall’UNRWA negli ultimi cinque mesi. Siamo rimasti senza cibo dopo 20 giorni, e siamo ancora senza”.
“Insieme in tutto questo”
I figli di Hajjaj non sono gli unici a Gaza a cullare il sogno di mangiare un pò di pane. Samia Jaha, 9 anni, ci ha parlato della terribile situazione a Gaza City.
“Sono rimasta con la mia famiglia a Gaza City. Da tre mesi non mangiamo pane. Mi manca così tanto. Mio padre non ha soldi e non c’è cibo in casa. Sogno ogni giorno di mangiare il pane”.
“Mi mancano i giorni prima della guerra, quando stavo seduta accanto a mia madre mentre cuoceva il pane nel forno”, ricorda Samia.
“Ora mangiamo solo un pasto molto piccolo ogni giorno. Non c’è cibo disponibile. Viviamo in un rifugio e siamo tutti nella stessa situazione”.
Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.
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