By Medea Benjamin & Nicolas J.S. Davies
Gli Stati Uniti sembrano determinati a condividere l’isolamento di Israele rispetto alle voci che invocano la pace, provenienti da tutto il mondo.
Il 13 giugno, Hamas ha risposto alle continue critiche del Segretario di Stato americano Antony Blinken sulla proposta americana di una pausa nel massacro israeliano a Gaza. Il gruppo ha affermato di aver “affrontato positivamente l’ultima proposta, come tutte le proposte per raggiungere un accordo di cessate il fuoco”. Hamas ha aggiunto che, invece, “mentre Blinken continua a parlare dell’approvazione da parte di Israele dell’ultima proposta, non abbiamo sentito alcun funzionario israeliano esprimere tale approvazione”.
I dettagli completi della proposta americana devono ancora essere resi pubblici, ma la pausa negli attacchi israeliani per il rilascio degli ostaggi durante la prima fase porterebbe, secondo quanto riferito, a ulteriori negoziati per un cessate il fuoco più duraturo, e al ritiro israeliano da Gaza nella seconda fase. Ma non vi è alcuna garanzia che il secondo round di negoziati possa avere successo.
Come ha detto il 3 giugno l’ex Primo Ministro del Partito laburista israeliano Ehud Barak alla Radio Israeliana: “Come pensi che reagirà Sinwar (il comandante militare di Gaza) quando gli verrà detto: sii veloce, perché dobbiamo ancora ucciderti, appena avrai restituito tutti gli ostaggi?”
Nel frattempo, come ha sottolineato Hamas, Israele non ha accettato pubblicamente i termini dell’ultima proposta americana per un cessate il fuoco, quindi Hamas ha in mano soltanto la parola dei funzionari statunitensi, i quali dichiarano che il Primo Ministro Benjamin Netanyahu avrebbe accettato privatamente. In pubblico, Netanyahu insiste ancora sul fatto di essere impegnato nella completa distruzione di Hamas, e della sua autorità governativa a Gaza, e ha inoltre intensificato feroci attacchi nella zona centrale e meridionale di Gaza.
Fumo e specchi del Presidente Joe Biden, e del segretario Blinken, non possono nascondere che Hamas, come ogni palestinese, vuole una concreta fine del genocidio, mentre i governi israeliano e statunitense no.
Biden o Netanyahu potrebbero porre fine al massacro molto rapidamente se lo volessero: Netanyahu accettando un cessate il fuoco permanente, Biden mettendo fine, o sospendendo, le consegne di armi statunitensi a Israele.
Israele non potrebbe portare avanti questa guerra senza il sostegno militare e diplomatico degli Stati Uniti. Ma Biden rifiuta di usare la sua influenza, anche se ha ammesso in un’intervista che è “ragionevole” ritenere che Netanyahu stia prolungando la guerra per il proprio vantaggio politico.
Gli Stati Uniti continuano a inviare armi a Israele per continuare il massacro in violazione dell’ordine di cessate il fuoco della Corte Internazionale di Giustizia. I leader bipartisan degli Stati Uniti hanno invitato Netanyahu a parlare in una sessione congiunta del Congresso degli Stati Uniti il 24 luglio, proprio mentre la Corte Penale Internazionale esaminerà la richiesta del suo Procuratore Capo per un mandato di arresto contro Netanyahu per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e omicidio.
Gli Stati Uniti sembrano determinati a condividere l’isolamento di Israele rispetto alle voci che chiedono la pace, provenienti da tutto il mondo, inclusi la maggioranza dei paesi nell’Assemblea Generale e nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Gli Stati Uniti hanno una effettiva responsabilità per questo isolamento. Dopo decenni di sostegno incondizionato a Israele, dopo aver utilizzato dozzine di volte il veto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per proteggere Israele dalle sue responsabilità internazionali, gli Stati Uniti hanno consentito ai governi israeliani di perseguire politiche palesemente criminali, e di prendersi gioco del crescente sdegno contro Israele da persone e paesi nel mondo.
I massacri, i villaggi rasi al suolo dai bulldozer e la pulizia etnica di un numero compreso tra 750.000 e un milione di persone, durante la Nakba, sono stati meticolosamente documentati, nonostante una straordinaria campagna di propaganda per convincere due generazioni di israeliani, americani ed europei che tali crimini non fossero mai accaduti.
Gli Stati Uniti sono stati il primo paese a concedere il riconoscimento de facto a Israele, il 14 maggio 1948, e hanno giocato un ruolo primario nelle votazioni delle Nazioni Unite del 1949 per riconoscere il nuovo Stato di Israele all’interno dei confini occupati illegalmente. Il presidente Eisenhower ebbe la saggezza di opporsi a Gran Bretagna, Francia e Israele durante la guerra di conquista del Canale di Suez nel 1956, ma la conquista dei Territori palestinesi occupati da parte di Israele nel 1967 convinse i leader statunitensi che il paese avrebbe potuto essere un prezioso alleato militare in Medio Oriente.
Il sostegno incondizionato degli Stati Uniti all’occupazione illegale, e all’annessione di sempre più territori da parte di Israele negli ultimi 57 anni, ha corrotto la politica israeliana e incoraggiato governi sempre più estremisti e razzisti a continuare ad espandere le ambizioni territoriali genocide. Il partito e il governo Likud di Netanyahu abbracciano ora pienamente il piano della Grande Israele, che prevede di annettere tutta la Palestina occupata e parti di altri paesi, ogni volta che si presenteranno nuove opportunità di espansione.
L’espansione di Israele è stata facilitata dal monopolio degli Stati Uniti sulla mediazione tra Israele e Palestina, aggressivamente difesa contro le Nazioni Unite e altri paesi. L’inconciliabile contraddizione tra il ruolo degli Stati Uniti come più potente alleato militare di Israele, e principale mediatore tra Israele e Palestina, è evidente al mondo intero.
Ma come vediamo anche nel pieno del genocidio su Gaza, il resto del mondo e le Nazioni Unite non sono riusciti a spezzare il monopolio statunitense, e a stabilire una mediazione legittima e imparziale da parte delle Nazioni Unite o di paesi neutrali che rispettano la vita dei palestinesi, dei loro diritti umani e civili.
Il Qatar ha mediato un cessate il fuoco temporaneo tra Israele e Hamas nel novembre 2023, ma da allora è stato messo in ombra dalle iniziative degli Stati Uniti volte a prolungare il massacro attraverso proposte ingannevoli, atteggiamenti cinici e veti del Consiglio di Sicurezza. Gli Stati Uniti pongono costantemente il veto, tranne che alle proprie proposte su Israele e Palestina nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, anche quando le proposte sono deliberatamente prive di significato, inefficaci o controproducenti.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è unita a sostegno della Palestina, e ha votato quasi all’unanimità, anno dopo anno, per chiedere la fine dell’occupazione israeliana.
Centoquarantaquattro paesi hanno riconosciuto la Palestina come paese, e solo il veto degli Stati Uniti nega la piena adesione alle Nazioni Unite. Il genocidio israeliano ha persino costretto la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) e la Corte Penale Internazionale (ICC) a sospendere i loro radicati pregiudizi filo occidentali e a perseguire casi contro Israele.
Un modo in cui le nazioni del mondo potrebbero unirsi, per esercitare una maggiore pressione su Israele affinché ponga fine al suo attacco contro Gaza, sarebbe una risoluzione “Unirsi per la Pace” nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Si tratta di una misura che l’Assemblea Generale può adottare quando il Consiglio di Sicurezza è impedito ad agire per ripristinare la pace e la sicurezza, a causa del veto di un membro permanente.
Israele ha dimostrato di essere pronto a ignorare tutte le risoluzioni di cessate il fuoco dell’Assemblea Generale, e del Consiglio di Sicurezza, nonché un ordine della Corte Internazionale di Giustizia, ma una risoluzione “Uniting for Peace” potrebbe imporre sanzioni a Israele per le sue azioni, come un embargo sulle armi o una politica economica volta al boicottaggio. Se gli Stati Uniti insistessero ancora nel continuare la loro complicità nei crimini internazionali di Israele, l’Assemblea Generale potrebbe agire anche contro gli Stati Uniti.
Una risoluzione dell’Assemblea Generale cambierebbe i termini del dibattito internazionale, e sposterebbe l’attenzione dalle tattiche diversive di Biden e Blinken, all’urgenza di far rispettare un cessate il fuoco duraturo che il mondo intero chiede.
È tempo che le Nazioni Unite e i paesi neutrali mettano da parte gli Stati Uniti, partner di Israele nel genocidio, e che le legittime autorità internazionali e i mediatori si assumano la responsabilità di far rispettare il diritto internazionale, porre fine all’occupazione israeliana della Palestina, e portare la pace in Medio Oriente.
– Medea Benjamin e Nicolas J. S. Davies sono gli autori di War in Ukraine: Making Sense of a Senseless Conflect, pubblicato da OR Books nel novembre 2022.
– Medea Benjamin è la cofondatrice di CODEPINK for Peace e autrice di numerosi libri, tra cui Inside Iran: The Real History and Politics of the Islamic Republic of Iran.
– Nicolas J. S. Davies è un giornalista indipendente, ricercatore per CODEPINK e autore di Blood on Our Hands: The American Invasion and Destruction of Iraq.
Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.
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