La Brigata Ebraica e il 25 Aprile: Liberatori o colonizzatori?

Jewish Brigade memorial. (Photo: אבישי טייכר, via Wikimedia Commons)

By Maya Issa

È importante riflettere su come la memoria storica del 25 aprile vada oltre la semplice liberazione dal nazifascismo, ma implichi anche un’analisi critica dei conflitti che sono seguiti.

Ogni anno, il 25 aprile, data simbolica per la Liberazione italiana dal fascismo e dal nazismo, si ripropongono le polemiche intorno alla Brigata Ebraica, che appare come una realtà alquanto complessa. 

Mentre alcuni celebrano la sua partecipazione al conflitto contro il nazismo, è fondamentale ricordare che la sua eredità è anche legata alla colonizzazione della Palestina e alla Nakba, il tragico esodo forzato dei palestinesi. 

La Brigata, pur avendo combattuto contro il fascismo, si trovò, pochi anni dopo, a contribuire a un altro tipo di oppressione, che avrebbe avuto conseguenze devastanti per il popolo palestinese e per la regione.

La Brigata Ebraica non fu solo una testimonianza della presenza sionista all’epoca della Seconda Guerra Mondiale, ma anche una delle pietre miliari del processo che avrebbe portato alla nascita di Israele e alla tragedia della Nakba. 

In questo contesto, è importante riflettere su come la memoria storica del 25 aprile vada oltre la semplice liberazione dal nazifascismo, ma implichi anche un’analisi critica dei conflitti che sono seguiti e delle forze che li hanno alimentati, tra cui il movimento sionista e la sua strategia militare.

L’Esercito Britannico

La Brigata Ebraica fu una formazione militare che operò nell’ambito dell’esercito britannico durante la Seconda Guerra Mondiale. Costituita nel settembre del 1944 grazie all’accordo tra il leader sionista Chaim Weizmann e il primo ministro britannico Winston Churchill, la Brigata aveva il compito di rinforzare le forze alleate sul fronte italiano. 

Contava circa 5.000 soldati, di cui 4.000 provenienti dalla Palestina e il resto dal Commonwealth. Dopo aver ricevuto addestramento in Egitto, Taranto e Fiuggi, la Brigata fu integrata nell’VIII Armata britannica, ma la sua partecipazione al conflitto fu molto limitata, concentrandosi principalmente su azioni locali in Romagna e sull’Appennino tosco-emiliano, con un bilancio di 51 soldati morti in soli 54 giorni di combattimento.

Nonostante la sua modesta partecipazione militare, la Brigata Ebraica rivestì un ruolo significativo a livello politico e simbolico, rappresentando il crescente influsso del movimento sionista nella geopolitica post-bellica. 

Dopo la fine della guerra, infatti, la Brigata fu protagonista di tre attività principali:

Favorire l’immigrazione verso la Palestina, in particolare degli ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti.

Cacciare e giustiziare i nazisti in fuga, contribuendo al recupero di criminali di guerra.

Fornire supporto logistico e armi all’Haganah, la principale organizzazione militare sionista che, nel corso degli anni, sarebbe diventata la base per l’esercito israeliano.

Nel luglio del 1946, la Brigata Ebraica fu sciolta, ma l’eredità della sua breve esistenza ebbe ripercussioni durature. 

Il Movimento Sionista

Sebbene la sua importanza sul campo di battaglia fosse marginale, essa rappresentò un passo importante per il movimento sionista, che acquisì legittimità nella comunità internazionale, preparandosi a giocare un ruolo fondamentale nelle trattative che avrebbero portato alla creazione dello Stato di Israele nel 1948 sulle rovine della Palestina storica.

Molti ex soldati della Brigata Ebraica divennero figure centrali nell’esercito israeliano. 

Alcuni di essi, tra cui Moshe Dayan e Yigal Allon, erano già attivi nelle operazioni militari sioniste prima della fine della guerra e avrebbero avuto ruoli chiave durante la Nakba del 1948, l’espulsione forzata di oltre 750.000 palestinesi dalle loro terre. 

Le competenze acquisite durante il conflitto mondiale, insieme all’accesso a equipaggiamenti militari presi in Europa e in Palestina, permisero loro di mettere in atto una serie di operazioni militari che portarono alla nascita di Israele, ma anche a una serie di tragedie per la popolazione palestinese, tra cui massacri, deportazioni e distruzione di villaggi.

Non si trattò quindi di una brigata partigiana, ma di un corpo militare britannico, strettamente legato agli interessi strategici della Gran Bretagna nella regione. 

La sua funzione nella Seconda Guerra Mondiale fu ridotta, e non ebbe alcun ruolo nel liberare i campi di concentramento nazisti. 

Tuttavia, fu cruciale nel rafforzare la posizione del movimento sionista, facilitando l’immigrazione ebraica verso la Palestina e contribuendo alla militarizzazione del conflitto sionista contro la popolazione palestinese.

- Maya Issa è attivista e rappresentante dei giovani palestinesi di Roma. È studentessa di scienze politiche e relazioni internazionali presso l’università di Roma Tre. Ha contribuito questo articolo al Palestine Chronicle Italia.

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