Peggio di Abu Ghraib – Ecco come Israele tortura gli ostaggi palestinesi

Il Dottor Muhammad Abu Salmiya dopo essere stato rilasciato dalle carceri israeliane. (Foto: via social media)

By Robert Inlakesh

Mentre Ronen Bar, capo dei Servizi di Sicurezza Interna israeliani ‘Shin Bet’, riferisce di una “crisi carceraria”, le prigioni e i centri di detenzione israeliani trattengono complessivamente 21.000 ostaggi palestinesi. 

I prigionieri sono stati sottoposti a una serie di metodi di tortura, e uno dei centri di detenzione è stato etichettato come peggiore di Abu Ghraib. 

Con una mossa che ha suscitato polemiche nell’establishment politico israeliano, il direttore dell’ospedale Al-Shifa, il Dottor Muhammad Abu Salmiya, è stato rilasciato dopo essere stato trattenuto, senza accuse, per mesi. 

Subito dopo il suo rilascio, il Dottor Salmiya ha riferito ai media la realtà orribile che affrontano i detenuti, sottolineando che “i prigionieri nelle carceri israeliane subiscono diversi tipi di tortura”.

“L’esercito li tratta come se fossero oggetti inanimati, e i medici israeliani ci hanno aggredito fisicamente”. Ha inoltre affermato che nessuna organizzazione internazionale è autorizzata a visitare i detenuti, e che non è consentito l’accesso agli avvocati. I prigionieri palestinesi sono sottoposti a “gravi torture e aggressioni quasi quotidiane all’interno delle carceri, e vengono negate loro le cure mediche”.

Uno dei luoghi in cui è stato detenuto il Dottor Salmiya è il famigerato centro di Sde Teiman, un complesso carcerario militare creato per i palestinesi sequestrati a Gaza, senza alcuna accusa. 

Secondo l’avvocato palestinese Khaled Mahajneh, che recentemente ha fornito un resoconto diretto delle condizioni affrontate nel campo di detenzione, dopo aver ottenuto un permesso di visita, “il trattamento è più orribile di qualsiasi cosa abbiamo sentito su Abu Ghraib e Guantanamo”. 

Mahajneh ha riferito che circa 4.000 detenuti di Gaza, chiamano Sde Teiman un “campo di sterminio” e che almeno 35 detenuti sono morti in “circostanze sconosciute”. I prigionieri sono bendati e incatenati costantemente, costretti a dormire rannicchiati sul pavimento. 

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Una doccia settimanale, della durata di un minuto, è l’unico momento in cui le catene vengono allentate, ma i detenuti hanno iniziato a rifiutarla dato che superare il minuto comporta una punizione, e non viene fornito loro un orologio, o un timer: “Andare oltre il minuto assegnato espone i prigionieri a gravi conseguenze, punizioni, comprese ore fuori al caldo o sotto la pioggia”. Sono stati segnalati anche resoconti di gravi torture, compreso lo stupro.

I rapporti pubblicati dalla CNN, dal New York Times e dall’UNRWA hanno tutti attestato gravi forme di violenza sessuale e stupro avvenute a Sde Teiman. 

Questo include lo stupro di uomini con bacchette di metallo roventi, oltre all’utilizzo di cani per violentare i detenuti: un uomo sarebbe stato violentato con una bacchetta di metallo, e poi lasciato morire lentamente per le gravi ferite divenute infette. 

Anche le donne hanno subito violenze sessuali: una ragazza di 34 anni ha testimoniato alle Nazioni Unite: “Un soldato ci ha tolto l’hijab, poi ci hanno pizzicato e toccato i corpi, compreso il seno”. 

Oltre a questo, si utilizza la privazione del sonno, la fame e l’uso di suoni fastidiosi per torturare i detenuti. Il quotidiano Haaretz ha rivelato che ai detenuti palestinesi vengono regolarmente amputati gli arti quando la circolazione sanguigna si interrompe a causa dei lacci e catene legate troppo strette.

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Mentre la maggior parte dell’attenzione dei media è sul campo di detenzione di Sde Teiman, ci sono almeno 21.000 palestinesi tenuti in ostaggio dal regime israeliano, in strutture costruite per gestire un numero di 14.500 prigionieri. 

Alla fine di novembre, il giornalista palestinese Baraah Abo Ramouz, liberato durante uno scambio di prigionieri, ha commentato le condizioni a cui erano sottoposte le prigioniere, affermando: 

“La situazione nelle carceri è devastante. I prigionieri subiscono abusi. Vengono costantemente picchiati. Vengono aggrediti sessualmente. Vengono violentate. Non sto esagerando. I prigionieri vengono violentati”.

A causa di nuove misure imposte, da quando al Ministro della Sicurezza israeliano, Itamar Ben Gvir, è stato fornito potere sulle condizioni dei prigionieri, quasi tutti i diritti fondamentali che il diritto internazionale impone per i detenuti sono stati negati. 

Nella maggior parte dei casi include il diritto al cibo, alla pulizia, all’acqua, alle visite dei familiari, alla biancheria per il letto, eccetera. I prigionieri palestinesi, la maggior parte dei quali sono trattenuti senza accusa, vengono regolarmente picchiati, soffrono di negligenza medica, vengono interrogati ripetutamente senza la presenza di un avvocato, muoiono di fame, gli viene sputato addosso, sono insultati verbalmente e tenuti in isolamento.

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Si utilizzano metodi di tortura quali posizioni stressanti, come l’uso di una sedia alla quale i prigionieri sono legati e costretti a defecare, e sono da tempo una routine, ma oggi più che mai vengono utilizzati come arma. Già prima del 7 ottobre erano emerse notizie riguardo a prigionieri utilizzati per svolgere lavori forzati, equivalenti a una forma di schiavitù.

I detenuti palestinesi vengono interrogati sotto tortura, e sotto minacce alla vita delle loro famiglie. Casi del genere si sono verificati nei confronti di palestinesi fatti prigionieri dall’esercito israeliano, e che sono stati costretti a confessare di aver commesso atti mai compiuti il 7 ottobre, poi presentati in giro come prova delle atrocità di Hamas, nonostante questi individui non fossero membri di Hamas.

È sufficiente sottolineare che oltre 21.000 ostaggi palestinesi vengono torturati, lasciati morire di fame e che subiscono abusi sessuali, in evidente violazione del diritto internazionale. 

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Questo include anche coloro che erano stati precedentemente detenuti dall’esercito israeliano all’interno della Striscia: un rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato il 12 giugno, dettagliava il fatto che le forze israeliane avevano “sistematicamente preso di mira e sottoposto i palestinesi alla SGBV (violenza sessuale e di genere) online e di persona dal 7 ottobre, tra cui nudità pubblica forzata, torture e abusi sessuali, umiliazioni e molestie sessuali. 

Nel rapporto vengono citati vari casi di violenza sessuale e stupro, ma si concentra in particolare sui crimini commessi contro i palestinesi durante la detenzione da parte delle forze israeliane.

 

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

- Robert Inlakesh è un giornalista, scrittore e regista di documentari. Esperto di Medio Oriente, e specializzato in Palestina. Ha contribuito con questo articolo a The Palestine Chronicle.

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